[Mostly Weekly ~79]
Il ritorno alla (nuova) normalità
La newsletter omonima a margine del canale Telegram (opens new window)
(quella che esce quando è pronta)
A cura di Antonio Dini
Numero 79 ~ 6 settembre 2020
The absence of evidence is not evidence of absence
– old English saying
Mio nonno, buonanima, avrebbe detto che torniamo alla normalità, sì, ma con le chiappe ben strette. L'arzillo vecchietto, che aveva visto una guerra in fasce e aveva quasi combattuto nell'altra, usava immagini un po' forti ma che secondo me fotografano bene il momento storico di attesa in cui viviamo. Ci sono problemi, c'è voglia di ricominciare, ma ci sono anche timori, prudenze e soprattutto ci sono stati cambiamenti forse impercettibili che verranno fuori lentamente, nel tempo. Quindi, per adesso andiamo avanti, ma stiamo accorti (avrebbe detto invece la nonna, che era più elegante). Viviamo in tempi interessanti, anche se in questa fase della vita avrei preferito annoiarmi.
Comunque, buona lettura.
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Privacy
Immaginate di uscire di casa e andare a giro per la città, dicendo a tutti quelli che incontrate i siti sui quali avete navigato, il numero della vostra carta di credito, la vostra opinione su questo e su quello, cosa avete mangiato per colazione, magari in costume da bagno o in pose ammiccanti, commentando in pieno autobus i politici e le celebrità a voce altissima. O magari vi girate e vi scagliate con violenza contro cose dette da perfetti sconosciuti incrociati mentre camminate sul marciapiede, insultandoli in vario modo. Assurdo vero?
Apple ha realizzato uno spot che trovo geniale: Privacy. That's iPhone (opens new window). E fa proprio questo. Non tutto, ma quanto basta: mostra una serie di scene surreali in cui le persone condividono nel mondo fisico quello che solitamente condividono in quello digitale. Lo spot serve per far capire cosa sia la privacy e perché abbia senso, anche se non sembra che importi più a molti, e reclamizza una nuova funzione dei telefoni di Apple che mira a impedire che la privacy digitale diventi ancora più assurda di quanto non sia già oggi.
La nuova versione del sistema operativo iOS 14 e iPadOS 14 infatti fa questo: blocca molte di queste "possibilità" per inserzionisti e social di fare tracking e di ricondividere informazioni personali senza permesso esplicito. È l'IDFA (che Apple farà partire a inizio del 2021 (opens new window) per dare tempo agli sviluppatori di adeguare le proprie app e non rischiare di far comparire una tempesta di messaggi da film dell'orrore sul telefono delle persone) ed è a mio avviso il più importante cambiamento in atto nel mondo digitale.
Tanto che Apple viene attaccata e quasi crocifissa sostanzialmente per questo da Facebook & C. (opens new window) Certo, c'è anche Epic Games che invece vuole buttare giù con una spallata il suo store (opens new window) e farne in realtà uno solo tutto suo, parlando di monopoli oltretutto per una piattaforma che controlla meno di un quarto del del mercato (iOS) e che non è in alcun modo significativa per il gaming. mah!
Però l'idea stessa che Apple possa "fare un danno" a milioni di inserzionisti, colpendo in realtà l'interesse dei colossi dell'advertising digitale che campano come vampiri iper-tracciando i profili e i comportamenti delle persone, dovrebbe essere una cosa da premio Nobel per la pace anziché da rissa con i bulli del quartierino digitale.
Anche perché i "bulli", che sono anche i "cattivi", cioè quelli che campano con i dati delle persone presi in maniera illegittima e sovradimensionata, sono degli arroganti SOB (opens new window):
Il CEO di Branch, Alex Austin, la cui azienda è specializzata nella misurazione dell'efficacia degli annunci pubblicitari nelle app mobili, ha definito la modifica proposta da Apple all'IDFA "impraticabile per l'ecosistema delle app".
"La mossa di Apple si è spinta troppo in là, sconvolgendo in modo sproporzionato un ecosistema di app vivace e buttando via il bambino con l'acqua sporca", ha dichiarato a The Information.
La totalità di queste aziende ha zero diritti di avere accesso ai dati e fare il tracciamento delle persone. Il fatto che la nostra società abbia accettato questa idea è totalmente sbagliato. Il fatto che Apple scelga uno spot per mostrarlo, mettendo in scena un meccanismo per cui si sposta un giochino al quale nessuno dà attenzione (il tracciamento online) nel mondo reale (dove sarebbe assurdo e nessuno vorrebbe farlo), serve ad accendere il cervello di chi non fa attenzione. E far capire anche a chi non ha capito cosa succede.
L'industria del tracking, la base del capitalismo della sorveglianza (opens new window), fa bene ad arrabbiarsi perché iOS 14 e iPadOS 14 sono proprio questo: una pugnalata nel loro fianco. Apple avverte di quel che succede con un dialogo e menu che richiede approvazione per il tracciamento (opens new window) che non è aggressivo od offensivo, ma semplicemente mette a nudo il giochetto. La pubblicità digitale non è lo spot televisivo che interrompe il film e pazienza, c'è il tempo per fare una corsa in bagno: è una schedatura e un tracciamento senza precedenti nella storia.
C'è una industria che cuba molti miliardi di dollari e che si basa integralmente sulla sua capacità di aggirare qualsiasi legge e norma morale sulla privacy delle persone e tracciare tutte le informazioni delle persone. Chi l'ha costruita, da Mark Zuckerberg e da Eric Schmidt (per conto di Google) in giù, è un sociopatico ma questo non gli dà il diritto di continuare a fare tutto quel che vuole. Si può ragionarne a lungo, ma gli individui che guidano il settore della pubblicità digitale e dei social sostanzialmente sostengono che la privacy di tutte le persone sia a loro disposizione e che possano usarla a loro piacimento semplicemente perché nessuno gli ha mai detto niente. Questo meccanismo non va bene e dovrebbe essere fermato il prima possibile.
Qualsiasi tipo di azione Apple voglia portare avanti per contrastare lo strapotere di questo settore non sarà mai troppo. Dovremmo farlo anche noi.
Tilde Town
Tilde.town (opens new window) è una intentional digital community per fare arte, socializzare e imparare. A differenza di altri spazi online che utilizzano un sito web (o un sito web travestito da app), gli utenti di tilde.town interagiscono attraverso un computer utilizzando una connessione diretta ssh. È una community totalmente testuale, non commerciale, basata sulle donazioni dei partecipanti (niente tracking) e ha l'obiettivo di portare avanti un'informatica sostenibile ed empatica con tutti, rifiutando la falsa idea del progresso tecnologico fine a se stesso. Non è facile utilizzarla (è appoggiata su una macchina virtuale Linux messa su Digital Ocean (opens new window)) ed ha circa duemila partecipanti registrati, ma quelli attivi sono circa 500-1000. È la dimensione di una comunità, non è un social-formicaio grande quanto il mondo. Non credo che tilde.town sarebbe il mio posto ideale, ma penso che sia questa la dimensione sociale che ha senso, se la comunità è veramente una comunità. Se invece si tratta di un sito di servizio (Anobii (opens new window) per i libri, Wikipedia (opens new window) per la conoscenza, e via dicendo) allora il fatto che sia un sito grande non è un problema. Ma se ci devi "abitare" virtualmente, no: deve avere una dimensione umana e dei valori adeguati. Quando hanno costruito Facebook i valori invece erano la volontà di potenza, l'avidità (cioè il desiderio di fare una montagna di soldi) e la mancanza di scrupoli nel mungere gli utenti in tutti i modi possibili e immaginabili. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Tildeverse
Tilde.town (opens new window) fa parte di una cosa più grande che si chiama Tildeverse (opens new window). La tilde è il simbolo "~" che sulle macchine Unix viene usato per definire la home di un utente e che nei vecchi server per le home page era messo all'inizio di un nome utente. Paul Ford nel 2014 si è inventato il tutto, e ancora si va avanti, con Tilde.club (opens new window). La storia è magnificamente raccontata (opens new window) dallo stesso Paul Ford, e non potrebbe essere altrimenti perché comincia citando Stevie Nicks (opens new window). Ne riparleremo.
Cattive devitalizzazioni
Si fa presto a parlare male di Facebook e di Google. O di Microsoft. Ma Amazon? Beh, ad esempio Powell's Books (opens new window) (la più grande catena al mondo (opens new window) di vendita di libri nuovi e usati, con sede a Portland, in Oregon) ha deciso (opens new window) di non vendere più niente su Amazon. Ma proprio niente: "La vitalità del nostro vicinato – dice il ceo Emily Powell – e dei nostri vicini dipende dalla capacità delle attività locali di andare avanti. Non partecipiamo al processo che distrugge questa vitalità". Amen sorella.
Una questione di proporzioni
Una donna che considero geniale, l'ammiraglio Grace Hopper (la donna che ha scritto il primo compilatore), spiega il nanosecondo (opens new window) (e già che c'è anche il microsecondo) in una maniera fantastica, perché non bisogna mai smettere di farsi e di fare domande, se vogliamo trovare nuove risposte e non dare niente per scontato. Invece, una rivista texana compara, per qualche motivo che non riesco a capire, un mega-svincolo (in realtà un sistema di interscambio tra autostrade) di Bayou City a Houston con il centro storico di Siena, dove vivono 30mila persone. Il paragone, ripeto, è surreale (origina da questo tweet (opens new window)) ma poi si sviluppa in maniera interessante, con una lunga disamina del sistema delle freeway americane, nate negli anni cinquanta per scopi militari (spostare uomini e risorse da una costa all'altra degli Stati Uniti in modo veloce) e difensivi, cioè consentire alla popolazione di fuggire rapidamente dalle città in caso di allarme atomico, nell'idea che tra l'avvistamento dei bombardieri atomici nemici e il loro arrivo ci fosse il tempo di mettersi in macchina e darsi alla macchina o al deserto. Anche l'infinita serie di sobborghi residenziali (gli "sprawl") era basata in parte sul ragionamento che una popolazione molto sparpagliata sarebbe sopravvissuta più facilmente all'olocausto nucleare.
Coffee Break
Come fare le donazioni (opens new window). Come avevo anticipato nelle scorse settimane, ho deciso di aprire un canale per le donazioni utilizzando lo strumento di cui mi fido di più, cioè Liberapay, una associazione non-profit francese che ha i requisiti secondo me giusti. Per un certo periodo, volendo, avete potuto contribuire al mantenimento di Mostly Weekly e, già che ci siamo, anche del mio canale Telegram, Mostly, I Write (opens new window): due al prezzo di uno! Dopo il 2021 ho aggiornato il flusso delle donazioni, spostandolo tutto solo su PayPal (opens new window).
In sintesi ecco i motivi per cui ho deciso di chiedere delle donazioni. Vi chiedo di contribuire, se lo ritenete opportuno, con una somma minima, anche simbolica. Il mio obiettivo non è quello di diventare ricco, almeno non così. Però sono convinto che, quando il lavoro di qualcuno produce una qualche utilità, sia giusto segnalarglielo. Un caffè alla settimana per me è un segnale più che sufficiente. Grazie.
Tsundoku
Da leggere o già letti? Sylvia Beach, una libraia e il suo sogno: Shakespeare and Company (opens new window)
Gli ultimi giorni di Jimi Hendrix: Enzo Gentile e Roberto Crema, The story of life (opens new window) serve a riscoprire la dimensione umana della musica rock
La rivoluzione comincia dal tuo armadio (opens new window), introduzione alla moda sostenibile, è un libro necessario per ripensare a come ci vestiamo
Il disagio della sera (opens new window) di Marieke Lucas Rijneveld ha vinto l’International Booker Prize ed è notevole
La perfezione secondo Lorenzo Marone: Tutto sarà perfetto (opens new window)
Fantasmi
Ci sono un sacco di cose che non sappiamo spiegare. E la maggior parte danno il via a una serie di interpretazioni e congetture che secondo me dicono molto su come la nostra mente si è evoluta nel corso dei millenni, ma che in realtà vengono interpretate più fantasiosamente come fenomeni "innaturali". Ovvero, fenomeni appartenenti a un altro piano della natura: spiriti, possessioni, visite dall'aldilà e via dicendo. Tutto basato sull'ispiegabile, sull'ìntangibile che però si manifesta. Una di queste situazioni è quella delle case infestate, in cui gli inquilini sentono presenze, testimoniano eventi inspiegabili, sono assaliti da sensazioni inedite e ingestibili. Beh, salta fuori che c'è una spiegazione: intossicazione da ossido di carbonio (opens new window).
Il gioco della vita
John Conway nel 1982 dimostrò la possibilità di creare oggetti che si autoreplicavano da soli nel videogioco "Game of Life". L'effetto fu pazzesco e arrivò anche sul Vic 20 e poi il Commodore 64. Ne parlava William Poundstone in un libro molto bello, The Recursive Universe (opens new window). L'autore del post indaga e sviluppa l'idea (opens new window) del metapixel e porta il ragionamento su un piano pratico intrigante.
Il font e il brutalismo
Nel 1600 facevano delle filze di caratteri di stampa che erano brutaliste (opens new window). Ecco a voi Signifier, la risposta a quel periodo storico è tutta in una domanda di metodo e forse esistenziale: “what is the raw quality of digital fonts?” La risposta è tutt'altro che banale. Signifier, oltre alla dotta citazione della semiotica, costringe a un lungo cammino interiore (opens new window) per comprendere il senso della parola codificata in lettere non scritte a mano ma evocate in modo meccanico ovvero oggi addirittura in modo digitale. "Form is the void and void is the form."
Ludologica
Se Shibuya fosse un videogioco
Avete presente Grand Theft Auto? Ecco, l'hanno rifatto a Tokyo facendo con gli attori in carne e ossa, facendo finta che fosse un vero videogioco. Anche senza parlare il giapponese, è da urlo (opens new window) (video). E ci sono anche i combattimenti (opens new window).
Mario Kart Live: Home Circuit è una figata Certe cose poi bisogna vederle in concreto, però per i 35 anni di Mario Bros stanno per lanciare una corsa ibrida in realtà aumentata (opens new window) con le macchine radiocomandate dalla Nintendo Switch che è una figata allo stato puro. Il gioco fa girare in un circuito "casalingo" nella stanzetta dei bambini (che deve essere bella grande) e aggiunge effetti, power-up, trappole e la fisica classica di Mario Kart. Arriva il 16 ottobre. Nell'articolo c'è il trailer. Se invece volete sfogarvi con Mario Kart ma non avete nessuna console Nintendo, ecco a voi Tux Kart (opens new window), che è un po' il clone open source e "free as in free beer" e compatibile con Windows, Mac e Linux.
Audiologica
Lo-Fi Player
Non so neanche come qualificarlo, tranne che che è un frutto (strano) del progetto Magenta di Google. Però è utile, almeno a me che ascolto musica di sottofondo quando lavoro e con il MacBook Pro 16 (che ha delle casse da urlo) uso di solito fonti sonore come YouTube. Beh, questo Lo-Fi Player (opens new window) (basato sulle strutture musicali elementari del Lo-Fi Hip Hop) è un sistema che permette di interagire con gli elementi di una stanza per costruire la propria musica. Il sistema è motorizzato dall'immancabile machine learning, in questo caso magenta.js, che pian piano impara. Il sistema è tutt'altro che banale e quello che produce è triste al punto giusto.
Vinyl Pressing
Pink Floyd, Broadcast In Rome, Italy May 6Th 1968 (opens new window)
Legend - The Best Of Bob Marley & The Wailers (opens new window)
Mike Patton, Mondo cane (opens new window)
David Bowie, The Rise And Fall Of Ziggy Stardust (opens new window)
Videologica
Briciole di YouTube
La fabbrica della Tesla da Shanghai (opens new window) sembra fatta dagli alieni L'idoru sintetica che Ikea Giappone ha materializzato (opens new window) con video non stop h24
Mindblowing
Remarkable 2 è uno strano tablet con e-Ink e caratteristiche uniche. Appena uscito, qui viene recensito con mestiere (opens new window)
Frequento un genere su YouTube che è quasi pornografia: gente che costruisce chitarre con materiali improbabili. Questo l'ha fatto con 25 Kg di sale (opens new window)(presumo salgemma).
Timeless Ma voi ci avete giocato a Legend of Zelda: Breath of the Wild (opens new window) per la Switch di Nintendo (opens new window)? Qui c'è il the making of (opens new window): sono passati tre anni ma è ancora un portento.
Algoritmica
Me parla 'taliano
C'è uno che ha fatto una gemma di Ruby tutta in italiano (opens new window). Permette cioè di scrivere Ruby ma usando la nostra lingua madre. Inizi con "gem 'italian-ruby' e non finisci più...
Software
Hanno aggiornato htop (opens new window), anche perché è cambiato il mantainer del progetto. Ricordate di fare "sudo htop" sennò non vi vede un sacco di roba. Apple spiega che (opens new window) con Safari 14 le Web Extension aggiungono delle funzionalità che usano le stesse WebExtension API di Chrome Firefox ed Edge. Insomma, con un lavoro minimo (dentro Xcode 12) sarà possibile portare altre Web Extension su Safari (c'è un posto dedicato nel Mac App Store). Invece, se usate il notebook Jupyter, sappiate che si può editare un foglio di calcolo e creare del codice Python pronto per la produzione: si chiama Mito (opens new window), e pare sia figo, se fate cose da data scientist. A proposito di fogli di calcolo, una listona sfuggita da Redmond (opens new window) contiene una bella lista di dipendenti Microsoft e quanto guadagnano. È il secondo anno che succede (abbiamo anche capito che Bersani è andato a vivere a Seattle). Ancora, volete fare una console per il retrogaming 2D fatta in casa? Ecco qui il progettino con le componenti (opens new window) (quasi meglio che giocare). La promessa di Vimac: usare le scorciatoie di tastiera e i modi di Vim (opens new window) nell'interfaccia del Mac. Funziona. Invece per adesso VTM, nonostante l'idea sia una figata (opens new window), non funziona: l'idea è un ambiente di scrivania (come quella di Windows o del Mac) basato sul testo e tutto nella shell. Hanno caricato troppo però. Si chiamava "Monotty Desktop (desktopio)"
P.S.
L'America è anche fatta così (opens new window).
La coda lunga
I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.
“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”
– G.K. Chesterton
END
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