[Mostly Weekly ~282]
E se il software tornasse a misura d'uomo?
A cura di Antonio Dini
Numero 282 ~ 28 luglio 2024
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Grazie per aver aperto questa mail! Ci risiamo, io sono Antonio Dini e questa è Mostly Weekly, la mia newsletter settimanale che esce quando è pronta, realizzata a mano, piena di refusi ma priva di algoritmi (almeno quello).
Non so cosa farete quest'estate. Io resto chiuso nella mia stanzetta con Xavier De Maistre: lui ci gira attorno e io scrivo i prossimi numeri di Mostly. Se avete deciso che questa estate farete una donazione alla vostra neswletter preferita, Mostly è qui che vi fa gli occhioni dolci e vi indica rispettosamente PayPal (opens new window) in modalità Amici (è una donazione, dopotutto, non una compravendita). Se poi volete solo dirmi "ciao", potete rispondere a questa mail che, filtri di spam permettendeo, mi arriva rapida.
Ah, una curiosità: provate a cercare (opens new window) il font Roboto su Google.
Intanto, buona lettura.
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Fight like you're the third monkey in line for the Ark, and brotha, it's starting to rain
— Anonimo
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Editoriale
Local First
Immaginatevelo: un software a misura d'uomo. Semplice, efficiente, veloce, che funziona bene sul vostro dispositivo e vi permette di collaborare, se volete, anche con altri, ma senza vincolarvi a dei servizi cloud che trattengono i vostri dati. Un software che funziona prima di tutto anche quando siete offline ma poi è utile anche online. Con infrastrutture cloud native molto, molto, molto più semplici e gestibili. Immaginatevelo.
Io me lo immagino mentre scrivo queste righe su un treno regionale, farcito di turisti, che sta tagliando la Lombardia. La rete cellulare dei nostri presuntuosi fornitori di servizi di telefonia mobile è praticamente inesistente (ma loro si lamentano lo stesso che paghiamo anche troppo poco per il servizio che ci danno). Questo quindi è uno stress-test ideale per vedere se si riesce a fare qualcosa con il computer in queste condizioni. TLDR: quasi niente, se non ci si attrezza prima.
La spiegazione lunga: stiamo entrando in una discontinuità rispetto alla tecnologia a cui siamo abituati. In parte è dovuto alla nascita di servizi di AI online (che ora vanno a fare concorrenza ai servizi di Search (opens new window), mettendo potenzialmente in crisi il web aperto, ma vedi nella prossima sezione) e in parte alla prevalenza consolidata dei servizi cloud, spesso webbizzati, che stanno azzerando la rilevanza dei "terminali". I dati non risiedono più primariamente sul nostro dispositivo (telefono, tablet, computer), e a malapena c'è una cache locale sensata (chi prova a usare un iPad per lavoro ha presente quel che intendo dire) con la conseguenza che i problemi diventano notevoli. Oltretutto, viviamo in un Paese che ha una infrastruttura di telefonia mobile fatta malissimo, essere senza connessione non è impossibile.
Entra in scena il movimento "Local First" (che ha anche un podcast (opens new window), una sua conferenza (opens new window) e un sito di riferimento (opens new window)). "Local First" si riferisce ai software che preferiscono mantenere i dati in locale. Ma di tanto in tanto si collegano a Internet per sincronizzarsi con altri utenti, recuperare dati, eseguire il backup e così via.
Se non va su Internet, è solo un software locale. Se non funziona offline con i dati che già possiede, allora è un normale software cloud. Tipo: "Non posso fare niente perché la tua rete internet è scomparsa per un secondo". Però, da qualche parte nel mezzo, c'è l'approccio "Local first". Un approccio che è un bene non per le aziende che producono il software ma per l'utente finale, cioè noi.
Il "Local First" si basa su una serie di idee interessanti (opens new window): mantenere la proprietà e il controllo dei dati che produciamo, collaborare con altre persone, utilizzare la rete in modo opzionale e non obbligatorio, pianificare per un futuro in cui i servizi cambiano (o chiudono), con sicurezza e privacy di default.
Ma c'è anche un altro concetto fondamentale: è software fatto meglio, più semplice, che non richiede la complessità mostruosa di molte soluzioni cloud. Cioè: è una bicicletta, non una portaerei atomica. Serve per fare cose relativamente semplici e utili, come andare a fare la spesa, non per dominare un oceano intero.
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Importante
Search fai da te? Ahi ahi ahi
OpenAI ha gettato il guanto di sfida a Google creando SearchGPT (opens new window), che secondo gli osservatori (opens new window) potrebbe in breve tempo dare una mazzata ai servizi di Search (opens new window) che pesano per i due terzi del fatturato dell'azienda di Mountain View.
Fly me to the Orbit
Avete mai pensato di andare a vedere un lancio di un razzo? Tipo quelli della Nasa, dell'Esa, di Elon Musk e degli altri? Be', se avete questo pallino, c'è chi ha pensato a voi realizzando una guida completa (opens new window) su come, dove e con quali procedure e precauzioni farlo.
Recensioni buone e no
Curo un piccolo filone di recensioni cinematografiche oramai da qualche anno. Uno dei temi più interessanti in questo ambito per me è il modo con il quale scrivere le stroncature. Sembra banale, ma non basta dire che un film è un brutto per scrivere una recensione. Ci vuole rispetto ma bisogna avere anche consapevolezza che si scrive per il lettore, non per il regista (o il produttore). Serve quindi energia, originalità e carisma, oltre che un gusto e spiegazioni razionali e argomentate dei motivi. Questa stroncatura di Napoleon (2023) (opens new window) (archivio (opens new window) di Ridley Scott fatta da Kyle Smith per il Wall Street Journal dimostra che le stroncature sono un'arte a sé. Ce n'è per tutti. (E sì, il film fa onco. Anche perché è dannatamente british, cosa che per un film su Napoleone Bonaparte non ha proprio senso). (Ah, e Napoleone non era basso, cavolo! Quella è una leggenda nata proprio dalla propaganda inglese).
Cose grosse un po' per tutti
Ci sono molte posizioni che uno può prendere nella vita, alcune anche divertenti e con quella spregiudicatezza che nei salotti estivi va sempre forte. Ad esempio: parlare della gioia di leggere libri che non si capiscono del tutto (opens new window). Perché alla fine siamo tutti giovani idealisti un po' naïf, sotto sotto.
Alle sorgenti del fiume
Si è spento (opens new window) a 90 anni John Mayall, il musicista britannico che è stato il padre del brit-blues (in realtà a Londra prima di lui c'erano Alexis Korner e Cyril Davies, ma tant'è). È stato il mentore praticamente di tutti: ovviamente di Eric Clapton ma anche di Jack Bruce (poi nei Cream con Ginger Backer); di Mick Fleetwood, John McVie e Peter Green (che hanno fatto i Fleetwood Mac); di Mick Taylor, (che ha consigliato a Mick Jagger e per cinque anni è stato con i Rolling Stones); di Harvey Mandel e Larry Taylor (Canned Heat). È sempre rimasto un musicista "underground", senza riconoscimenti ufficiali, ma il suo ruolo nella musica rock-blues è semplicemente epico. Con il suo gruppo, i Bluesbreakers, ospita Peter Green in un concerto del 1967 (opens new window) registrato, peraltro, in maniera ottima.
Italiana
Genia
L'unica parola (pubblicabile) che mi viene in mente è genio. Genio/a della comunicazione: come altro definire uno che a luglio inoltrato scrive una proposta di legge (opens new window) che sancisce, pena una sanzione tra i mille e i cinquemila euro, che l'uso del femminile vada abolito per legge nei documenti ufficiali. Quindi, se fosse passata, si sarebbe dovuto scrivere solo «sindaco», «questore», «avvocato», «rettore», «ministro», «ingegnere» al maschile, e stop. Un genio/a, davvero. Poi non la faranno, però, come dicono gli americani, ora abitano nella nostra testa senza neanche pagare l'affitto.
Filosofeggiando
Chi non conosce i filosofi della scuola di Kyoto dovrebbe davvero conoscerli: un originale sguardo orientale (opens new window) sulla filosofa occidentale. E viceversa.
L'inventore del turismo in Sardegna
A portare i viaggi organizzati nell'isola, non fu un sardo, men che meno Berlusconi o i coniugi Blair. Fu un britannico di origine russa, Vladimir Raitz, mentre l'Aga Khan convocava le celebrità in Costa Smeralda, dove oggi si vanno a vedere i ricchi in vacanza. Una storiona del Post (opens new window).
I club segreti delle compagnie aree
Non sono pubblicati ufficialmente nelle pagine relative agli status élite dei singoli programmi fedeltà, non compaiono nelle brossure o nelle grafiche, ma esistono e permettono ai titolari di godere di servizi e trattamenti speciali (opens new window).
C’era una volta la fanzine italiana
Non ricordo se ne ho già scritto (implementare la ricerca su Mostly sarà un atto di grande responsabilità della cura, a questo punto) ma su Rivista Studio è uscito questo articolo (opens new window) relativo ambiziosa raccolta Out Of The Grid. Italian Zines 1978 - 2006 (opens new window), un volume di 400 pagine che riunisce i progetti indipendenti su carta di quegli anni. Hanno intervistato Dafne Boggeri, l'artista e curatrice del libro.
Multimedia
Film d'estate
Le trenta migliori commedie americane (opens new window) di sempre. Si parte con Buster Keaton e i fratelli Marx e si arriva fino a, be', la roba che va oggi. Comunque, evviva Mel Brooks! Evviva i fratelli Marx!
A proposito di fratelli Marx
Era veramente tanto tempo che non li vedevo: ho tutti i film (più o meno) in una scatola di latta contro i dvd. Ma non ho più un lettore di dvd. L'Unità, milioni di anni fa, pubblicò i loro copioni tradotti in piccoli libricini allegati al quotidiano. Erano per me preziosissimi. Oggi che invece abbiamo praticamente tutto online (opens new window), me li sono quasi dimenticati. Comunque, come funziona la loro satira in Duck Soap (1933) (opens new window).
Leggere d'estate
I cinquanta migliori romanzi di fantascienza (opens new window) che dovreste leggere: la maggior parte sono stati tradotti.
Chicks for free
Non avevo capito che "I want my Mtv", nella parte cantata da Sting in Money for nothing, fossero le stesse note di "You stand so close to me". Questo e altro (opens new window) nella storia della canzone che ha fatto la differenza per i Dire Straits (e per Mtv, e per i Cd, e per gli adolescenti che una volta furono).
Fantapolitica
La classe operaia non è un'identità. Ne parlano in modo molto radical-british-chic (opens new window) Ash Sarkar e China Miéville (che però è uno bravo davvero).
Tsundoku
La ricetta del successo
La coppia è destinata a far furore. Keanu Reeves è il super attore che ha questa fama di persona "giusta" nel mondo e ha "scritto" un graphic novel (opens new window) niente male. China Miéville, be', se non lo conoscete fate malissimo, è un grande. Praticamente l'unica cosa interessante dopo Neil Gaiman che il Regno Unito ci ha donato. I due hanno "scritto" un libro assieme: uno ci ha messo fatta, fama e qualche idea, l'altro tante parole. Il risultato è The Book of Elsewhere (opens new window) (c'è anche il video di introduzione). Chissà quando lo traducono in italiano. La trama è irrilevante.
Non siate timidi
Un libro di qualche anno fa che promette di essere divertente Fa parte di un filone minore di autori che di professione parlano in pubblico e sono americani: divertenti, brillanti, sintetici. E completamente inutili, ovviamente. Comunque, Confession of a public speaker (opens new window) di Scott Berkun secondo me può intrattenere e insegnare due o tre cose sul classico stile anni Novanta-Duemila di quelli che parlano in pubblico attorno al mondo design-tech-
Code 101
Alcune riflessioni di Brian Kernighan (opens new window) sul suo libro The Practice of Programming (opens new window), un classico uscito un po' (opens new window) di tempo fa.
Epistolari
Questa edizione Adelphi di Lettere a un giovane poeta (opens new window) è particolarmente buona perché non solo costa poco ma ci sono anche altre due parti ("Lettere a una giovane signora", "Su Dio") tutto con la traduzione e curatela di Leone Traverso, che è stato il primo traduttore autorizzato ai tempi. Ma in ogni caso è un gran piccolo libro, fatto di quelle lettere che Rainer Maria Rilke mandò al giovane scrittore Kappus fra il 1903 e il 1908. "Pubblicate postume nel 1929, si diffusero in breve tempo nei paesi di lingua tedesca come una specie di breviario – non tanto d’arte quanto di vita. Oggi, nella generale riscoperta di Rilke, ormai sfrondato di quegli omaggi sensibilistici che per molti avevano a lungo impedito l’accesso alla sua grande poesia, queste pagine tornano a essere una guida preziosa".
La vita dopo ED
A proposito di NeoVim
Un po' in botta per gli editor modali di testo, magari da riga di comando. Ne avevo già parlato nel numero 281 di Mostly Weekly, ma ne approfitto di nuovo: dunque, c'è questo che argomenta perché Neovim è molto meglio di Vim (opens new window), quest'altro che prova invece a spiegare la differenza tra i due (opens new window), uno che è talmente convinto che NeoVim sia meglio che ce lo spiega in 100 secondi (opens new window), e un altro ancora che lemme lemme, chianne chianne, spiega le differenze tra i due (opens new window). Ma c'è anche chi ha passato una vita a raffinare il suo file di configurazione e adesso giura su NeoVim (opens new window). La community di NeoVim è molto vivace in questo periodo: nello State of Neovim del 2023 (opens new window) il "dittatore benevolo" del progetto, Justin M. Keyes (opens new window) ricorda anche Bram Moolenar (opens new window), l'uomo dietro Vim (opens new window), scomparso improvvisamente nell'agosto del 2023 (opens new window). (Qui cos'è Vim spiegato in 6 Kb (opens new window)). Questo simpaticone si chiede perché pensare ancora (opens new window) a Vim nel 2024, quando c'è NeoVim. E quest'altro, con il più classico dei clickbait, spiega: "Ho provato tutte le distribuzioni Neovim, perché voi non dobbiate farlo (opens new window)". Ecco, così finalmente posso chiudere quella quindicina di tab che avevo lasciato aperto. (È una delle missioni di questa newsletter, dopotutto).
Coffee break
Mostly Weekly è una newsletter libera e gratuita per tutti. Se volete supportare il tempo che passo a raccogliere e scrivere le notizie, potete fare una piccola donazione su PayPal (opens new window) in modalità amici e parenti (che detto così sembra quasi un "in alto le mani, questa è una rapina", però vabbè ci siamo capiti).
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Al-Khwarizmi
La foresta Amazzonica svanisce
Google ha deciso di chiudere il suo sistema per accorciare gli url, interrompendo tutti i collegamenti esistenti. Ne scrivono sul blog Google Developers Sumit Chandel e Eldhose Mathokkil Babu (opens new window). Mi domando: quanto potrebbe costare mantenere questo servizio in funzione in perpetuo? Tim Berners-Lee nel 1998 ha scritto il suo saggio fondamentale “Cool URIs Don't Change (opens new window)”. È già abbastanza grave quando le aziende falliscono, portando con sé i loro server web. Ma Google non sta lottando finanziariamente. Anzi, sta prosperando. È pura cattiveria culturale.
Yazi
Si chiama Yazi (opens new window), e fa le anteprime di immagini e pdf nel terminale senza impazzire per configurarlo. Piccolo bonus: cos'è Yazi (opens new window), fenomenale, piccolo file manager per la riga di comando.
Prompts
L'idea che l'open source dell'AI siano i prompt (e che questi vadano "liberati" e resi disponibili per tutti) è intrigante. Qui c'è un video (opens new window) con un set di prompt per gli sviluppatori. Invece Mark Zuckerberg insiste con basi molto poco convincenti che ci sia una AI open source (opens new window), e che sia la sua. Non è così, i problemi sono molti: intanto le aziende non si riescono a mettere d'accordo (opens new window) su cosa voglia dire, spiega il MIT, mentre c'è chi pensa che dovremmo fermarci con le AI e darci prima delle regole (opens new window) mentre il mondo dell'open source vero (Linux Foundation) si è chiesto qualche mese fa quali siano i pro e i contro (opens new window). Una risposta semplice non esiste. L'articolo importante da leggere è comunque quello della LF (opens new window) (nota personale per me).
GitHub-insecurity
A quanto pare (opens new window) chiunque può accedere ai dati dei repository cancellati e privati su GitHub. La cosa non è buona.
Alternative a LaTex
Ce n'è bisogno? Forse sì. Eccone una: Typst (opens new window) è un nuovo sistema di composizione tipografica basato su markup, progettato per essere potente come LaTeX ma molto più facile da imparare e da usare.
Git
Un esempio di software open source "strano" che uso ogni giorno è Git (opens new window). È (un progetto (opens new window)) open source che può essere usato anche da non programmatori. È concettualmente difficile, esistono tantissime guide, ne ho scritta una anche io che fa da breve introduzione.
Synch
Stanchi di Dropbox che vi dice che state finendo lo spazio? O di iCloud che si pianta senza motivo apparente? O di Google Drive che si legge le vostre cose? C'è un servizio open source alternativo a Dropbox, Google Drive e iCloud: Syncthing (opens new window) (molto Linux come idea ma va anche sulle altre piattaforme).
The Unix Pipe Card Game
Compratevelo: merita veramente anche se non avete figli o se sono utenti Windows. TUPCG è un gioco di carte (opens new window) per insegnare ai bambini a combinare i comandi Unix attraverso le pipe
. Questo gioco presuppone che il genitore conosca i comandi Unix di base: cat
, grep
, tail
, head
, wc
, sort
, uniq
. Il genitore dovrebbe mostrare questi comandi anche al computer; se non si dispone di un sistema Unix (tipo un Mac o Linux o FreeBSD), si può usare jslinux (opens new window) nel browser. C'è anche l'estensione: Process Substitution (opens new window)
La coda lunga
La coda lunga
Letture per l'estate
Il topo robotico e i rischi per le nostre libertà
Paolo Benanti
Viviamo in una società e in un tempo caratterizzati dal digitale, un periodo complesso a causa dei profondi cambiamenti che queste tecnologie stanno producendo. Il cambio d'epoca che stiamo attraversando è prodotto dalla tecnologia digitale e dal suo impatto sul nostro modo di comprendere noi stessi e la realtà che ci circonda. In una prospettiva di etica di frontiera dobbiamo però chiederci cosa questo comporti per la nostra libertà. Per capire questa sfida dobbiamo tornare all'inizio di questa trasformazione.
In un documentario granuloso girato ai Bell Laboratories nel 1952, il matematico e ricercatore Claude Shannon si trova accanto a una macchina di sua costruzione. Realizzata nel 1950, è stata uno dei primi esempi al mondo di apprendimento automatico: un topo robotico che risolve labirinti noto come Theseus. Il Teseo dell'antica mitologia greca ha navigato nel labirinto di un Minotauro ed è fuggito seguendo un filo che aveva usato per segnare il proprio percorso. Ma il giocattolo elettromeccanico di Shannon è stato in grado di «ricordare» il percorso con l'aiuto di interruttori di relè telefonici. È questo forse il primo esempio di macchina intelligente.
Nel 1948, Shannon aveva introdotto il concetto di teoria dell'informazione fornendo la prova matematica che tutta la comunicazione può essere espressa digitalmente. Il matematico ha mostrato che i messaggi potevano essere trattati puramente come una questione di ingegneria. La teoria matematica e non semantica della comunicazione di Shannon astrae dal significato di un messaggio e dalla presenza di un mittente o di un destinatario umano; un messaggio, da questo punto di vista, è una serie di fenomeni trasmissibili ai quali si può applicare una certa metrica.
Queste sue intuizioni diedero vita a una visione della realtà nuova e di matrice trans-disciplinare: la cibernetica di Norbert Wiener. La teoria dell'informazione diviene un modo potente di concepire la natura stessa.
LA DOMANDA CHE OGGI DOBBIAMO PORCI È SE STIAMO APPLICANDO SISTEMI INFORMATIVI O DI CONTROLLO
Mentre l'universo sta guadagnando entropia in accordo con la seconda legge della termodinamica (cioè, la sua distribuzione di energia sta diventando meno differenziata e più uniforme) ci sono sistemi locali contro-entropici. Questi sistemi sono gli organismi viventi e le macchine elaboratrici di informazioni che costruiamo. Tali sistemi si differenziano e si organizzano: generano informazioni. Il privilegio di questo approccio è ciò che permette alla cibernetica di esercitare un sicuro controllo nell'ambito interdisciplinare che genera e di cui si occupa: «la cibernetica può esser già sicura della sua "cosa", vale a dire di calcolare tutto ciò che è nei termini di un processo controllato».
A partire dal decennio precedente la Seconda guerra mondiale, e accelerando durante la guerra e dopo, gli scienziati hanno progettato sistemi meccanici ed elettrici sempre più sofisticati che permettevano alle loro macchine di agire come se avessero uno scopo: grazie alla cibernetica questi sistemi raggiungono gli obiettivi attraverso processi iterativi o cicli di «feedback». Improvvisamente, i maggiori scienziati del dopoguerra stavano parlando seriamente di causalità circolare (A causa B, B causa C e, infine, C causa A).
È a questo livello che dobbiamo guardare con maggiore attenzione gli effetti che tutto questo può avere sul capire e capirsi dell'uomo e sulla libertà.
Con la maturità delle discussioni, gli obiettivi della comunità cibernetica si sono espansi. Nel 1968, Margaret Mead stava contemplando l'applicazione della cibernetica ai problemi sociali: «Con l'allargamento della scena mondiale, vi è la continua possibilità di utilizzare la cibernetica come forma di comunicazione in un mondo di crescente specializzazione scientifica; dovremmo considerare molto seriamente l'attuale situazione della società americana, all'interno della quale speriamo di poter sviluppare questi modi molto sofisticati di gestire sistemi che, in effetti, hanno un disperato bisogno di attenzione. Problemi delle aree metropolitane, le interrelazioni tra i diversi livelli di governo, la ridistribuzione del reddito, i collegamenti necessari tra parti di grandi complessi industriali».
L'approccio cibernetico, come sottolineerà Martin Heidegger in un bel testo tradotto e commentato da Adriano Fabris, rileggendo Wiener e l'opera dei cibernetici, "riduce" la stessa attività umana, nella pluralità delle sue configurazioni, a un qualcosa di funzionante e controllabile dalla macchina: «l'uomo stesso diviene "qualcosa di pianificato, cioè di controllabile" e, posto che una tale riduzione non sia possibile viene messo fra parentesi quale "fattore di disturbo" nel calcolo cibernetico».
Nel cuore dei ciberneti, cioè di quegli studiosi che sono i padri della società informatica, delle intelligenze artificiali e di tutti questi impressionanti sviluppi che il digitale sta realizzando nel nostro vivere, però, potrebbe esserci stata la promessa di uno scopo ancora più grande.
Gregory Bateson, primo marito di Margaret Mead, in una celebre intervista affermo che ciò che lo entusiasmava nelle discussioni sulla cibernetica era che: «Era una soluzione al problema dello scopo. Da Aristotele in poi, la causa finale è sempre stata il mistero. Questo venne fuori allora. Non ci rendevamo conto allora che l'intera logica avrebbe dovuto essere ricostruita per la ricorsività».
Allora la domanda che ci pone sulla frontiera diviene: stiamo applicando sistemi informativi o sistemi di controllo? Sarà l'uomo a controllare la macchina o la macchina a controllare l'uomo? Non esiste un'innovazione neutra: questa dà potere a qualcuno e ne toglie ad altri.
Le domande che ci sapremo fare oggi, all'alba, della realizzazione di una società infusa di intelligenza artificiale, saranno i guardrail che diranno i limiti alla pervasività di sistemi dalla profonda capacità di controllo.
“Un uomo deve amare molto una cosa se la pratica senza alcuna speranza di fama o di denaro, ma anche se la pratica senza alcuna speranza di farla bene. Un uomo del genere deve amare le fatiche del lavoro più di quanto qualsiasi altro uomo possa amare le ricompense che ne derivano”
– G.K. Chesterton
END
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