[Mostly Weekly ~ 273]

L'attitudine per l'AI e altre storie


A cura di Antonio Dini
Numero 273 ~ 26 maggio 2024

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Grazie per aver aperto questa pagina! Eccoci di nuovo qua con Mostly Weekly, la newsletter settimanale che esce quando è pronta, realizzata a mano, piena di refusi ma priva di algoritmi (almeno quello). Potremmo dire: quella simpatica.

Si trovano cose come la storia (parziale) della scatola per la pizza (opens new window) con tanto di disegni e brevetti, per dire.

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Intanto, buona lettura.


Splendide mattinate.
Giorni in cui mi manca tanto che non mi manca niente.
Mi basta questa vita e non voglio altro. Immobile,
spero che nessuno arrivi.
Ma se arriva qualcuno, spero sia lei.
Quella con le stelline di brillanti
sulla punta delle scarpe.
La ragazza che ho visto danzare il minuetto.
Quell’antica danza.
Il minuetto. Lo danzava
come doveva essere danzato.
E a modo suo.

– Raymond Carver



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Editoriale

Chi sta rubando il futuro?
Due articoli sull'intelligenza artificiale che apparentemente più divergenti di così non si potrebbe, ma che in realtà secondo me dicono la stessa cosa ma in modi diversi. Il primo è di Steven Levy, decano della stampa tech americana, grande firma di Wired e rabdomante di quel che succede nella Silicon Valley, che scrive (opens new window): "È arrivato il momento di credere nell'hype". Perché ci stiamo rendendo conto che le tecnologie e quindi i soldi ci sono veramente. Per esempio, su X il fondatore di Box, Aaron Levie, paragona (opens new window) l'AI applicata ai dati salvati nel suo sistema di file sharing, al Memex di Vannevar Bush: Quello era "un supplemento intimo e allargato alla memoria di una persona", mentre Box con l'AI diventa un modo per "conversare con i dati dell'azienda che altrimenti sarebbero dimenticati".

L'altro è un articolo (opens new window) dell'Atlantic scritto da Charlie Warzel che, parte dalla debacle di OpenAI sull'uso non autorizzato della voce di Scarlett Johansson. Il tema è che, con il suo modo di comportarsi, OpenAI sta mostrando molto chiaramente di che pasta è fatta e, di conseguenza, di che morte dovremo morire tutti noi.

I due articoli raccontano per me la stessa storia: con questa nuova tecnologia stiamo riscrivendo le regole della nostra società. Il tema però è: chi lo sta facendo? I parlamenti e i governi o i decisori di poche aziende? Con quali salvaguardie e quali capacità di tenuta? Se qualcuno ritiene che gli appartenga di diritto il futuro, questo è un problema.

"L'arroganza e il diritto (opens new window) sono insiti nello sviluppo di qualsiasi tecnologia trasformativa. Un piccolo gruppo di persone deve sentirsi abbastanza sicuro della propria visione da portarla nel mondo e chiedere al resto di noi di adattarsi. Ma l'AI generativa estende questa dinamica fino all'assurdo. È una tecnologia che richiede una mentalità di destino manifesto (opens new window), di dominio e di conquista. Non si sta commettendo un furto se si ritiene di avere la missione di costruire il futuro che si ritiene ci appartenga da sempre". E questo è, in sintesi il problema.

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Welcome home
Welcome home ~ Foto © Antonio Dini

Importante

Quadrati
Oramai sono anni che scatto prevalentemente immagini in bianco e nero con formato quadrate. Sia a pellicola che con l'iPhone. Se scattare direttamente in bianco e nero usando il display monocromatico ha senso (aiuta a "vedere" la foto, rispetto ai colori presenti nel mondo, che spesso confondono), la scelta del formato quadrato è più complessa e sfumata. Soprattutto, molti la criticano. Eppure, il formato quadrato ha i suoi meriti (opens new window) (e a me piace moltissimo anche per la praticità di poter scattare con qualsiasi gioco del polso).

Dithering
Non pago di fare foto in bianco e nero, mi sono appassionato anche all'idea del dithering: la riduzione della profondità di una foto per renderla più "leggera". Serve a occupare meno spazio e velocizzare l'apertura della pagina. Inoltre, introduce un effetto interessante. Mi sono comprato una utility per Mac, HyperDither (opens new window), che utilizza l'algoritmo di Bill Atkinson per fare dithering anziché quello classico di Floyd-Steinberg (ma ce ne sono anche altri). I risultati per me sono promettenti. Le foto di questo numero di Mostly Weekly sono prese in bianco e nero del mio iPhone, pubblicate senza altri filtri su Instagram, successivamente scaricate e ridotte a 640x640 pixel e infine passate attraverso HyperDither. Che ne dite?

Abbiamo risolto il mistero delle piramidi egiziani
Immaginatevi un fiume lungo 64 chilometri, largo 500 metri e profondo almeno 25 metri. Immaginatevi che sia il ramo perduto del Nilo, uno dei più grandi fiumi del pianeta (e uno di quelli lungo il quale si è sviluppata la civiltà dell'Antico Egitto). Questo ramo del Nilo (oggi scomparso), chiamato "ramo di Ahramat", che in arabo vuol dire "piramide", terminava dove oggi ci sono i resti del molo da cui venivano prese le gigantesche pietre che hanno permesso di costruire le piramidi. Secondo gli scienziati che hanno scoperto, grazie ad analisi satellitari, l'Ahramat (opens new window), questo spiega il "mistero" della costruzione delle piramidi. Intanto, spiega la loro posizione alquanto scomoda: sono infatti al bordo "bollente" del deserto del Sahara, anziché lungo le rive del Nilo. E poi la storia fa da conferma: secondo le analisi l'Ahramat si è interrato circa 4.200 anni fa a causa dei cambiamenti climatici. Proprio quando (2.340 avanti Cristo) finisce la Sesta Dinastia e contestualmente cessa la costruzione delle grandi piramidi. Probabilmente c'è anche altro da valutare, forse cose che non capiremo mai, perché ci sarà voluta più di una generazione perché tutto questo succedesse, ma le conseguenze non cambiano: abbiamo capito finalmente come facevano gli egiziani a portare le enormi pietre sino alla base delle piramidi che stavano costruendo.

Per votare a pancia piena
In vista delle elezioni europee, Libération accompagna le nostre papille gustative in un viaggio attraverso l'Unione europea, proponendo ogni giorno una ricetta tipica di un Paese membro. La dodicesima tappa è in Belgio, con un piatto dolce e salato pieno di sapore: le boulets liégeois (opens new window).

Good vibe
In Giappone, il lavoratore agricolo (eufemismo per contadino) ha un'età media di 65 anni. Qual è la chiave per far interessare i più giovani all'agricoltura? Ci provano con il Concept 451 (opens new window), un veicolo elettrico progettato da Final Aim e Yamaha Motor. Unisce caratteristiche di design funzionali e kawaii per attirare le giovani generazioni che potrebbero entrare nel settore.

Il lavoro di una vita
Il titolo noi lo traduciamo male: "La grande onda di Kanagawa" che in realtà sarebbe "La grande onda al largo di Kanagawa" (Kanagawa okinami ura). È la prima e più celebre opera della serie intitolata Trentasei vedute del Monte Fuji (una goduria) e una delle stampe Ukiyo-e più famose al mondo, oltre che una delle immagini tout-cour più famose al mondo. Tuttavia, "La grande onda" non è nata dal nulla. Come racconta Kottke (opens new window), infatti, la versione finale è stata realizzata da Katsushika Hokusai a 71 anni (età stimata), ma aveva fatto altre quattro tentativi precedenti con altre stampe, realizzati quando aveva 37 (opens new window), 43 (opens new window), e 45 (opens new window) anni. Più un altro tentativo a 74 anni: Kaijo no Fuji (opens new window) (a colori (opens new window)).


Italiana

Giochi di società
Liquid Death, cioè Morte Liquida, la startup miliardaria che vende acqua in lattina e piace alla Gen Z (opens new window) è una specie di avvisaglia dell'Apocalisse prossima ventura: "I segni. C'erano tutti. I segni".

Musei da visitare
Domus ha messo giù una lista di 50 museo da visitare (opens new window) non soltanto per il contenuto ma anche per la forma, cioè la loro architettura. Una architettura che ha fatto storia.

Orfani e vedove
Ne parlavo tempo addietro introducendo una giovane mente a uno dei concetti chiave dell'arte della tipografia e dell'impaginazione. Orfani e vedove (opens new window). Ma il punto non è tanto impaginare un bel libro o sapere come si chiamano le cose che succedono, quanto sviluppare un gusto per le regole, in modo tale da capirle oltre che auspicabilmente conoscerle, e poterle applicare, evitare o violare, a seconda della bisogna. Si comincia dalle piccole cose.


Il grande piano per l'AI

La storia si ripete con la rima
A metà degli anni Novanta, durante la grande guerra dei browser tra Netscape e Microsoft, la narrazione dominante sosteneva che il web fosse il futuro dello sviluppo delle applicazioni. La tecnologia non esisteva ancora, ma l'idea era che il browser web di Netscape rappresentasse una seria minaccia per il monopolio di Microsoft su Windows e che, a un certo punto del futuro, le applicazioni degli utenti sarebbero state scritte per essere eseguite all'interno del browser. Visionari, eh? Avevano capito che la gran parte degli utenti non ha bisogno di software potenti e complessi, ma di funzioni semplici e gestibili il più possibile senza problemi di manutenzione, aggiornamento, sicurezza. Applicazioni web "buone abbastanza". Microsoft l'ha capito e il suo rapidissimo cambiamento di rotta, passando da ignorare più o meno Internet a dominarla completamente nel giro di pochi anni, si spiega così.

L'idea è che Microsoft abbia ucciso Netscape perché lo vedevo come una minaccia per Windows e le sue applicazioni (Office e via dicendo) è corretta. Ma all'epoca il progetto non ha funzionato come previsto perché Microsoft ha commesso un errore di analisi che ha consentito al terzo incomodo (Google) di insinuarsi nel mercato e vincere la battaglia delle web app (Gmail è stata una delle prime, grandi web app). Google ha capito che la battaglia non era sul fronte del browser, che Microsoft voleva vincolato alla sua piattaforma e alle sue API, ma allo stack del cloud: i servizi applicativi indipendenti dalla piattaforma. Microsoft ha poi recuperato nel cloud (superando Google e rimanendo però dietro ad Amazon-AWS) e adesso spera che sia possibile arrivare a una vittoria "pulita" con l'AI, inclusa Google che l'ha sostanzialmente inventata, con l'aiuto di OpenAI. L'approccio è da piattaforma, l'ambizione molto grande, l'alleanza con OpenAI peculiare. Avrà sbagliato i suoi calcoli anche questa volta o starà davvero vincendo?


Multimedia

Pubblicità progresso
È difficile fare arte degna di essere esposta nei musei. Ma è forse ancora più difficile fare degli spot per l'arte esposta nei musei. O no? Qui il primo spot (opens new window) e qui uno della campagna (opens new window).

Una volta, la musica
Whitney Houston, Dionne Warwick - That's What Friends Are For (opens new window). È un Live a New York del 1990: uno dei posti dove sarebbe valsa la pena essere, quella sera.

Storie alla vecchia maniera
James Bond by John McLusky (opens new window), una goduria per gli amanti di 007 ma anche per gli amanti delle daily strips nelle funny pages dei giornali del Dopoguerra.


Tsundoku

Generazione invisibile
Ritorna il libreria il primo libro di Douglas Coupland, Generazione X (opens new window). E si apre il dibattito, ovviamente pretestuoso perché promozionale ma con un fondo di verità. La prima considerazione è che c'è una generazione che rivendica il suo ruolo e la sua posizione (opens new window). Il secondo è la Generazione X è quella degli invisibili per definizione (opens new window): difficile avere un ruolo attivo nella società. Intanto, per i più curiosi: questo era Douglas Coupland nel 1991 (opens new window), quando pubblicò il libro sulla Generazione X, e questa invece è una intervista del 2019 (opens new window).

Strumenti della creatività
Non è propriamente un libro quanto una presentazione (opens new window) fatta nel 1983 da Brian Eno alla New Music New York. Ecco qui The Studio as Compositional Tool (opens new window). L'idea che l'ambiente in cui e grazie al quale registrare la musica (opens new window) sia uno strumento di per sé è ovviamente molto interessante. Fa la pari con il libro di Nick Saever, Computing Taste (opens new window) sugli algoritmi (e le persone) che scelgono e organizzano la musica che ci piacerà ascoltare.

Stranger Books
The Non-Jewish Jew And Other Essays (opens new window) di Isaac Deutscher è complicato: un gusto acquisito, almeno per il lettore delle nostre parti. Qui un breve anticipo online (opens new window) per capire cosa voglio dire.

Per capire oltre che programmare
The Nature of Code (opens new window) di Daniel Shiffman è un libro ben fatto, auto-pubblicato oramai dieci e più anni fa. Ma è maturo e completo, interessante. Bello anche lo sfogliatore-minisito.



D3C

Mostly Sponsor: D3C ~ Piacere di fare la vostra consulenza (opens new window)


Coffee break

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Al-Khwarizmi

Abbonamento al cubo
Adesso che in Europa l'app store di Apple non è più monopolistico, ci si aspettava una vera e propria invasione di store alternativi. A quanto pare non sta succedendo. Tuttavia, tra poco dovrebbe arrivare (opens new window) (a meno che non lo sia già) la versione iOS e iPadOS (in breve: Mobile) di Setapp. Cosa fa? Permette, pagando un unico abbonamento flat, di avere accesso a una tonnellata di app (normalmente a pagamento) in versione completa. Su macOS funziona molto bene (opens new window). Fun fact: MacPaw (opens new window), l'azienda che lo produce, è ucraina e, nonostante la guerra, sta andando avanti sempre molto decisa e determinata.

La colla delle chat
Glue (opens new window) è un software che vuole superare a destra Slack e gli altri strumenti collaborativi centrati attorno a una conversazione (anziché quelli centrati attorno alla condivisione di documenti). La sua arma segreta? Usare l'AI, cosa che potrebbe dargli un vantaggio, ma non solo. C'è anche altro nei progetti del fondatore David Sacks (opens new window): dare un senso alle conversazioni e raggrupparle in modo naturale e non programmatico.

Un copilota su Telegram
Avete presente Telegram, quel servizio di messaggeria chat e canali dove io ho ben due fonti di informazione? (Mostly, I Write (opens new window) e Mostly Apple (opens new window)). Beh, Microsoft ha fatto la sorpresona (opens new window) a tutti e ha realizzato la versione per adesso in beta e completamente gratuita di Copilot, che poi è la versione ribrandizzata di ChatGPT. Gratuita. Su Telegram (opens new window). Tanta roba.

Spiegato bene (e senza matematica)
Che poi si parla ovunque e senza fine di AI, chatGPT e tutte queste cose. Ma chi è che ve le spiega facili e senza bisogno di sapere la matematica? Qui ci provano (opens new window) e non gli è venuto male.


Odd memories
Odd memories ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Vergognatevi!
Sin da bambini ci insegnano che la vergogna è qualcosa da evitare. È un sentimento, per dirla come uno psicologo britannico, che "distrugge il nostro senso di noi stessi". Le persone che sono più predisposte al sentimento della vergogna sono anche più portate all'ansia e alla depressione. Oppure no? Forse dipende dal contesto culturale.

Infatti, nel Confucianesimo, la vergogna è uno strumento cruciale che conduce verso il nostro io migliore, e ci permette di avere più potere e consapevolezza di noi stessi di quanto non ci rendiamo conto di avere. Per l'antica filosofia cinese esistono quattro virtù principali (benevolenza, rettitudine, saggezza e correttezza) e dei modi per ottenerle. La rettitudine è collegata al nostro senso di vergogna. Cioè, sostiene questo articolo del Guardian (opens new window), la vergogna può guidare una persona verso la rettitudine. Non è qualcosa che ci capita o che ci viene gettato addosso da qualcun altro, ma un'emozione che bobbiamo coltivare, ha spiegato Jing Iris Hu, filosofo della Concordia University.

La cosa è più complessa di quel che sto appuntando qua, una semplice premessa al ragionamento, ma è molto interessante e vale la pena approfondire. Coltivare le proprie emozioni, le proprie passioni e le proprie virtù è un esercizio che porta conseguenze positive. La vergogna in particolare è un sentimento complesso, che sta sospesa tra individuo e società. Fa parte del nostro paesaggio morale individuale, ma si forma attraverso le nostre reazioni e la nostra partecipazione alle norme e ai valori sociali. Non è né positiva né negativa, ma lo diviene a seconda del mondo in cui nasce e in cui viene valutata. È uno strumento a disposizione della nostra mente, piuttosto potente, a saperlo usare. Perché è una delle principali leve per poter cambiare, e auspicabilmente migliorare, anziché rimanere prigionieri di quel che siamo.





“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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