[Mostly Weekly ~263]
Honi soit qui mal y pense e altre intelligenze artificiali
A cura di Antonio Dini
Numero 263 ~ 17 marzo 2024
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Grazie per aver aperto questa email! Mostly Weekly è una newsletter settimanale che esce quando è pronta, realizzata a mano, piena di refusi ma priva di algoritmi (almeno quello!).
Questa settimana un altro annuncio piacevole: dopo Synesthesia (opens new window), lo sponsor che offre gentilmente l'invio di questa email, arriva anche il primo "Mostly Sponsor", cioè D3C (opens new window), società di consulenza informatica fiorentina con un portfolio di partner per la gestione di servizi che vanno dal project managing ai sistemi IT, dalla posta elettronica al VoIP, fino all'outsourcing di funzioni mission critical e al procurement hardware e software. Benvenuto a bordo!
A proposito, se anche tu vuoi contribuire a sostenere il mio lavoro, puoi fare una donazione qui su PayPal (opens new window) in modalità Amici (è una donazione, dopotutto, non una compravendita) oppure contattarmi per sponsorizzare uno o più numeri e per sentirti finalmente anche tu un mecenate.
Poi, già che siamo qui, un ringraziamento ai lettori che, sempre più numerosi, stanno facendo quello che ormai è il segnale di un cambiamento profondo nella cultura dell'informazione e delle 'zine digitali: inviano il loro contributo: minimo o estremamente generoso che sia. Sta cambiando il vento e vi ringrazio di cuore.
Ancora, molti mi chiedono: perché così tanti link a pagine in inglese, ma anche in francese e in spagnolo? La risposta è semplice: da un lato perché sono le lingue che leggo (con risultati altalenanti, lo ammetto) e questa newsletter è fatta dalle cose che abitualmente mi capita di leggere e commentare. Ma dall'altro perché ormai, con l'aiuto della traduzione automatica dei vari browser, i contenuti in altre lingue sono fruibili facilmente e con risultati accettabili.
Inoltre, la costruzione della cultura digitale nel nostro Paese secondo me passa dalla ricerca di altri punti di vista. Per questo ci sono, accanto a testate autorevoli ma già note, anche voci per noi più laterali o meno conosciute. La speranza è che siano voci interessanti, più che strane. Perché, anche se un po' pratico anch'io la ricerca dello "strano ma vero", l'obiettivo principale qui rimane allargare il campo e aumentare i punti di vista. Le newsletter, spero anche Mostly, sono uno strumento straordinario per farlo.
Intanto, buona lettura.
Se hai l'idea di raggiungere tutti allo stesso modo, la forma più giusta è la più semplice. Un certo vocabolario o i tecnicismi alla fine lasciano altri fuori dal messaggio. E una forma di classismo. (...) Se usi questo linguaggio in un contesto dove la maggior parte delle persone non è formata alla fine sei anche un po' stronzo, non so se mi spiego
— Carmen Fernandez, Asociación Gitanas Feministas por la Diversidad
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Volersi bene
Laurie Anderson si è fatta il chatbot di Lou Reed (opens new window) e come dice lei stessa è diventata "tristemente bot-dipendente".
Editoriale
Quando l'inflazione diventa virale. Anzi, viceversa
La parola "virale" non ha più senso. Almeno, questo è quello che argomenta il Washington Post (opens new window) (archivio (opens new window)) non senza ragioni. In un mondo in cui 20 milioni di visualizzazioni sono una routine, la nostra concezione della viralità si è spostata. Soprattutto, in un mondo dove la televisione è morta e i normali meccanismi di circolazione delle cose sono costruiti da una "sistematica attrazione computazionale dei contenuti" verso gli utenti, cioè da contenuti che vengono raccolti, indicizzati e proposti da algoritmi anziché filtrati dal gusto di un curatore, la viralità è la nuova normalità. Secondo gli esperti interpellati dal WaPo, tutti questi fattori hanno reso il termine "virale" quasi privo di significato e hanno portato a una condizione che chiameremo "viralflazione". Il termine si riferisce all'inflazione nell'uso del termine virale e quindi alla diminuzione del suo significato. Se tutto viene etichettato come virale, allora niente è virale. O no?
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Importante
Men in Yellow
Gli Usa continuano a combattere una battaglia senza fine con la Cina; ma è una guerra di tecnologia, di commercio o di puro e semplice cyberwarfare e cyberspionaggio? Non è così banale rispondere. Adesso salta fuori che (opens new window) l'80% delle gru per il trasporto di merci nei porti statunitensi sono costruite da un'azienda cinese, la ZPMC, e ora gli Stati Uniti hanno scoperto modem cellulari che forse non dovevano essere presenti all'interno delle gru. Da notare che le gru industriali usate nei porti sono delle macchine estremamente complesse e decisamente connesse alla rete: sarebbe folle se non lo fossero. Tuttavia, dicono gli americani, le moderne gru spesso sanno quali container stanno raccogliendo e dove sono diretti, e questo potrebbe includere container per la Marina statunitense. Pechino potrebbe avere accesso ai dati raccolti dalla gru e fare sostanzialmente intelligence. Il mese scorso la Casa Bianca ha annunciato l'intenzione di investire 20 miliardi di dollari in 5 anni in gru di una filiale statunitense di Mitsui, come sostituzione.
I ladroni
Intanto, dopo il voto del Congresso Usa (opens new window) per far fuori TikTok, i funzionari cinesi hanno dichiarato che (opens new window) gli Stati Uniti hanno mostrato una "logica da rapinatori" nei confronti di TikTok e che Washington deve "smettere di reprimere ingiustamente le società straniere". Detto dalla Cina farebbe quasi ridere se non ci fosse da piangere. Però viene da pensare che a fare le vittime a Pechino sono diventati bravi perché hanno ricevuto dei begli aiuti.
Honi soit qui mal y pense
Mi riferisco alla notizia, raccolta da Reuters, secondo la quale nel 2019 Donald Trump avrebbe autorizzato la CIA (opens new window) a lanciare una campagna segreta oltre che clandestina sui social media cinesi per mettere l'opinione pubblica cinese contro il suo stesso governo. Che cattivoni vero? E capace che è pure vero. Oppure è solo disinformazione?
Indifendibili
Le "infoguerre" sono un po' questo: propaganda, disinformazione e tutto quel che c'è nel mezzo. Poi, in Occidente facciamo un gran bel mischione per cui diventa "politicamente rilevante" chi sia e cosa faccia ad esempio Annabel Yao, 26enne laureata ad Harvard e soprannominata "la principessa numero due di Huawei". La ragazza infatti è stata oggetto di numerose prese in giro (opens new window) al limite del cyberbullismo (opens new window) da quando ha annunciato l'inizio della sua carriera nel mondo dello spettacolo nel 2021. Sebbene non sia ancora entrata a far parte della lista delle pop star cinesi, Yao ha interpretato un agente di polizia in una serie poliziesca intitolata The Ice Hunt. La sua recitazione esagerata è diventata presto un meme e i creatori hanno postato video che la imitavano. Ovviamente, appena punti il dito subito qualcuno si ribella. Alcune persone "della rete", infatti, affermano che la loro percezione di Yao è invece migliorata: pur essendo un'ereditiera privilegiata, almeno ha portato gioia al grande pubblico. La propaganda da sempre sfrutta storie come questa per farne degli strumenti di disinformazione.
Il lusso della velocità
Cambiando argomento: il Concorde è forse il sogno più bello dell'aviazione europea e mondiale. Vale però la pena ricordare che il vero motivo del fallimento del programma supersonico europeo è stata la guerra spietata che gli fecero gli Usa, chiudendo i cieli statunitensi "per motivi ambientali"; questo in un'epoca in cui l'America aveva tutto tranne che una coscienza ambientale, bensì un progetto fallito di aereo di linea supersonico della Boeing, uno dei grandi fornitori del Pentagono e "azienda protetta", che pesava come un macigno. Comunque, a margine delle guerre commerciali con gli Usa, la cosa da leggere è la storia del Concorde di Singapore Airlines (opens new window).
Servizio momentaneamente non disponibile
Periodo tosto in Africa. Questo articolo fa una panoramica (opens new window) sugli sforzi di Visa e Mastercard per rimanere rilevanti in Africa, anche finanziando startup locali, mentre gli utenti passano ai portafogli digitali e ai codici QR. Intanto, i danni al West Africa Cable System, al MainOne e ai cavi marittimi ACE interrompono i servizi internet in tutta il continente africano (opens new window) (archivio (opens new window)); la causa dei guasti non è stata determinata.
Processi indiziari
Quando gli europei arrivarono nelle Americhe, portarono (inconsapevolmente) malattie a cui la popolazione esistente non era immune e che spazzarono via fino al 90% della popolazione (si discute molto sulle cifre esatte ma siamo attorno a quel numero). La conseguente riforestazione, dovuta all'abbandono dei terreni agricoli e alla fine dei roghi fatti dai contadini, è stata così ampia che è possibile vederla nelle carote di ghiaccio estratte nell'Antartide (opens new window).
Tarantella online
La glocalizzazione dei mercati avviene quando si ripetono gli schemi ma non i contenuti delle grandi macchine produttive, distributive e commerciali. Non crescono tanto i fast-food americani (McDonalds, KFC e Burgers King) quanto i fast-food del made in Italy (le catene di pizzerie al taglio). Beh, la musica locale è diventata molto più popolare sullo streaming (opens new window) di quanto il settore si aspettasse: è musica "locale" ma vive e va a maturazione con logiche globali.
Extraterrestre portami via
Alla fine, quel che sappiamo perfettamente ma che non riusciamo proprio ad ammettere è che gli UFO non esistono. Non la vita extraterrestre, quella statisticamente ha una probabilità leggermente inferiore a 1 di esistere anche se noi abbiamo una probabilità praticamente 0 di incontrarla. No, gli UFO, i dischi volanti, quelli che vengono a giro dalle nostre parti, nei nostri cieli. Quelli continuiamo a pensarli ma sono solo un'elaborazione moderna e tecnologica di elementi spirituali antichissimi (opens new window) propri della nostra natura umana. Sono cose che, a noi piccoli mammiferi spaventati e precariamente aggrappati a questa roccia, circondati da un velluto buio punteggiato di polvere scintillante di diamanti, piacciono molto perché tolgono l'ansia da alcune domande fondamentali che ci tormentano. Tipo: perché ci siamo e che ne sarà di noi quando non ci saremo più? (Non fatemi dire le probabilità per le risposte a questa seconda domanda).
Italiana
GGranieri
Nei giorni scorsi è improvvisamente scomparso (opens new window) Giuseppe Granieri. I ricordi in rete si stanno moltiplicando, perché della vita di Giuseppe (opens new window) c'è moltissimo da ricordare, in rete e fuori. Che la terra ti sia lieve, Giuseppe.
Sull'annoiarsi
In questo articolo per Fumettologica (opens new window) Marco Andreoletti, con la scusa di raccontare il saggio a fumetti di Brian “Box”
Brown, L’effetto He-Man (opens new window) di Bao Publishing, secondo me mette giù una tesi interessante che si può usare per capire qualcosa d'altro. Il tema è quello del mercato della nostalgia, il modo con il quale i produttori americani di giocattoli "ti vendono i ricordi della tua infanzia". In realtà, le narrazioni volutamente criptiche e involute che lasciano ampi margini di interpretazione (necessaria) ai fruitori per aumentare il loro attaccamento sono la caratteristica dei testi di buona parte della musica leggera negli ultimi sessant'anni, oltre a buona parte della poesia Novecentesca (e contemporanea). Insomma, quello che ho visto, leggendo l'ottimo articolo di Marco, è un'idea di generalità più ampia del suo ragionamento, ovvero l'importanza degli spazi vuoti da riempire: "La possibilità di coltivare il “gioco libero” nel senso più ampio del termine ci permette di sviluppare le nostre idee come meglio crediamo o come più ci spaventano". Esattamente il contrario di quel che succede adesso, peraltro, in cui il tempo è compresso da forme di intrattenimento continuo e didascalico.
Tanti paperi
L'albero geneaologico dei paperi della Walt Disney non è così banale come potrebbe sembrare: eccolo qui (opens new window). Un valore aggiunto è il nome dei personaggi anche nell'originale inglese (quando non ce li siamo inventati noi in italia, intendo). Ad esempio, Amelia (la fattucchiera che ammalia) in realtà si chiama Magica De Spell. Qui, già che ci siamo, la storia delle sue nipotine (opens new window).
Troppa gente tutta assieme
Essendo nato e cresciuto a Firenze, una delle città più turistiche d'Italia, ho presente il problema sin da ragazzino: l'eccesso di visitatori. Adesso è il Giappone (opens new window), che è diventato super popolare, a venir travolto dal turismo di massa. E non sono preparati. Nessuno è preparato, neanche Las Vegas.
Cara Apple ti multo
Uno degli effetti più clamorosi del Digital Markets Act (Dma), il regolamento europeo che mira a rendere più equo e competitivo il mercato digitale e che è entrato in vigore a marzo, riguarda una delle più grandi aziende tecnologiche al mondo: Apple. L’impatto sulla multinazionale con sede a Cupertino è infatti particolare e ha avuto una certa risonanza vista la costante attenzione del pubblico e dei media nei confronti del produttore di iPhone. Ne ho scritto su Guerre di Rete (opens new window).
Mostly Sponsor: D3C ~ Piacere di fare la vostra consulenza (opens new window)
Multimedia
Vivere per lavorare
Nuccio Ordine (opens new window), professore e filosofo purtroppo mancato giusto un anno fa, spiega perché non si studia per far soldi (opens new window). Un video che si ricollega idealmente, allargandolo, al seme del ragionamento impostato da Marco Andreoletti e da me poco sopra.
All the best
Non ho idea di quale motivo abbia spinto la Solomon Society (opens new window) a creare questi video, perché sono un lavoraccio. Comunque, ecco le più belle scene del cinema parte prima (opens new window) e parte seconda (opens new window). Povero montatore, però.
Out of the Blue
Il buon vecchio John Bohlinger, personaggio su YouTube con una carriera particolare, ha inciso un disco e non è niente affatto male: His Amazing Mood Swings (opens new window). Il ritorno del country in questa versione molto più blues a me non spiace.
Black and White da vedere
Immagini veramente belle della Patagonia, scattate su pellicola medio formato in bianco e nero durante una escursione di vari giorni piuttosto intensa. Ma anche la scoperta del piacere di stare assieme al proprio fratello. E quelle cose che forse dovremmo valutare di più e meglio, sia in termini relazionali che geografici. Qui la storia (opens new window) del viaggio di Alex van Leeuwen, qui il suo sito (opens new window) e qui il suo profilo Instagram (opens new window).
Tsundoku
Vanishing point
La vita è incerta. Non sappiamo mai cosa accadrà e molte cose sono inconoscibili. Questo può farci sentire stressati o preoccupati, perché l'ignoto è associato al pericolo. Se la parola a cui state pensando in questo momento è "ansia", siete dentro questo stato d'animo troppo spesso. Ma come sostiene la giornalista Maggie Jackson nel suo nuovo libro, Uncertain: The Wisdom and Wonder of Being Unsure (opens new window), ci sono molti vantaggi nel permetterci di essere incerti su ciò che sta accadendo o che accadrà. Abbracciare l'incertezza è legato a una maggiore facilità di apprendimento, a un migliore processo decisionale, a una buona risposta in caso di crisi, a una migliore salute mentale e a relazioni sociali più intense, anche durante interazioni sociali difficili, come le divisioni politiche. Quando riusciamo a lasciar perdere la certezza, a guardare oltre ciò che già sappiamo, a rimanere curiosi e ad ascoltare il dissenso, spesso riusciamo a trovare soluzioni migliori ai problemi che incontriamo. Speriamo traducano il libro anche in italiano. Qui una intervista all'autrice (opens new window).
Grossi ma buoni
Se siete mai andati a New York, la città intendo, avrete probabilmente preso la metropolitana. E avrete cominciato a esplorare un mondo piuttosto complesso che ha avuto varie rappresentazioni sia letterarie che cinematografiche o fotografiche. Il libro che vi segnalo adesso aggiunge una dimensione particolare, quella delle istallazioni artistiche. In Contemporary Art Underground: MTA Arts & Design New York (opens new window) si trovano infatti tutti i progetti artistici che l'MTA ha realizzato nell'ultimo decennio nel sistema di trasporto di NYC. Un libro di conforto, direi.
Mentire a se stessi
Libération racconta (opens new window) la storia dei libri di Benjamin Fogel: una trilogia inedita in Italia (in realtà è solo in francese (opens new window)) ma molto interessante. Iniziata nel 2019 con La transparence selon Irina, seguita due anni dopo da Le silence selon Manon, la trilogia di Benjamin Fogel si chiude con un finale pirotecnico con L'absence selon Camille. "Anche se ogni romanzo può essere letto da solo – scrive Christine Ferniot –, non potremo mai raccomandare abbastanza la lettura di tutti e tre i volumi". Il punto di partenza è l'invenzione di un sistema politico basato sulla trasparenza dei dati online, che apre la strada a ogni tipo di eccesso, radicalizzazione, la lotta al cyber-bullismo e al movimento maschilista. La domanda è: le bugie sono necessarie?
Coffee break
Mostly Weekly è una newsletter libera e gratuita per tutti. Se volete supportare il tempo che passo a raccogliere e scrivere le notizie, potete fare una piccola donazione su PayPal (opens new window) in modalità amici e parenti (che detto così sembra quasi un "in alto le mani, questa è una rapina", però vabbè ci siamo capiti) oppure contattarmi per sponsorizzare uno o più numeri.
Al-Khwarizmi
Do it yourself (with ChatGPT)
Una bussola per iPhone (opens new window) che punta sempre al centro della nostra galassia, cioè a Sagittarius A (fun fact: è un enorme buco nero). La cosa particolare è che Matt Webb (opens new window) non sa programmare: ha fatto tutto con ChatGPT. E ha anche un altro progetto adesso su Kickstarter (opens new window): un orologio con schermo eInk che ogni minuto non solo dice che ore sono ma lo fa con una poesia ad hoc generata sempre da ChatGPT, è stata fatto dal punto di vista tecnologico e software grazie a ChatGPT.
La pecora nera
In una chiacchiera di un po' di anni fa, un americano bravo in cybersecurity mi raccontava questo aneddoto: un ragazzino scaricava cose nel suo campus universitario usando una connessione blindata con VPN e Tor. Era sicuro che nessuno lo avrebbe potuto intercettare. Invece, lo hanno beccato subito. Come hanno fatto? Facile: era l'unico a fare quel tipo di traffico crittato e su porte strane. Insomma, si era fatto riconoscere perché era l'unico a nascondersi. Questo in effetti è un problema noto da tempo. Per questo Tor ha rilasciato WebTunnel (opens new window), un nuovo tipo di bridge Tor che imita il traffico HTTPS per aiutare gli utenti a bypassare la censura nascondendo le connessioni altrimenti troppo in bella vista.
Il rospo in gola
Dopo quello che è stato un vero e proprio dissing di Mark Zuckerberg per l'Apple Vision Pro (TL;DR: "siamo meglio noi"), adesso tocca agli interventi più lunghi e articolati. Ecco quindi una laboriosa analisi su Hugo's Blog (opens new window) di Vision Pro da parte dell'ex vicepresidente della VR di Meta Hugo Barra. L'audacia delle decisioni hardware di Apple, una storia software noiosa, come Meta può rispondere e altro ancora. Bla bla bla.
Guarda: senza mani!
Nel Regno Unito una equipe di chirurghi ha utilizzato con successo l'Apple Vision Pro per assistere un intervento di chirurgia spinale: un caso d'uso affascinante per le cuffie a realtà aumentata (AR) che va ben oltre la visione di film, l'hacking della produttività o la guida distratta. Come riporta Business Insider (opens new window), il dispositivo di "spatial computing" è stato utilizzato per eseguire due interventi microspinali presso il Cromwell Hospital di Londra. Per essere chiari, non sono stati i chirurghi stessi a indossare il visore. Invece, il dispositivo è stato usato da un'infermiera di sala operatoria che, secondo un comunicato stampa, ha utilizzato il software integrato nel visore, chiamato eXeX, per accedere a elementi quali "l'impostazione chirurgica e le guide procedurali dall'interno del campo sterile della sala operatoria", oltre a qualsiasi dato o visualizzazione chirurgica necessaria. In breve: insieme al software eXeX, il visore ha offerto al personale della sala operatoria l'accesso a mani libere a documenti e altre informazioni relative alla procedura e al suo flusso di lavoro.
Fegatelli
Molti di noi se ne continuano a fregare dei BitCoin e delle varie criptovalute mentre altri sono particolarmente entusiasti. Il punto è che, anziché dedicarsi a forme di polarizzazione di tifoserie contrapposte, sarebbe il caso informarsi e seguire cosa succede. Ad esempio, forse non tutti sanno che un giudice dell'Alta Corte del Regno Unito ha stabilito (opens new window) che l'informatico australiano Craig Wright non è il creatore di Bitcoin Satoshi Nakamoto, affermando che le "prove sono schiaccianti". È importante? Forse no, ma almeno sapere di cosa stiamo parlando sì, perché quel che ha fatto Nakamoto e la questione della sua identità (e anche numero, nel senso se si tratti di una sola persona o di un piccolo gruppo) è decisamente importante anche per capire tutto il resto: l'intenzione, il significato, l'obiettivo, i possibili risultati.
Hardcore
Un modo low-code per programmare le AI. Imparare come funziona l'AI da un vero LLM implementato interamente in Excel. Sì, avete letto bene, tutto in Excel. Qui le istruzioni (opens new window).
Bruno
Ovviamente a me piace da matti il nome, ma anche la sostanza. Bruno (opens new window) è un client API Opensource veloce e Git-Friendly, che vuole rivoluzionare lo status quo rappresentato da Postman (opens new window), Insomnia (opens new window) e altri strumenti simili. Bruno memorizza le collezioni direttamente in una cartella del filesystem. Utilizza un linguaggio di markup di testo semplice, Bru (meraviglioso!), per salvare le informazioni sulle richieste API. È possibile utilizzare git o qualsiasi sistema di gestione del versionamento per collaborare alle varie raccolte di API. Bruno è solo offline. Non è prevista l'aggiunta di cloud-sync a Bruno, mai. Perché? Dicono: "Teniamo alla privacy dei vostri dati e crediamo che debbano rimanere sul vostro dispositivo". Evvai.
La coda lunga
Forza, chiudete quella stalla, che i buoi sono già scappati!
Tim Berners-Lee non è un personaggio universalmente simpatico anche perché il suo ruolo di "creatore del web" è difficile da comprendere. Alla fine, sono altri che hanno realmente "fatto" le cose. Tuttavia, ha vinto premi molto importanti, la sua voce è conosciuta e ascoltata e i suoi progetti sull'evoluzione del web 3.0 non sono andati molto bene ma presentavano una visione decisamente più positiva dello scenario che si è invece realizzato con la nascita dei social e via dicendo. Per me da questo punto di vista è stato uno scienziato molto ingenuo, che non ha tenuto conto di alcune variabili (sicurezza, privacy) perché stava progettando un sistema interno per la condivisione di informazioni del Cern di Ginevra. Gli hacker già c'erano, ma erano i colleghi della porta accanto, tendenzialmente brava gente in un ambiente controllato, mentre le uniche "spie" erano quelle del dipartimento HR. Comunque, visto che il web compie 35 anni e le cose non sono andate proprio come voleva, Berners-Lee con una lettera aperta (opens new window) ha deciso di spiegare quali sono i due principali problemi che andrebbero risolti: la concentrazione di potere, che contraddice la decentralizzazione, e lo sfruttamento dei dati personali. Facile, no?
“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”
– G.K. Chesterton
END
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