[Mostly Weekly ~236]

Il momento subprime del carbon offset e altre novelle leggere


A cura di Antonio Dini
Numero 236 ~ 10 settembre 2023

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La storia molto poco naturale (opens new window) della banana da tavola.

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Intanto, buona lettura.


People travel to faraway places to watch, in fascination, the kind of people they ignore at home
– Dagobert D. Runes



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Editoriale

Si chiamano "carbon offset", compensazioni di carbonio, che spesso ma non sempre significano in pratica piantare alberi, stanno arrivando al loro momento subprime. Come quello che ha messo in ginocchio l'economia mondiale nel 2008, per intendersi. All'inizio sembravano una buona idea per coloro che volevano veramente fare qualcosa per il loro impatto sul clima: lo chiedono i clienti, le aziende si organizzano per offrirle e tutti stiamo meglio, ambiente compreso. Invece, oggi l'idea stessa di carbon offset è oggetto di controversie perché crescono i dubbi sulla legittimità e sull'efficacia delle misure. Questo articolo (opens new window) mostra i molti difetti della tecnica soprattutto se usata come licenza per continuare a inquinare. La speranza è che si trovi un modo per farla funzionare e fare del bene. Ma l'idea che si possa produrre di più e inquinare di più semplicemente piantando più alberi è una di quelle cose che ovviamente non ha senso. Fino a quando non scopri che il meccanismo è stato finanziarizzato. Proprio come i mutui subprime. Un esempio dall'articolo, per capirci?

Dix nello Yorkshire ha acquistato i crediti di carbonio da Ecologi a Bristol, che li ha acquistati da CO2Balance nel Somerset, che ha pagato Bureau Veritas a Londra per convincere Gold Standard a Ginevra a rilasciare i crediti per le riduzioni delle emissioni ottenute dalle stufe keniote di Carbon Zero. Il viaggio di un credito di carbonio è una lunga catena di finanziarizzazione della natura, delle comunità, delle possibili soluzioni".

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Golden hours
Golden hours ~ Foto © Antonio Dini

Importante

Il problema di chi si occupa di design è conciliare le proprie fantasie e desideri con la realtà di chi poi userà la sua opera. Questa spiegazione di alcuni dei problemi che si incontrano (opens new window) è molto interessante.

Finite le vacanze riparte il lavoro. Soprattutto per noi italiani che facciamo di agosto una specie di mese sabbatico a cadenza annuale. È traumatico riorganizzarsi, ma bisognerebbe pensare un po' più in grande. Ad esempio, all'organizzazione di tutto l'anno in semestri (opens new window), come all'università (americana). Io preferisco i quadrimestri, perché coprono il ritmo delle stagioni e aiutano anche dal punto di vista delle scelte alimentari. Ma qualsiasi organizzazione, per quanto sgrausa, è meglio che nessuna organizzazione, no?

Gli americani hanno appena scoperto che lo Psillio (soprattutto la sua cuticola) fa bene all'intestino. E lo rendono subito sistema (opens new window).

C'è un intero filone di standup comedy che nasce e ruota attorno alla difficoltà del tempo presente nelle relazioni di seduzione a sfondo romantico o sessuale. Perché c'è un problema. L'imbrocco, per dirla in breve, è diventato impossibile. E se pensate che sia difficile per i maschi etero, non avete idea delle femmine etero. Questo è un grosso problema. È in gioco letteralmente il futuro dell'umanità. È impossibile avere un sano e salutare incontro? Beh, care ragazze, ecco i consigli su come fare secondo una che se ne intende: la barista (opens new window).


Yamato

Ranobe (ラノベ)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è un po' particolare. Intanto, perché è uno pseudoanglicismo o, come si dice più propriamente in giapponese, è una wasei-eigo (和製英語, letteralmente una parola "inglese coniata in Giappone"). Poi, perché fa riferimento a un genere letterario piuttosto particolare. Ranobe (ラノベ) è la forma contratta di ‌raito noberu (ライトノベル), cioè la translitterazione fonetica in katagana di "light novel", "novella leggera" o "romanzo leggero", a seconda del valore che volete dare al termine "novel" in inglese. E anche questo conta. Ma lo vediamo tra un attimo.

Non esiste più, o forse non è mai esistita una definizione canonica di ranobe. Per trovarne una bisogna leggere il libro e, per parafrasare il test dell'anatra, «quando vedo un uccello che cammina come un'anatra e nuota come un'anatra e starnazza come un'anatra, chiamo quell'uccello "anatra"». Il ranobe è un genere letterario giapponese caratterizzato da una grammatica semplice. Spesso si parte da un ranobe per creare un manga o film animato (anime), sebbene possa essere vero anche il contrario. La maggior parte delle light novel viene pubblicata a puntate sulle riviste (ma anche sul web e da un po' di anni anche direttamente sugli smartphone) con una costruzione curata in maniera tale da tenere sempre vivo l'interesse del lettore: i cliffanger si buttano via. Quando (o per meglio dire, se) vengono ripubblicate in volume, lo fanno con il formato tipico del tankōbon (単行本, letteralmente "libro singolo").

Per capirsi, in italiano chiamiamo questo tipo di pubblicazione ‌feuilleton o "fogliettone" che, dicono i manuali di storia della letteratura, è un genere di narrativa drammatica caratterizzato da un ritmo intenso, una trama poco plausibile e una notevole semplicità psicologica dei personaggi.

In Italia questo genere non è mai andato forte, almeno sinora. In parte, temo, perché siamo un paese che legge relativamente poco. E in una fase, comune anche al resto dell'Europa, che vede invece crescere l'importanza dei fumetti in generale e di quelli giapponesi in particolare. La situazione delle light novel, che vengono talvolta scritte anche da autori europei, è quindi quella di un testo che viene tendenzialmente "prima", ma che noi vediamo come "dopo" e quindi non apprezziamo più di quanto potremmo apprezzare il libro tratto da un film o da un videogioco (anziché il contrario, come poi nei fatti è realmente).

Ne ho trovate due o tre tradotte in italiano (ci sono un paio di editori che le pubblicano), le ho lette e le ho trovate gradevoli. Si perde però la cosa fondamentale che spicca invece in giapponese: l'uso di pochissimi kanji nel testo, per renderle più immediatamente comprensibili al pubblico locale. Una differenza che nelle altre lingue non si apprezza ma che forse è realmente quello che permette di chiamare quell'uccello "anatra".


Italiana

Sono sempre stato affascinato dagli autori popolari, quelli che fanno cose "pulp", siano essi scrittori, sceneggiatori, registi. In questo caso l'autore è straordinariamente complesso: Max Bunker, alias Luciano Secchi, l'arzillo ottantaquattrenne (opens new window) autore di tantissime cose diverse ed editore-imprenditore, ha annunciato che chiuderà Alan Ford (opens new window) con il numero 660 che uscirà nel 2024. Secchi aveva iniziato a lavorare ad Alan Ford nel 1969, con l'incomparabile Magnus (opens new window) ai disegni.

Un po' di dibattito culturale: ci sarebbe questa tendenza nelle élite culturali ed editoriali italiane a privilegiare la pubblicazione di più libri contenenti “vita vera” (opens new window), una tendenza (opens new window) che sarebbe però contraddetta dall’interesse dei lettori che continua – stando alle classifiche di vendita – a privilegiare invece la letteratura, l’invenzione, la fiction. Tuttavia, si può argomentare (opens new window), questo idee permettono di aggiungere un altro pensiero sulla sopravvalutazione del ruolo che la letteratura si dà da sempre di strumento di comprensione della realtà. Ho detto sopravvalutazione, non infondatezza, ci mancherebbe. Insomma, meglio introdurre un po' di realtà anche nella letteratura (opens new window) che non viceversa.

Un po' di storia della privacy, a partire dal diritto di essere lasciati da soli (opens new window).

Allenamenti cittadini. Quando la palestra è in un container (opens new window).

È stato diffuso il trailer (opens new window) del nuovo film animato (opens new window) dello Studio Ghibli diretto da Hayao Miyazaki, che sarà distribuito nei cinema italiani da Lucky Red con il titolo Il ragazzo e l’airone (opens new window) a partire dall’1 gennaio 2024. Qui la mia recensione della prima a Tokyo.


Multimedia

Keanu Reeves spiega cos'è lo spirito del Monozukuri (opens new window). È uno dei documentari più surreali, grazie al modo con cui Reeves narra e poi parla e interagisce con le persone. Favoloso.

In Giappone c'è uno stranissimo mercato immobiliare, con delle profonde anomalie, se visto dal punto di vista di un occidentale. Con 300 dollari si può affittare una casa di campagna per un anno (opens new window), ad esempio. (qui una faq (opens new window), se siete ispirati).

Ed ecco, all'opposto, un architetto che sa come valorizzare i 42 metri quadri (opens new window) di un appartamento di Tokyo.

La cover Ragtime Rockabilly (opens new window) di Stayin' Alive dei BeeGees ft. Wild Bill.

Martin Miller & Tom Quayle fanno una notevolissima cover (opens new window) di Billie Jean di Michael Jackson.

Non amo le cose militari nel senso che non sono affascinato dalle armi. Per esempio, non seguo l'evoluzione degli aerei militari. Questo documentario sul P-38 Lightning (opens new window), però, è fatto bene e ben tradotto.


Tsundoku

The Culture of Stopping (opens new window) è molto interessante, a partire dalla domanda di fondo: possiamo riequilibrare le cose a favore della vita, piuttosto che degli oggetti morti che possediamo? No, non si può fare senza un contesto culturale in cui parlarne. È quello che Harald Welzer, professore di sostenibilità e design all'Università di Flensberg, in Germania, cerca di fornire con il suo libro: "Siamo su un tapis roulant che porta al disastro", scrive nell'introduzione. "Per scendere da questo tapis roulant, dobbiamo imparare a fermarci: come individui e come società, dobbiamo smettere di fare quello che stiamo facendo e dire "basta". Abbiamo difficoltà a farlo perché la nostra cultura ci ha addestrato a considerare desiderabile un'escalation senza fine e siamo riluttanti a rinunciare ai benefici materiali della crescita".

Altro libro piuttosto interessante, sulla stessa falsariga: Outrage Machine: How Tech Amplifies Discontent, Disrupts Democracy. And What We Can Do about It (opens new window) è una nuova guida per capire come Internet ha distrutto il nostro cervello e cosa possiamo fare per rimediare. L'autore, designer e ricercatore dei media Tobias Rose-Stockwell illustra come i social media ci abbiano vincolato a un sistema di esibizione pubblica senza precedenti, addestrandoci a reagire piuttosto che a riflettere, ad attaccare piuttosto che a discutere. Il libro mostra i fattori scatenanti e le tattiche utilizzate per sfruttare la nostra rabbia, spiegando come questi strumenti violino i nostri profondi istinti tribali e le nostre vulnerabilità psicologiche, e come siano diventati piattaforme opportunistiche per gli autoritari e una minaccia per le norme democratiche ovunque.

Un po' di sana analisi delle ideologie. Gli apprendisti stregoni: storia degli scienziati atomici (opens new window) di Robert Jungk è un vecchio libro (davvero, ha un'età) ma affascinante. E porta avanti un obiettivo notevole. Infatti, Jungk mette in luce i dilemmi e le contraddizioni degli scienziati dell'atomica, quelli del film Oppenheimer, per intenderci. Non introduce soltanto alcune questioni etiche che la scienza non può ignorare, ma offre anche un'inedita visione della militarizzazione della conoscenza che si è venuta a creare nel corso delle guerre mondiali.


Coffee break

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Al-Khwarizmi

Fa ridere come sempre (quelli di The Onion sono stupendi) ma non è neanche troppo lontano dal vero: il laureato di Harvard che ha ottenuto più di 300 milioni di dollari di finanziamenti dagli Angel Investors con il disegno di un cane che vola (opens new window).

Intanto, se volete una AI locale (gira in python) sulla vostra riga di comando con interfaccia tipo ChatGPT che vi permetta di fare parecchie cose (crea e converte Pdf, visualizza dataset, scrive codice, controlla Chrome), l'avete trovata: è Open Interpreter (opens new window).

Le distribuzioni desktop di Linux hanno molti assi nella manica per rendere più efficiente l'esperienza d'uso, senza essere eccessivamente appariscenti. Uno di questi assi si trova nella cartella Templates. Scoprite a cosa serve e come si usa (opens new window).

Parliamo ancora un po' di Linux e open source. Un tema che ancora non è stato sviscerato in modo soddisfacente (opens new window) dal punto di vista dell'uso e del significato. Una vista positiva ma critica di Ubuntu (opens new window) da parte di Alan Pope, che lo utilizza da molto tempo e, pur non desiderando un altro sistema, sottolinea anche quel che non va, a partire dal modo con cui Canonical ha gestito il passaggio da deb a snap. Non è stato fatto bene.

Questo introduce secondo me (anche se io di base sono un utente Mac) una domanda ciclica: si può usare Linux tutti i giorni sia per l'uso personale che per lavoro? Attenzione che qui parliamo di partite iva, non di dipendenti di azienda che hanno una dotazione tecnologica fissa. Però, tornando a un articolo di un paio di anni fa, sì, si può benissimo (opens new window). Tra l'altro l'autore, Chuck, tocca in un altro articolo un tema che mi piace molto (opens new window): il personal website-verse, ovverosia quello che a tendere potremmo chiamare Indie Web (opens new window) e che serve a proteggere le nostre cose (opens new window) dal fatto che un giorno i singoli grandi social moriranno (alcuni, come X, prima di altri apparentemente).

Il ragionamento di Chuck:

Quando si ha un proprio sito web, non ci si deve preoccupare che una piattaforma chiuda definitivamente i battenti o che violi qualche regola oscura o ambigua. Non è possibile che il vostro sito venga sospeso o bandito da Internet. Il blocco dell'accesso o la rimozione del sito web richiederebbero un comportamento estremo, come una palese violazione del copyright. Anche in questo caso, se il vostro provider di hosting vi crea problemi, potete semplicemente cambiare provider e spostare il vostro dominio e il vostro sito web su un altro senza che nessuno se ne accorga. Detto questo, è buona norma tenere un backup del proprio sito web in locale.

Inutile dire che con Mostly Here ho sposato la causa.

Non è tecnologia, strettamente parlando, ma è rilevante per tutti noi che stiamo davanti allo schermo ore e ore: gli occhiali con filtro per la luce blu fanno bene? O, almeno, fanno qualcosa? Beh, a quanto pare mica tanto (opens new window).

Come chiudere questa sezione? Con un articolo (opens new window) che spiega come funzionano (e che differenza c'è) tra i comandi di Shutdown, Poweroff, Halt e Reboot in Linux.


Sky-scrapers
Sky-scrapers ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Ricordiamo tutti le conversazioni con i nostri genitori sull'utilità di imparare la matematica a scuola. Che utilità ha nella nostra vita futura? Non ci hanno mai dato una risposta soddisfacente. In questo post Nat Eliason ne offre una (opens new window): serve a dimostrare che si possono fare cose difficili. In che senso? La capacità di fare cose difficili è forse l'abilità più utile che si possa promuovere in se stessi o nei propri figli. E la prova che si è in grado di farle è una delle risorse più utili che si possa avere nel proprio curriculum di vita. Dice Eliason: "L'immagine che abbiamo di noi stessi è composta dalla consapevolezza di aver saputo mettere alla prova le nostre capacità". Intende semplicemente dire: più cose difficili uno si spinge a fare, più si sentirà competente. Attenzione, però: "fare cose difficili" è diverso per ciascuno di noi. Per alcuni è completare una maratona, per altri è guarire dopo un infortunio. I nostri nonni dicevano: se non ti uccide, ti renderà più forte.




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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