[Mostly Weekly ~227]
Panchine di Tokyo e supremazia quantistica
A cura di Antonio Dini
Numero 227 ~ 09 luglio 2023
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In the time of your life, live–so that in that wondrous time you shall not add to the misery and sorrow of the world, but shall smile to the infinite delight and mystery of it
– William Saroyan
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Editoriale
L'intelligenza artificiale sta rivoluzionando le ipotesi sulla grammatica universale di più antica data. Si sta infatti scoprendo che i modelli di apprendimento automatico funzionano (anche) come il cervello umano (opens new window).
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Importante
Cosa fare se la casa trabocca di libri (opens new window). Emily Grosvenor offre alcuni consigli di interior design per i bibliofili in difficoltà
Alcuni dei più grandi marchi mondiali supportano involontariamente la diffusione di siti web di notizie inaffidabili generate dall'AI. (opens new window)
Il Pixel Fold (opens new window) è un dispositivo potente con uno schermo interno adatto all'intrattenimento, ma sembra che sia lontano dalla grandezza per almeno una generazione.
L'intelligenza artificiale sta uccidendo il vecchio web (opens new window) mentre il nuovo web fatica a nascere
L'intelligenza artificiale generativa può rendere più produttivi i programmatori esperti, eliminando potenzialmente i compiti svolti dagli sviluppatori più giovani, mentre le aziende utilizzano questa tecnologia per risparmiare denaro (opens new window) (originale (opens new window)).
Ex dipendenti di Amazon e Goodreads raccontano come Amazon abbia semi-abbandonato il sito di recensioni di libri Goodreads con risorse limitate mentre veniva usato per estrarre i dati generati dagli utenti (opens new window). (Originale (opens new window)).
Yamato
Benchii (ベンチ)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è benchii (ベンチ), semplice calco dall'inglese che fa entrare il termine bench, "panchina", nel dizionario nipponico usando il sistema di scrittura katakana, quello comunemente usato per scrivere parole straniere, termini tecnici e suoni onomatopeici. La panchina, lo ricordo, è l'elemento di arredo urbano progettato per offrire un posto a sedere in spazi pubblici come parchi, piazze, marciapiedi o giardini.
Quando ne vedete una, non importa quanto particolare, la riconoscete subito anche se non ci fate troppo caso: le panchina hanno stili diversi ma sono costituite quasi sempre da una struttura orizzontale lunga, realizzata in materiali come legno, metallo o plastica, con una superficie piana su cui le persone possono sedersi.
Le panchine alle volte hanno uno schienale e anche dei braccioli per offrire un maggiore comfort. Ma quel comfort viene a un prezzo preciso: impedisce di sdraiarsi. Perché le panchine sono un tipo di arredo urbano che viene usato dalle amministrazioni locali per comunicare una presa di posizione piuttosto netta. Le città infatti si dividono in quelle che hanno una politica di "panchine zero" e in quelle che ne hanno poco o molte. Milano, dove vivo, è una città a panchine zero o quasi (fanno eccezione i parchi cittadini) come del resto Tokyo. Le panchine su cui sdraiarsi agli amministratori non piacciono e c'è un disegno dietro. È il desiderio di impedire che si accumulino i nullafacenti e che sulle panchine soggiornino dei senza casa.
Purtroppo, a me le panchine piacciono particolarmente. Sono una specie di boa che permette la navigazione urbana del flâneur, che è uno dei miei sport preferiti. Quando si esplora una città e la sua gente, passeggiando senza una meta precisa, immergendosi nella vita urbana e osservando il flusso delle persone e dell'ambiente circostante, le panchine sono punti di approdo fondamentali oltre che gratuiti. A Milano più rari di un Gronchi rosa, e anche a Tokyo mica così comuni, servono a tirare il fiato ma anche ad avere una prospettiva diversa. "Seduta" oltre che statica. Fondamentale.
In ogni città dove sto o vado più di frequente, dalla "mia" Firenze a Milano, da San Francisco a New York, c'è una panchina che ho eletto come "mia" e dove torno quando posso. La raggiungo seguendo traiettorie spesso diverse, per arricchire un po' la prospettiva e il piacere del fare flanella, ma alla fine la trovo sempre e mi ci siedo. Magari bevo un po' d'acqua, allungo le gambe, mi guardo attorno, distendendo le braccia e appoggiandole alla spalliera. Talvolta curioso nel telefono, altre volte leggo un po' sul Kindle o con un libro di carta. In generale mi guardo attorno.
Basta stare fermi abbastanza a lungo perché il mondo cominci a cambiare attorno e il mio senso di presenza paradossalmente aumenti. Se poi riesco a tornare, più o meno negli stessi orari, per più giorni di fila, o in stagioni diverse, posso pian piano notare i cambiamenti.
Siccome vedo come leggo, cioè abbastanza lentamente (ma guardo come scrivo, cioè molto velocemente), amo rallentare e fermarmi su un panchina per darmi il tempo di vedere. Una benchii che a Tokyo devo ancora trovare, anche se mi sto organizzando per rimediare, non abbiate paura.
Italiana
Migliori siti per vedere webcam in diretta (opens new window)
La moda delle borse troppo piccole per contenere qualcosa (opens new window): nemmeno lo smartphone o una carta di credito, eppure da anni piacciono molto sia alle case di moda che agli appassionati
Né realtà né soggetto: dove abitano le sensazioni? Il filosofo Emanuele Coccia riprende l’antica idea (opens new window) delle “specie intenzionali”.
P.G. Wodehouse, scrittore geniale e frivolo, obiettivo della cancel culture (opens new window). Un bel documentario del 1989 della BBC sull'autore e umorista britannico (opens new window).
Secondo un tribunale argentino i diritti d’autore delle opere di Jorge Luis Borges (opens new window) spettano ai nipoti di María Kodama, vedova dello scrittore
Multimedia
Moog One - A Meditation On Listening (opens new window)
Brad Paisley DJ Duel/Hot For Teacher (opens new window)
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Tsundoku
Close to the Machine (opens new window): Technophilia and Its Discontents di Ellen Ullman
Technopoly (opens new window): The Surrender of Culture to Technology di Neil Postman
This Machine Kills Secrets (opens new window): Julian Assange, the Cypherpunks, and Their Fight to Empower Whistleblowers di Andy Greenberg
Hamlet on the Holodeck (opens new window): The Future of Narrative in Cyberspace di Janet Murray
Coffee break
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Al-Khwarizmi
Passatempi per l'estate: Password Game (opens new window).
L'iPad avrebbe dovuto rivoluzionare l'accessibilità. Cosa è successo invece? (opens new window)
Perché la "TwitterMigration" è fallita? (opens new window)
Il bonus più figo per chi lavora nel settore tecnologico è la libertà (opens new window).
Non so se ve lo siete mai chiesto, ma cos'è il quantum computing? (opens new window) E come mai servono i supercomputer classici per farlo funzionare? (opens new window) Sul tema, nel mio piccolo, ho scritto anche io (opens new window).
La coda lunga
L'intelligenza artificiale e la fine della scrittura: alcune conseguenze (opens new window). Presto non sarà più necessario scrivere quasi niente. L'intelligenza artificiale lo farà per noi. Con tutto il tempo libero che avremo a disposizione, potremmo provare a ripensare il modo in cui impariamo, lavoriamo e comunichiamo.
I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.
“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”
– G.K. Chesterton
END
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