[Mostly Weekly ~217]

Le cartelle dei bambini e la sicurezza delle AI


A cura di Antonio Dini
Numero 217 ~ 30 aprile 2023

Buona domenica e benvenuti! Io sono Antonio Dini e questa è sempre Mostly Weekly, la newsletter settimanale che esce quando è pronta.

Un classico: perché il cockpit si chiama cockpit (opens new window).

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Qui trovate l'archivio.

Intanto, buona lettura.


One’s mind, once stretched by a new idea, never regains its original dimensions
–– Oliver Wendell Holmes



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Editoriale

Sono contrario all'utilizzo di tonnellate di materiale scolastico, sotto forma di libri decisamente costosi ed ergonomicamente sbagliati soprattutto con i bambini più piccoli (le elementari), che oltretutto non vengono gestiti in maniera sensata dai docenti e creano il bisogno di orribili e pesantissime cartelle, con o senza ruote. Andare a scuola a otto anni con un mini-trolley pieno di libri? Mi sembra assurdo persino scriverlo.

Tuttavia, sono parimenti contrario all'uso della tecnologia in maniera indiscriminata. Soprattutto a scuola, soprattutto con tablet (iPad inclusi) e Chromebook. Per me non ha senso che dei bambini debbano registrare degli account e comincino ad avere dei bisogni tecnologici a quell'età. Secondo me usare in questo modo la tecnologia crea sostanzialmente forme di addestramento (perché a quell'età le singole tecnologie di aziende in competizione sul mercato sono anche modi per creare una base di consumatori) anziché metodi di apprendimento.

Senza contare il sottoprodotto delle distrazioni, che con un computer acceso si moltiplicano rispetto all'attrito della carta e dei libri tradizionali: la guerra per impedire ai ragazzini di fare i videogiochi sui computer di scuola durante la lezione (opens new window) mi fa ripensare alle cartelle-trolley con tonnellate di libri fuori sagoma e pensare: stiamo di nuovo sbagliando bersaglio. Alla grande. E non fatemi neanche cominciare con le lavagne-computer, per favore.

Se cercate una parte in positivo di questo articolo, però, non c'è. Non mi occupo di didattica, non sono un pedagogo. Posso dire solo la mia opinione, per quel che vale. E questa è che penso che serva immaginare un modo diverso per fare didattica e penso anche che il digitale non debba essere uno strumento obbligatorio. Il digitale (internet, computer e app) consente la diffusione delle idee, delle pratiche, dei modi, e fa crescere le competenze e la cultura, in questo caso di chi insegna. Dovrebbe essere chiaro che possiamo diventare una società migliore, se usiamo bene il digitale. E questo dovrebbe dare spazio a un pensiero migliore, innovativo e diffuso in modo più semplice su come si fa didattica. Magari senza neanche usarlo, il dannato computer. Soprattutto alle elementari.

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Brionvega
Brionvega ~ Foto © Antonio Dini

Importante

Guardia e ladri con la crittografia: una bella storia del New Yorker (opens new window) che racconta come fanno i cattivi a comunicare in maniera protetta e come fanno i buoni a infiltrare e sgominare le bande di criminali oggi.

E visto che ci siamo: come fa la polizia (americana) a tracciare le transazioni (opens new window) fatte con le criptovalute? (Archivio (opens new window))

Imparare a disegnare una figura che corre: la lezione di Hayao Miyazaki (opens new window) (è nelle piccole cose che si vede tutto).

Una breve lezione sul minimalismo digitale: Scott Nesbitt (opens new window).

La storia di Brooks Headley (opens new window), punk-drummer-turned-chef e il suo burger joint vegetariano,

Dopo il concerto, fanno una prenotazione all'ultimo minuto in un ristorante di Barcellona: Bruce Springsteen, Steven Spielberg e Barack Obama (opens new window). Che cena.

Le eruzioni dei grandi vulcani, se sono vicini al mare o addirittura sottomarini, fanno stragi di pesci (opens new window) in una maniera piuttosto crudele.

Imparare l'umiltà cosmica (opens new window), tanta roba.

La brutta storia dei passaporti validi ma scaduti che sta creando qualche problema (opens new window) ai cittadini del Regno Unito che vogliono entrare nei paesi dell'Unione europea (per via della Brexit, ovviamente).

Una lezioncina su come funzionano i nodi (opens new window) delle stringhe per le scarpe (e perché li sbagliamo quasi sempre).


Yamato

Shichinin no Samurai (七人の侍)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è il titolo di un film molto famoso: Shichinin no Samurai (七人の侍), cioè i sette samurai. Che in realtà sarebbero "sette persone samurai", perché 七 (shichi) significa "sette", 人 (nin) significa "individui, persone", の (no) è la particella che indica la relazione tra i sostantivi (il nostro "di") e 侍 (samurai) indica i guerrieri tradizionali giapponesi.

Il film di Akira Kurosawa è ambientato nel Giappone medioevale e racconta la storia di un gruppo di sette samurai che viene assunto dai contadini di un villaggio per protezione dai banditi. È un western (letteralmente oltre che schematicamente) e copre tutte le tematiche del genere nel suo periodo classico: il coraggio e la lealtà, il valore nella diversità, la critica alla guerra, il senso di essere umani e perché è importante.

Samurai in giapponese si scrive con il kanji 侍 e deriva dalla parola sabura, che vuol dire servire. I samurai infatti erano guardie del corpo, servitori e in un certo senso consiglieri militari dei daimyō, i signori feudali giapponesi. I samurai sono però diventati una classe privilegiata dell'antica società giapponese, vivevano spesati e coccolati nei castelli dei loro signori e si dedicavano all'addestramento militare e alla pratica delle arti marziali. Il loro codice morale, che era rigoroso e che erano obbligati a seguire, si chiamava bushido ed enfatizzava la lealtà, il coraggio e l'autocontrollo.

Tuttavia i samurai sono diventati anche una influenza forte per lo sviluppo della mentalità militaresca e delle ambizioni imperiali del Giappone. Nonostante questo, durante la Restaurazione Meiji del 1868, l'imperatore abrogò il sistema dei daimyō e abolì la classe samurai, trasformando il Giappone in una nazione centralizzata guidata dall'imperatore. Tuttavia, la mentalità samurai e i valori del bushido sono tutt'altro che scomparsi: rimasero all'interno della cultura e della società, soprattutto in ambito militare.

Tanto che, durante la prima metà del XX secolo, l'ethos samurai e il culto dell'onore e del sacrificio personale hanno svolto un ruolo importante nella formazione della società giapponese, compresa la sua ideologia militare. In particolare, il concetto di "morire per l'imperatore" (il gyokusai) è stato promosso come un valore supremo, e molti soldati e civili lo hanno abbracciato scegliendo di morire in combattimento in nome proprio di questa idea.

Finita guerra, la forza di occupazione militare americana ha proibito la pratica delle arti marziali e di tutte le organizzazioni legate ai samurai, con l'obiettivo non tanto di pacificare la società quando di eliminare uno strumento di propaganda militarista interno estremamente pericoloso. Dopo la resa dell'Imperatore, infatti, il rischio che ci fossero colpi di mano interni (sulla falsariga di quel che era successo in Cina) era forte.

Tuttavia, con il passare del tempo e la stabilizzazione della situazione interna, le restrizioni sono state gradualmente allentate e la cultura dei samurai e delle arti marziali in generale è stata nuovamente accettata. Oggi le arti marziali giapponesi sono praticate in tutto il mondo, mentre la classe dei samurai non esiste più e non ci sono persone che si identifichino direttamente come samurai o diretti discendenti di samurai (con lo scopo di validare la propria posizione sociale). La pratica del bushido però è continuata come insegnamento filosofico, come pratica ad esempio nella vita quotidiana e nel mondo del lavoro, e soprattutto come guida per una parte degli artisti marziali.

I sette samurai è in film ancora più rivoluzionario, al di là della perizia tecnica e della bravura artistica di Kurosawa e dei suoi collaboratori e attori, per i messaggi che propone. Il film infatti esalta una idea parzialmente differente da quella tradizionale della cultura samurai, e parla da un lato di lealtà, amicizia ma dall'altro anche del valore dell'eroismo nelle azioni delle persone più umili e nella ricerca della giustizia e libertà. Manca solo la frontiera americana e poi diventa davvero un western.


Italiana

La redazione di Login è molto più smart di quel che sembra. Del tema degli "organizer" da viaggio (opens new window) per tenere in ordine i bagagli e non sgualcire vestiti, scarpe e camicie durante i viaggi, in Italia si parla troppo poco. Altra voce sul tema: Il Post (ma in chiave più identitaria che giornalistica).

Una intervista molto interessante (opens new window) di Giorgiomaria Cornelio a Edoardo Rialti e Dario Valentini a partire da un’antologia di racconti di prossima uscita per Bompiani: L’anno del fuoco segreto (opens new window).

Se i vostri propositi sono diventati una statistica, vi suggerisco un nuovo approccio per il resto dell’anno: create una lista di antipropositi (opens new window).

Una riflessione (opens new window) su cosa sono il pensiero lento e il pensiero veloce.

E una, più specifica, su cosa significa persuadere (opens new window).


Multimedia

Tone mod facile facile: come rendere uno Skylark della Gibson (opens new window) (praticamente un Mustang della Fender più economico) una piccola belva.

Il ‌South China Morning Post ha un bel video che racconta la storia di Kai Tak (opens new window), l'aeroporto di Hong Kong.

La recensione video di iA Writer (opens new window) e quale usare iPad (opens new window) se siete autori/scrittori.

Se siete fan di Star Trek, preparatevi a un’emozione unica. Se non lo siete, state comunque guardando il futuro del cinema: Regeneration (opens new window).


Tsundoku

Marcel Theroux è uno scrittore e sovietologo piuttosto noto, ma non sapevo niente dell'incredibile ricerca che aveva fatto per questo romanzo. The Sorcerer of Pyongyang (opens new window) è la storia, documentatissima, di un ragazzino nordcoreano che vive come tutti i ragazzini del mondo, solo che lo fa in un paese dove la paura della carestia e del leader incombe sempre. Jun-su è adolescente quando un giorno scopre il manuale di Dungeons and dragons e la sua vita cambia, e la sua prospettiva di vita cambia.

Wired Crossed di Ed Templeton (opens new window). In parte libro di ricordi, in parte documento della sottocultura “fai-da-te” dello skateboard intrisa del punk degli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000.

La storia di una amicizia molto particolare: quella tra Amy Winehouse e il fotografo Blake Wood, è il presupposto di questo straordinario racconto (opens new window) per immagini della musicista pubblicato da Taschen.

Come sarà Parigi nel XX Secolo (opens new window)? Scritto nel 1860, questo romanzo di Jules Verne mai pubblicato è stato recuperato nel 1989 e pubblicato nel 1994. È straordinario e cupissimo, da leggere.


Coffee break

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Al-Khwarizmi

Mille nuovi strumenti (opens new window) di AI da guardare.

Lo streaming di musica generata dalla AI: Apollo (opens new window).

È cominciato tutto praticamente con lui, trenta anni fa: auguri Mosaic (opens new window).

Google ha aggiornato la sua app Authenticator (opens new window), ma non tutti sono felici.

L'Europa sta spingendo la ricerca sugli algoritmi (opens new window) per rendere responsabili (ed eventualmente punibili) i big del tech.

Non uso 1Password (non mi piace più) ma la app ha aggiunto funzioni di gestione anche delle chiavi SSH e i token delle API (opens new window) per chi fa sviluppo.


Il porto
Il porto ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Siamo sicuri che la AI sia sicura? Già oggi, mica tanto. Ad esempio, un attacco si chiama Prompt Injection (opens new window): se qualcuno utilizza un LLM per, ad esempio, elaborare le proprie e-mail, l'invio di un'e-mail con una stringa di testo accuratamente elaborata potrebbe consentire a un attaccante di prendere il controllo di quella LLM e fargli fare qualcosa di diverso da quanto previsto. È solo teoria?




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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