[Mostly Weekly ~214]

La Trabahanza e altre suggestioni


A cura di Antonio Dini
Numero 214 ~ 09 aprile 2023


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Un po' di archeologia e mistero nel Mac: perché c'è lo screenshot del paper di Satoshi sui bitcoin nascosto dentro macOS? (opens new window)

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L'archivio dei vecchi numeri

Intanto, buona lettura e auguri di una serena Pasqua.


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The illiterate of the twenty-first century will not be those who cannot read and write, but those who cannot learn, unlearn, and relearn
–– Alvin Toffler



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Editoriale

Un amico mi ha chiesto: ma cosa sei andato a fare a Buenos Aires per due settimane? La risposta l'ho trovata strada facendo: una "Trabahanza", cioè "trabaho" e "vacanza". Nel senso: avevo veramente bisogno di luce e di ricaricare le batterie, stare un po' in una città nella quale non avrei altri motivi per andare ma che perderla è un peccato, e comunque per lavorare come faccio (da casa) tutti i giorni, anche se con un ritmo rallentato.

Sono anni che leggo (e scrivo) dei nomadi digitali, quella gente che ha scelto di lavorare a distanza da altre parti del mondo grazie a computer e reti. Ma, pur viaggiando per lavoro abbastanza, non avevo mai fatto una esperienza appena più sostenuta fuori porta: venticinque anni solo di viaggi con un obiettivo immediato (un reportage, una inchiesta) e "code" di cose da fare e di cui tenere le fila in Italia. Questo a Buenos Aires è stata invece un cambiamento di prospettiva, cercato e fatto per cercare di vivere rapidamente (non potevo stare oltre le due settimane) e in maniera rilassata ma intensa, un'esperienza di nomadismo digitale.

L'ho fatta adesso, finché l'età, il lavoro e le mie energie (oltre al contesto familiare) me lo permettono. È andata più che bene, è stata una esperienza molto interessante anche se a tratti faticosa, perché comunque il fuso orario è una brutta bestia anche se solo di cinque ore. Vivere in un'epoca in cui è possibile fare questo è straordinario e dovrebbe essere preso in considerazione di più da tutti. Aggiungo che Buenos Aires (amata dai nomadi digitali (opens new window) che ci vanno spesso (opens new window)) è una città eccezionale, al di sopra delle aspettative, e che l'idea di camminare nel mondo senza conflitti dimostra che quello che sta succedendo in Ucraina dovrebbe essere fermato il prima possibile. Stiamo buttando via alcune tra le più grandi occasioni di sempre: la possibilità di vivere come veri cittadini del mondo senza isolarci o perderci, attraversando il pianeta per incontrarci, scoprirci e conoscerci, anziché per invadere con il commercio o le armi (opens new window) oppure consumare con il turismo (opens new window) i luoghi altrui.

Una coda su Buenos Aires: mentre ero là è morta María Kodama, la vedova ed erede unica di Jorge Luis Borges (opens new window). È morta senza eredi e senza testamento. Questo pone il tema dell'eredità (dello scrittore) in maniera piuttosto importante (opens new window), e tocca anche il Centro Culturale Borges (opens new window), sopra le Galerias Pacifico (opens new window) (accanto al vecchio Harrods (opens new window), l'unico fuori dal Regno Unito, oggi abbandonato) in cui ho passato un paio di pomeriggi a leggere e scrivere. L'eredità di Borges (opens new window) sono le sue carte e i suoi manoscritti, fondamentalmente, ma sono anche le attività legate al suo nome, le iniziative della fondazione, il patrimonio dei diritti delle sue opere e il legato di questo eccezionale scrittore. E il destino del Centro Culturale stesso. Vi terrò informate su cosa succede.

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La Boca
La Boca ~ Foto © Antonio Dini

Importante

La leadership cinese da tempo ci sta dicendo (opens new window) (qui l'archivio (opens new window)) che si sta preparando alla guerra: non si capisce perché non dovremmo prenderla sul serio. Anche perché (e di questo non sentirete parlare sui nostri giornali) non si tratta di imporre una nuova supremazia, non è su questo che si basa la nuova competizione, ma sull'imporre un nuovo ordine del mondo (opens new window) (qui l'archivio (opens new window)), con un nuovo sistema di regole. È una differenza che può sembrare marginale, ma non lo è. Intanto, secondo il gruppo di esperti che prevedono le cose, noti come superforecaster (opens new window), il 2036 è la data più probabile per l'inizio di un conflitto armato tra Australia e Cina. Il resto è quasi una conseguenza (Taiwan è già perduta, per esempio).

Un articolo della MIT Technology Review (opens new window) fatto apposta per spaventare i colletti bianchi che non hanno la più pallida idea di cosa sia la tecnologia e come funzioni: "Nell'analisi più recente, Tyna Eloundou, Sam Manning e Pamela Mishkin di OpenAI, insieme a Daniel Rock dell'Università della Pennsylvania, hanno scoperto che i modelli linguistici di grandi dimensioni come GPT potrebbero avere un qualche effetto sull'80% della forza lavoro statunitense. Hanno inoltre stimato che i modelli di intelligenza artificiale, tra cui il GPT-4 e altri strumenti software previsti, influirebbero pesantemente sul 19% dei posti di lavoro, con almeno il 50% delle mansioni in questi posti di lavoro "esposte". A differenza di quanto abbiamo visto nelle precedenti ondate di automazione, i posti di lavoro a più alto reddito sarebbero i più colpiti. Tra le persone il cui lavoro è più vulnerabile: scrittori, designer web e digitali, analisti quantitativi finanziari e, nel caso in cui steste pensando di cambiare carriera, ingegneri della blockchain". Viene un po' da ridere, ma è il modo con il quale la nostra società (a partire da quella americana) sta addomesticando e modellando l'idea di intelligenza artificiale.

Il racconto giornalistico di una persona che vive per strada a Lisbona (opens new window) fatto dalla persona stessa è da un lato una testimonianza davvero forte di un problema che semplicemente non vediamo, noi fortunati che abbiamo un tetto sulla testa. Dall'altro è anche un esempio di come i media condizionino le modalità di comunicazione e cambino i ruoli. Non è gonzo journalism, è semplicemente giornalismo dal basso e partecipazione.

Il Bare-minimum Monday (opens new window) è la nuova frase che cerca di integrare il senso di disagio crescente in Europa e negli Stati Uniti verso l'attuale modello di vita, lavoro e consumo. Dopo il quiet quitting, Great Resignation e Loud layoffs. A parte il bisogno di mettere etichette sempre nuove, comincia a prendere forma il profilo di un fenomeno complessivo che riassume e articola le altre modalità viste sin qui e traccia una traiettoria di crisi che sta crepando male alcuni dei pilastri della nostra società attuale. Personalmente consiglio la lettura appaiata anche a quest'altro articolo che cerca di capire (opens new window) come e perché molti strumenti di controllo e gestione del tempo e di organizzazione delle attività siano usciti fuori dall'ufficio e siano entrati nelle nostre vite.


Yamato

Omiyage (お土産)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è omiyage (お土産), che significa regalo o souvenir. In realtà la parola お土産 è composta da tre caratteri: "o" (お), "mi" (土), e "yage" (産).

Il primo carattere "o" (お) è un nostro vecchio amico: è il prefisso onorifico utilizzato per esprimere rispetto e cortesia. Il secondo carattere "mi" (土) significa "terra" o "suolo", ma in questo contesto viene utilizzato per riferirsi al luogo di origine del regalo o del souvenir. È la terra (posto) di origine. Infine, il terzo carattere "yage" (産) significa "prodotto" o "frutto", e indica l'idea di un oggetto che è prodotto in un determinato luogo e rappresenta una particolare cultura o tradizione.

Se mettiamo assieme questi tre caratteri "o-mi-yage" salta fuori l'idea di un regalo o un souvenir che rappresenta un luogo di origine specifico e la cultura associata ad esso, offerto con rispetto e gratitudine. Facile, no? Anche l'etimologia italiana di "regalo" ha un significato, ma è legato a una tradizione e a un tipo di gesto specifico: deriva infatti dal latino "regalis", che significa "regale" o "dignitoso", e originariamente indicava un dono fatto da un sovrano o una persona rango. Invece l'etimologia francese di souvenir deriva dal verbo francese "se souvenir", che significa "ricordare". Questa a sua volta deriva dal latino "subvenire", che significa "ricordare qualcosa a qualcuno" e si collega quindi all'idea di un oggetto o un'immagine che rappresenta un ricordo o una testimonianza di un'esperienza vissuta. Due parole che contengono pezzetti di dna (la il gesto regale e l'oggetto che fa da il ricordo di qualcosa a qualcuno) che invece nella parola giapponese omiyage è fuso assieme,

Ho il ricordo di due cari amici di Tokyo che erano venuti in Italia per una vacanza ed erano passati da Firenze a trovarmi e mi avevano portato un pacchettino ben confezionato con dolcetti squisiti (a ricordarsi cosa fossero: me li sono sbafati poco meno di venti anni fa). Era il loro omiyage "dal" Giappone per me in Italia. Perché questo tipo di pratica è molto diffusa e viene utilizzata come forma di ringraziamento o per mostrare il proprio affetto verso amici, parenti o colleghi di lavoro.

La tradizione dell'omiyage è molto radicata nella cultura giapponese, e viene spesso associata alla cultura del viaggio. Durante un viaggio, le persone acquistano omiyage in luoghi di interesse, per portare a casa e condividere con la propria famiglia o amici. Ma funziona anche nella direzione opposta: porti un pezzetto della tua terra quando vai a trovare i tuoi amici che stanno lontani.

Ci sono molti esempi di omiyage nella cultura giapponese. Ad esempio, i visitatori del santuario di Itsukushima (厳島神社, Itsukushima Jinja), situato sull'isola di Miyajima, spesso acquistano dei biscotti chiamati momiji manju (紅葉饅頭), che sono dolcetti a forma di foglia d'acero (紅葉) ripieni di pasta dolce di fagioli rossi azuki (饅頭). Questi biscotti sono un omiyage tradizionale di Miyajima, e sono molto apprezzati dai famigliari più golosi che aspettano frementi il ritorno dei propri cari dal pellegrinaggio.

Un altro esempio di omiyage molto kitsch è il "Tokyo Banana", un dolce di Tokyo che viene spesso acquistato come souvenir. Il Tokyo Banana come dice il nome (ma bisogna fidarsi fino a un certo punto dei nomi) è un dolce a forma di banana, ma fatto con crema alla vaniglia all'interno. È spesso confezionato in scatole decisamente eleganti e decorate, che lo rendono perfetto come regalo o souvenir. Ricordiamoci tutti che il pacchetto regalo (包み tsutsumi) è importante quanto se non più del regalo stesso. Non sempre, ma spesso, perché l'affetto inizia dalla confezione. Separare le due cose (il regalo dalla sua confezione) è una sgrammaticatura importante.

L'omiyage è una pratica che riflette l'importanza della cortesia e della gratitudine nella cultura giapponese. Viene spesso associata alla cultura del viaggio, ma come accennavo sopra può anche essere utilizzata in altri contesti, come ad esempio per mostrare il proprio apprezzamento a colleghi di lavoro o amici. L'omiyage però ha anche un altro aspetto, che tutti quelli che vanno in giro per ristoranti, per cantine, per cercare magneti da frigo o qualsiasi altra cosa del genere, sanno molto bene. Il souvenir rappresenta anche un'opportunità di esplorare nuovi luoghi e di scoprire prodotti locali unici, rendendolo una pratica apprezzata e piacevole.

La carta dell'omiyage dei miei amici, che alla fine si è persa in un trasloco di alcuni anni dopo, è stata a lungo un ricordo piacevole della loro visita, anche quando i dolcetti erano ormai solo una sensazione lontana sepolta sotto quel ricordo. È stata un souvenir d'un passé lointain, mi verrebbe da dire.


Italiana

Una cosa su Apple, l'azienda tecnologica: in Italia viene costantemente "martellata". O criticata. Oppure comunque sminuita. Partendo dall'assunto che, se ne parli "bene", è pubblicità o son marchette. Non penso sia malafede, invece, penso sia un vero e proprio bias. L'idea giornalistica che c'è dietro è che l'indipendenza passa attraverso la critica, a prescindere. Quanto più sei cattivo, quanto più sei indipendente. O quantomeno, l'implicito è questo. Un esempio: lo streaming di musica classica con la nuova app Classica, che ho recensito qui (opens new window). Da un lato il Post pubblica un articolo con una voce critica (I servizi di streaming musicale non sono fatti per la musica classica (opens new window)) da cui si evince che la rivoluzione non c'è: "Per gli appassionati è da sempre un problema e Apple sta investendo nella ricerca di una soluzione, ma non è facile". Sembra scritto prima dell'uscita dell'app o quantomeno da parte di persone che non l'hanno mai usata (e non ascoltano musica classica). Invece, dall'altro c'è l'articolo originale dal quale è partita la storia italiana. È del Wall Street Journal e non è per niente cerchiobottista. Invece, il Journal parte direttamente da cosa ha fatto Apple e ne parla oltretutto in termini più comprensibili e onesti: "Apple Wants to Solve One of Music’s Biggest Problems (opens new window)" spiegando: "Dimenticate il metaverso. Il futuro è rappresentato dai metadati. Ecco come l'azienda di maggior valore al mondo ha costruito un modo migliore di ascoltare Mozart e Beethoven". Anche The Verge fa un ragionamento simile e ancora più esplicito: "Why can’t more music apps be like Apple Music Classical? (opens new window)" e spiega: "Sebbene non sia perfetta, l'app abbraccia i metadati a un livello da cui molte altre app potrebbero imparare.". Voi direte: sono punti di vista, dentro gli articoli poi ci sono tutte le informazioni. Sapendo che raramente le persone vanno oltre il titolo e sommario, ma anche se in questo caso ci vanno, a me viene da dire: non è così, non sono opinioni. Una volta o due può darsi, ma quando da noi c'è sempre lo stesso attacco preventivo a prescindere, la stessa bacchettata sulle dita, forse è un bias tutto italiano che riguarda solo Apple. Ci sarebbe da chiedersi perché tanto accanimento: invidia?

Invece, non c'è nessun perché da chiedersi per altri articoli: il Corriere prosegue la sua corsa vertiginosa verso il passato e ci regala l'intervista a Sandra Milo (opens new window) che ha appena compiuto 90 anni (oltretutto il mio ricordo del personaggio televisivo assai "leggero" è molto distante da come è impostata l'intervista). E poi c'è l'imprescindibile articolo di attualità che racconta le coppie che vivono in due case (opens new window), "storicamente sempre una scelta della nobiltà" e oggi segno di una società boh, forse moderna? Strana? Devastata? Costretta a spaccarsi attraverso l'Italia per mettere assieme uno stipendio? Culturalmente incapace di costruire nuovi ruoli comuni dopo il tramonto di quelli tradizionali e paternalistici? Non tirerete una risposta sensata neanche se usate il rastrello. Il nostro giornalismo preferisce far percolare gli aspetti più pruriginosi, mica offrire una prospettiva suffragata da numeri e studi o quantomeno analisi che affondino per più di un millimetro sotto la pelle del reale, presunto o autentico che sia.

Per la nuova collezione "mela-c-v", la storia di Mimi Sheraton (opens new window), gigantesca critica gastronomica americana (qui la storia in inglese, spiegata bene come si suol dire (opens new window)).

Per qualche singolare ragione i miei concittadini fiorentini pensano sempre a nuovi modi per rendere la grande belluria di Firenze una carciofata anche rumorosa. Tipo far passare degli elicotteri su e giù per l'Arno all'altezza del centro storico (opens new window) con i turisti sopra: giro panoramico stile Las Vegas o New York. Si vede che non gli bastava come l'hanno ridotta a livello del suolo: l'inquinamento acustico come nuova frontiera della modernità. E anche prove generali in vista della nuova pista di Peretola, perpendicolare all'abitato.

Sempre a Firenze, per fortuna c'è ancora gente che ragiona di cose interessanti. Ad esempio, la metafisica (opens new window). Perché esistiamo? E perché mai siamo addirittura coscienti? Per rispondere a queste due domande, o almeno per provarci, serve partire da alcune questioni "fondamentali".

Infine, tentativi di spiegare alcune delle idee più balzane (opens new window) della Destra di governo.


Multimedia

Sono felice: temevo che la pandemia me l'avesse portato via, invece il presentatore di Premier Guitar, John Bohlinger (opens new window) è ancora vivo e lotta assieme a noi (con capelli bianchi, postura stralunata ma stile invidiabile e lucidità notevole). Qui si fa raccontare (opens new window) il rig di Satchel degli Steel Panther, che qui invece un po' di tempo fa dialogava con Ray Benson (opens new window) della sua Telecaster "Texas Sized". Io ve lo dico: i rig rundown di Bohlinger sono uno spettacolo.

Visto che parliamo di chitarre, ecco Jimi Hendrix che suona ben due chitarre acustiche (opens new window) (c'erano anche quelle) in due video più o meno rari. Il primo era noto e la dodici corde oltre al set un po' imbarazza il musicista, mentre la seconda sei corde tradizionale dimostra che non è l'attrezzatura ma sono le mani dell'artista a fare la differenza (addirittura da elettrico ad acustico il tocco è sempre quello).

Thomas Bangalter (opens new window), metà del duo dei Daft Punk, va nel mondo senza maschera e con il suo nome, rivelando le sue doti di compositore. Mythologies (opens new window) è un album (opens new window) tradizionale per orchestra, ed è tanta roba (opens new window). L'ha pubblicato Erato ed è stato composto per la Opéra National de Bordeaux. "Dopo tre decenni di lavoro con sintetizzatori, drum machine, pedali per chitarra e computer, Bangalter dice di aver trovato i vincoli della musica classica liberatori".


Tsundoku

Sapete che Woody Allen è uno dei miei scrittori preferiti? In Italia lo ha scoperto Umberto Eco e infatti da ragazzino i suoi libri, brevi e piuttosto divertenti, li pubblicava Bompiani. Adesso La Nave di Teseo, che con Bompiani da un lato e Umberto Eco dall'altro ha un rapporto piuttosto stretto, ha deciso di ritornare alla carica e fa un'opera meritoria: ripubblica le sue vecchie opere. I libri sono appena arrivati, quindi ci sta che potreste non trovarli o che i link saltino e si spostino, perché si sa che i nostri editori sono un po' dei ciula quando si parla di tecnologia. Ma tant'è. Intanto io me li sono presi e sto passando la Pasqua a leggermeli.

Dopo l'autobiografia (stupenda) A proposito di niente (opens new window) e la raccolta di racconti fulminanti Zero gravity (opens new window), ecco dunque Rivincite (opens new window), con introduzione di Umberto Eco e postfazione di Daniele Luttazzi. È il primo del nuovo ciclo editoriale dedicato al regista statunitense. “Nel gennaio del 1945, un complotto di diversi generali tedeschi per radere i baffi a Hitler nel sonno fallì quando von Stauffenberg, nell’oscurità della camera da letto del Führer, rase un sopracciglio al posto dei baffi”. Tra aneddoti sul “vecchio Adolf”, barzellette su rabbini confusi e aringhe matjes, questa è una delle più spassose e geniali raccolte umoristiche di Woody Allen, che ci dimostra ancora una volta quanto la comicità e l’ironia dello scrittore Allen siano una straordinaria scoperta. Scriveva all'epoca Umberto Eco: “È giunto dunque il momento di conoscere Woody Allen scrittore umoristico: con altri mezzi, è sempre lo stesso personaggio che abbiamo conosciuto sugli schermi. Allen altro non fa che raccontare se stesso”.

Senza piume (opens new window) è altrettanto fulminante: “Non c’è dubbio che esista un mondo invisibile. Il problema è: quanto dista dal centro e fino a che ora resta aperto?” Pubblicato per la prima volta nel 1972 con il titolo Citarsi addosso, questo libro è uno spassoso repertorio che, tra improbabili saggi e strane memorie, ci consegna, tra le altre cose, una delle più riuscite espressioni della nevrosi metropolitana sempre al centro dell’attenzione del celebre regista, il tutto con una scrittura di altissima qualità. Una raccolta esilarante e irriverente.

Effetti collaterali (opens new window), infine: “In questi tempi – scrive Daphne Merkin – uno dei pochi rimedi affidabili alla cupezza e alla disperazione è l’umorismo. In tutte le sue varianti, da quelle più raffinate a quelle più scurrili, ci ricorda che nella vita non c’è solo l’orrore. Mai come ora, è importante far scendere in pista i clown. Allora, signore e signori, ecco a voi Woody Allen”. Questa raccolta di racconti umoristici tratta vari argomenti, come la natura della relatività e la relatività della natura, l’onnipresente minaccia degli UFO o, ovviamente, la vita segreta di Madame Bovary e del suo amante Kugelmass, oltre ovviamente alle ossessioni preferite di Woody Allen, condivise, va detto, da molti dei suoi fan: il sesso, la morte e la religione.

Infine, se siete curiosi di cose analoghe ma alternative perché non riuscite ad averne abbastanza, c'è questa raccolta di strip tradotte in italiano: La vita secondo Woody Allen (opens new window), scritte da e disegnate da Stuart Hample, che però è stato aiutato dallo stesso Allen. Hample è scomparso un po' di anni fa (opens new window) ma è stato un artista notevole. La striscia (opens new window) è andata avanti dal 1976 al 1984 e fotografa idealizzandola l'immagine classica del regista e attore newyorkese alla metà degli anni Settanta.


Coffee break

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Al-Khwarizmi

Questo potenziale possibile scontro tra Steve Jobs e la RIAA (opens new window) avrebbe coinvolto (senza che ne venissero informati gli autori) anche un piccolo e famoso software per la gestione e la registrazione dell'audio che era funzionale alla nascita e maturazione dei podcast (opens new window).

Se avete un po' di tempo durante questo fine settimana pasquale, una stampante 3D, una schedina tipo Adafruit e una vecchia tastiera meccanica ripiegabile per il Palm, ho trovato qualcosa che fa per voi (opens new window). Ottimo, no?

Avrei altre cose da fare, sul serio, ma passo le mie giornate a leggere e scrivere articoli sull'intelligenza artificiale in salsa ChatGPT, ahimè. O tempora o mores, si diceva una volta, tanto tempo fa (chiedete a PizzaGPT cosa vuol dire). Sappiate però che è un filone che non finisce più: ci sono più di mille nuovi strumenti basati su AI usciti fuori solo a marzo (opens new window), e aprile promette di fare pure peggio. Ho da scrivere fino a che non vi rompete le scatole voi o non trovano un GPT che lo faccia al posto mio per ancora meno di quello che danno a me (probabile). Qui comunque c'è uno (opens new window) che usando due AI ha preso Le città invisibili (opens new window) di Italo Calvino e le ha visualizzate (blasfemo! barbaro!) mentre qui sempre con la tecnica dello stretch e del ping-pong (opens new window) crea interi modelli di business.

Come si fa a uscire da Vim? Chiedilo a ChatGPT da dentro Vim con questo plugin (opens new window). Tra l'altro, è divertente chiedere aiuto a ChatGPT per migliorare il proprio vimrc: conosce un sacco di trucchetti, il maledetto.

Se invece siete vecchio stile, e vi piace fare le cose a manina con automazioni non intelligenti ma solo automatiche, ecco a voi una buona introduzione a Obsidian (opens new window) con un po' di spiegazioni su come usarlo con dei template per fare cose diverse: note giornaliere, frontmatter Yaml (questo servirebbe a me), date e referenze varie, eventi, appunti di vario tipo.

Infine, sto guardando Nota (opens new window), una nuova app di scrittura markdown per macOS ancora in beta ma promettente. L'ambiente grafico è interessante anche se fuori standard e meno elegante di iA Writer, ma soprattutto è interessante la gestione delle scorciatoie personalizzabile. Purtroppo costerà, ma potrebbe essere una alternativa soprattutto a Ulysses (opens new window), Bear (opens new window) ed entro certi limiti a Scrivener (opens new window).


Calatrava
Calatrava ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Cara Cancel culture (opens new window), sai che ti evito in tutti i modi possibili, come neanche la peste. Io e te abbiamo idee profondamente diverse per quanto riguarda la cultura, l'estetica, l'autorialità e molte altre cose. Per questo te lo chiedo gentilmente e per favore: lascia stare Ian Fleming, non riscrivermi anche James Bond (opens new window). È un personaggio letterario necessariamente sopra le righe. Grazie.




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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