[Mostly Weekly ~213]

Edición de Buenos Aires


A cura di Antonio Dini
Numero 213 ~ 02 aprile 2023

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Per voi decadenti europei: la cena vegana naked style (opens new window), si mangia senza vestiti.

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Qui l'archivio.

Intanto, buona lettura.


Yo, que me figuraba el Paraíso bajo la especie de una biblioteca
–– Jorge Luis Borges



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Editoriale

Quando arrivi a Buenos Aires la prima cosa che noti subito è il fiume, che separa l'Argentina dall'Uruguay. È pazzesco. Si tratta dell'estuario formato dal fiume Uruguay e dal fiume Paraná, una rientranza a forma di tronco di cono della costa. È un tronco di cono enorme: è lungo 290 chilometri, una massa infinita tutta composta di acqua dolce perché neanche l'Oceano Atlantico ce la fa a "premere" abbastanza per entrare qua dentro. Il punto in cui i due fiumi si incontrano è largo circa 48 km, che arrivano a circa 220 dove sfociano nell'oceano Atlantico, ormai completamente mescolati.

Come tutti i grandi fiumi, ha anche un significato politico, oltre che un senso geografico. Il Río de la Plata, infatti, forma la parte marittima del confine tra Argentina e Uruguay, con i porti principali di Buenos Aires a sud-ovest e Colonia del Sacramento e Montevideo a nord-est. È anche il delta più largo del mondo.

Sono stato a Tigre e ho fatto un giro breve i canali del delta e poi a Porto Madeiro, nella riserva naturale "dentro" la città". Ci sono anche altri modi, si può anche attraversare la parte larga del Rio de la Plata col Buquebus, un grande catamarano che assicura regolari collegamenti tra Argentina e Uruguay. Navigando tra Buenos Aires e Colonia del Sacramento è come essere in mare aperto, perché non si vede l'altra sponda all'orizzonte: la Terra curva e la distanza è troppa.

Avvicinarsi al Rio de la Plata vuol dire scoprire che è un fiume "cattivo", con delle acque cupe e limacciose. Se non fosse per il colore marrone dell'acqua, che, tra l'altro, non è salata ma dolce, infatti, sembrerebbe di essere al mare. La pressione dell'Oceano aumenta più ci si allontana, ma fa fatica a risalire e mescolarsi alle acque del fiume. Il sale comincia a sentirsi solo a Montevideo, nelle spiagge in direzione di Punta del Este, ma l'acqua è comunque ancora scura. Ai bordi, lungo le rive, ci sono resti industriali alternati ad habitat meravigliosi e complessi, come in tutte le zone umide del mondo. Il contrasto è struggente.

Il colore di questo fiume è strano e malsano all'occhio, anche se dona un fascino forse un po' inquietante ai lungomare-delta delle città che vi si affacciano. L'acqua è molto sporca, il fiume porta a valle quantità di plastica consistenti, che raccoglie nell'interno. Non capisco come la gente possa farci il bagno. Questi contrasti però sono in qualche modo anche molto appaganti.

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Tango
Tango ~ Foto © Antonio Dini

Importante

I piccoli gesti sono i più importanti. La colazione, ad esempio. Qui a Buenos Aires ho scoperto il caffè con latte e le medialunas, apparentemente delle piccole brioche. Ho cercato di capire meglio la loro storia (anche per mangiarne meno) perché c'è chi dice che sono chiaramente di derivazione francese e chi invece sostiene che sono frutto dell'ingegno locale, argentino. Invece, le origini delle medialunas risalgono al XVII secolo, quando fu creato un tipo di pane che fu il predecessore dei famosi croissant e dei dolci creoli. Ci pensa il Clarin (opens new window) a raccontare la loro storia, con un notevole articolo di storia, costume e gastronomia in un colpo solo. Anche perché scoprire che le "mezze lune" condividono l'etimologia dei croissant, cioè "crescenti" e i tentativi di conquista di Vienna da parte degli ottomani. Perché furono i panettieri, che si alzano all'alba per lavorare il pane, a sentire che gli ottomani stavano arrivando alle porte di Vienna e diedero l'allarme, nel settembre 1683. Come ricompensa il loro quartiere venne "Halbmond", che in tedesco significa "mezzaluna". Era un modo per prendere in giro l'emblema che gli ottomani portavano sui loro stendardi, la luna crescente. E il nome di un tipo di panificazione che poi si sarebbe diffusa in Francia e in Argentina. I piccoli gesti sono importanti.

Altri ricordi, altri viaggi. È passata una vita: tredici anni. Ma nel 2010 sono andato in Sudafrica per vedere la finale dei mondiali di calcio (quelli vinti dalla Spagna). Da buon giornalista sono rimasto per un po' e ho visto alcune cose qua e là, in ordine sparso (perché sono sconclusionato io, più che i giornalisti come categoria). Comunque, una parte del viaggio era incentrato sull'industria mineraria del Paese. Innumerevoli minatori, quasi tutti neri, soffrivano di silicosi e tubercolosi a causa del tempo trascorso a scavare nel sottosuolo in cerca di oro. Avrebbero dovuto essere risarciti per le loro malattie, ma la maggior parte di loro non aveva mai ricevuto i soldi. La domanda era semplice: perché? (opens new window) La risposta è un classico: un'intricata rete di disfunzioni istituzionali, razzismo, disuguaglianza, povertà e negligenza. Era anche del tutto prevedibile. Il settore minerario sudafricano è stato concepito durante l'era coloniale per favorire pochi a spese di molti (per non parlare del tributo all'ambiente naturale). I lavoratori neri venivano pagati con salari da schiavi per lavorare in condizioni orribili; per alcuni era l'unico mezzo per provvedere a se stessi e alle proprie famiglie. Quando l'industria è crollata, negli anni '90, lasciando dietro di sé labirinti di pozzi e gallerie, l'estrazione illegale è diventata fortissima perché la gente aveva ancora bisogno di soldi per sopravvivere. Nell'articolo Kimon de Greef mostra come una serie di spinte storiche e di fallimenti epocali abbiano portato il Sudafrica all'era degli zama-zama, minatori illegali che trascorrono mesi, o addirittura anni, nelle profondità della terra lavorando per sindacati criminali. Se c'è una lezione da trarre dalle miniere del Sudafrica, è che la crudeltà genera disperazione, che a sua volta genera altra crudeltà.

Il professor Paco Calvo ha studiato l'intelligenza artificiale per cercare di capire il processo della cognizione. Tuttavia, ha concluso che le reti neurali artificiali sono molto lontane dall'intelligenza vivente, affermando che "ciò che possiamo modellare con i sistemi artificiali non è vera cognizione. I sistemi biologici fanno qualcosa di completamente diverso". Le capacità dell'intelligenza artificiale hanno dominato le prime pagine giornale negli ultimi tempi, rendendo questo saggio di Amanda Gefter sulle teorie di Calvo (opens new window) una lettura rinfrescante. Calvo sostiene che abbiamo molto più da imparare dalle piante che dall'intelligenza artificiale. Le piante percepiscono e sperimentano il loro ambiente, imparano da esso e si impegnano attivamente con il mondo, cosa che secondo Calvo è la chiave della coscienza. Le sue teorie possono essere un po' fuori dal mondo (non sono convinto che i neuroni non siano necessari per il pensiero), ma questo saggio fa riflettere sull'importanza delle interazioni con l'ambiente esterno nel processo di pensiero. Piuttosto che lasciarvi con questi Grandi Pensieri, concluderò con la gioiosa descrizione di Calco delle piante: "A testa in giù, con le 'teste' affondate nel terreno e gli arti e gli organi sessuali che spuntano e si agitano". Non guarderete più le vostre rose nello stesso modo, vero?

Come si contano i secondi? A sensazione? Pare di sì. Ci potremo mai fidare veramente di un conto alla rovescia per la festa di Capodanno? Se anche voi come me avete preso in considerazione queste cose in momenti in cui tutti pensano ad altro (o se siete semplicemente amanti da sempre di calibri e altri strumenti di misurazione) state per leggere un articolo fenomenale. Tom Vanderbilt (che da sempre ha provato un'attrazione fenomenale per la linea del tempo) parte alla ricerca della verità di fondo del nostro sistema cronologico (opens new window). Questa ricerca lo porta al Joint Institute for Laboratory Astrophysics del Colorado, gestito da un'agenzia federale che sovrintende a tutto ciò che è misurabile, almeno negli Stati Uniti. Si scopre che il tempo è davvero fugace e fuggente, come si pensava già mentre si aspettava che il tuono seguisse il lampo; è l'unica delle sette "unità di base" internazionali che non ha mai avuto una costante fisica. Dal 1967, un secondo viene definito come il tempo necessario a una sfera di atomi di cesio per raggiungere 9.192.631.770 oscillazioni indotte da microonde, ma anche questa è solo un'approssimazione. Ma la storia di Vanderbilt non è semplicemente una storia di numeri e metodi; è una cronaca della curiosità, del modo in cui possiamo essere affascinati da qualcosa che sembra così assolutamente rigido.


Yamato

Yama-gyō (山行)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è la locuzione yama-gyō (山行), che significa "escursione in montagna", può essere utilizzata per esprimere il desiderio di avventura e di scoprire la natura. La cultura giapponese ha una lunga tradizione di viaggi e di esplorazione, e i giapponesi spesso mostrano un forte interesse per i viaggi e per la scoperta di nuovi luoghi. In particolare, in Giappone, l'escursionismo è una attività all'aperto molto popolare e moltissime persone si recano in montagna per godere della bellezza della natura e fare esercizio fisico.

È una tradizione antica. L'escursionismo in montagna è stato praticato in Giappone per secoli e ha radici sia nella cultura Shinto che in quella buddista. Per esempio, il monte Fuji, la montagna più alta del Giappone e simbolo del Paese stesso, è considerata sacra nella religione Shinto e viene scalata dai pellegrini che cercano la purificazione spirituale.

Con il tempo le cose sono cambiate nel senso che si è introdotto un certo tipo di wunderlust, di piacere nel viaggiare e fare escursionismo in montagna. È infatti diventata una forma di attività popolare tra i giapponesi di tutte le età e si può trovare un'ampia varietà di percorsi per escursioni in tutto il Paese. È decisamente divertente anche perché è tutto studiato con una precisione imbarazzante, almeno rispetto a quella (peraltro già buona) a cui siamo abituati noi con i sentieri del CAI e i nostri rifugi. Molti dei sentieri giapponesi sono ben segnalati e ci sono rifugi e posti di ristoro lungo il percorso a cadenze regolari, mantenuti come neanche in Svizzera, con stabilimenti termali e bagni termali pubblici.

La simmetria con l'Italia non è un caso, perché il Giappone, pur essendo un arcipelago, nella sua isola principale, Honshu, e nelle isole di di Shikoku e Kyushu ha un'orografia che richiama in parte quella italiana, con le "Alpi giapponesi", anche se sono in realtà più simili ai nostri Appennini. Si tratta di una catena montuosa divisa in tre parti e lunga più di 400 Km, da nord a sud. Le vicinanze culturali sono notevoli, ma anche le differenze. Noi abbiamo perso moltissimo dell'aspetto spirituale delle escursioni in montagna, loro no. E continuano a pensare ai kami.

I kami delle montagne sono divinità shintoiste che proteggono e presiedono alla vita nelle montagne e nelle foreste giapponesi. Per lo shintoismo la natura è considerata sacra. Per questo motivo, molte montagne e foreste del Giappone sono considerate luoghi sacri dove risiedono gli spiriti.

In particolare, i kami delle montagne sono venerati perché le montagne in Giappone sono spesso associate a fenomeni naturali come terremoti, frane e valanghe. Si ritiene che i kami delle montagne proteggano le persone che vivono nelle zone montuose e garantiscano la sicurezza di coloro che visitano queste zone.

Ogni montagna ha il suo kami, e questi kami possono essere raffigurati in diversi modi, come animali o figure umane. Tra i kami delle montagne vale la pena citare Oyama Tsumi, il kami della montagna del Monte Oyama, e Gozu Tennō, il kami della montagna del Monte Togakushi.

Come notavo prima, molti giapponesi visitano le montagne e le foreste per pregare e ringraziare i kami, e anche per godere della bellezza naturale di queste zone. In questo modo, la religione shintoista e la cultura giapponese promuovono il rispetto e la conservazione dell'ambiente naturale.

L'escursionismo in montagna ha anche una lunga tradizione di educazione, con molte scuole che offrono programmi di formazione per gli escursionisti. Questi programmi insegnano le tecniche di sopravvivenza in montagna, l'etichetta dell'escursionismo e altre competenze utili per affrontare l'ambiente naturale. Questa è forse la maggiore differenza tra chi si avventura sui nostri Appennini e chi invece va sulle Alpi giapponesi.


Italiana

È una buffa circostanza trovarsi a Buenos Aires mentre dall'Italia arrivano delle farneticazioni sull'attentato di via Rasella (opens new window), che ha provocato l'eccidio delle Fosse Ardeatine. Non solo perché settimana scorsa (opens new window) accennavo al lavoro sulla memoria per la pace social condivisa che si sta facendo qui in Argentina, ma anche perché uno dei criminali, Erich Priebke, trovo "nascondiglio" a Buenos Aires (opens new window) per ben 50 anni dopo la guerra. Al punto da rilasciare un'intervista a un giornale americano dopo essere stato denunciato nel libro El pintor de la Suiza Argentina di Esteban Buch e attirare quindi l'attenzione su di se. Venne arrestato, estradato, processato (con estenuanente lentezza) in Italia e condannato all'ergastolo. È morto l'11 ottobre 2013 a 100 anni e tre mesi e mezzo.

Perché il lavoro è diventata una religione (opens new window)? No, sul serio: da dove viene l'ammirazione preconcetta che abbiamo per il lavoro, il sacrificio e la fatica? C'entrano alcune idee religiose, probabilmente. Tanto che il lavoro, in un certo senso, è di per sé proprio una religione.

Quanto è intelligente l'intelligenza artificiale: abbiamo un sacco di discussioni e dibattito su questo argomento in tutto il mondo. Tra le tante. Annamaria Testa fa un ragionamento di base (opens new window) ma comunque documentato e pieno di riferimenti circostanziati.

Come probabilmente sapete è mancato Gianni Minà, che è stato uno dei grandi giornalisti, affabulatori, raccontatori del nostro tempo italiano e non solo. È diventato il modello di se stesso e ha accompagnato almeno tre decenni della mia vita come autore televisivo o cartaceo. Qui un ricordo-analisi di Guido Barlozzetti (opens new window) e qui invece un ricordo più personale (opens new window).

L'epoca contemporanea è l'epoca delle migrazioni (opens new window). Così l'hanno definita i sociologi Stephen Castle e Mark Miller. Decine di milioni di persone vivono in un paese diverso da quello in cui sono nate. L'impatto sull'identità culturale degli individui è enorme. Gli stati di provenienza e di arrivo di questi flussi migratori sono così variegati e interconnessi che è diventato impossibile fornire un’unica rappresentazione grafica del fenomeno migratorio. I migranti che giungono nelle metropoli occidentali sono, nella maggior parte dei casi, frutto di selezioni migratorie precedenti che si sono svolte prima all’interno del paese di origine (dalle aree rurali alle città), poi nei paesi limitrofi e, infine, negli stati occidentali. Bisognerebbe pensarci di più e diversamente. Aiuta un po' venire a Buenos Aires dove due cittadini su cinque sono italiani o di origine italiana. Anzi, è illuminante.

Ah, se volete bere qualcosa di buono, questa estate, c'è una sola bibita per voi: i miei compagni di viaggio sono impazziti per il Cynar con il succo di pompelmo (opens new window) (e zucchero liquido) che si fa così (opens new window). Bevuto al cafè Tortoni (opens new window), è una poesia, mi dicono. Io finisco come al solito sotto il tavolo con una caraffina di Margarita, ma si sa che i gusti son gusti.


Multimedia

Il 6 aprile del 1977 Gianni Minà giocava nella trasmissione Odeon su Rai 2 (opens new window) con Adriano Celentano. Il servizio-speciale venuto fuori è qualcosa di unico anche ai nostri tempi. Odeon tra l'altro (opens new window) è stato un pezzo di tv incredibile (a partire dalle varie sigle con Keith Emerson (opens new window)).

Documenti piuttosto particolari e rari: Gianni Minà in viaggio con Che Guevara (opens new window), poi (a grande richiesta) il documentario (opens new window) originale, l'intervista a Fidel Castro (opens new window) (atomica, semplicemente atomica) e qualche altro passaggio con Fidel sul Che (opens new window) compreso questo (opens new window). Qui altre immagini (opens new window) ancora.

Dunque, Buenos Aires nel 1930 (opens new window), oppure (meglio) nel 1962 (opens new window), oppure - per capire meglio - Argentina (opens new window) del 1985.

Quino, uno dei più grandi fumettisti di tutti i tempi, è mancato nel 2020. Qui il saluto (opens new window) della tv nazionale, qui l'essenza (opens new window) del suo lavoro, qui una intervista (opens new window) e qui invece un'altra (opens new window). Vedi sotto per dei libri.


Tsundoku

Quattro amici giocano a carte (opens new window). Sono in una mansarda, nei dintorni di Buenos Aires. Improvvisamente cala il silenzio, fuori è iniziata una strana nevicata fosforescente. Chiunque venga toccato dagli strani fiocchi, muore all'istante. È l'inizio di una lotta per la sopravvivenza contro una terribile invasione aliena. Ben 66 anni fa, il 4 settembre 1957, sulla rivista argentina Hora Cero Semanal usciva L'Eternauta. Un capolavoro.

Per tantissimi Guillermo Morbillo è sinonimo di umorismo leggero e un po' manigoldo. In realtà l'autore argentino ha fatto di tutto, disegnando anche questo fantastico Mondo Animale (opens new window) per raccontare, appunti, gli animali: cani e gatti, bruchi e pachidermi, uccellini e leoni, giraffe e topini, etc. Soo i meravigliosi, stupefacenti, umanissimi animali di Mordillo.

Tutti quando parlano di Quino cercano Mafalda (opens new window). Come una coperta di Linus, di pochissimo più grande di lei, Mafalda disegna i contrasti della società argentina e non solo. Ma pochi anche tra i letto di Quino si rendono conto di quanto sia cambiata e migliorata la sua arte, soprattutto dopo l'uscita da Buenos Aires (opens new window). Qui si capisce cosa, o almeno ci si prova.


Coffee break

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Al-Khwarizmi

Sono convinto che si potrebbero fare un po' di soldi se ci si specializzasse molto velocemente in una professione che ancora non esiste. È il Prompt Architect, la persona che, con approccio logico ma senza dover scrivere codice, interroga o meglio programma le intelligenze artificiali conversazionali. In questo repo Awesome ChatGPT Prompts (opens new window) un po' di risorse utili. Qui invece una decina di modi alternativi (opens new window) di usare ChatGPT. Qui una tonnellata di prompt adatti a ogni forma di lavoro di concetto (opens new window). Certo, visto che in Italia ChatGPT è stato bloccato potrebbe essere difficile utilizzarli. Ma voi sapete che non è stato bloccato sul serio, vero?

Infine: le AI sono strumenti facili da copiare con l'aiuto di altre AI. A parte Google (opens new window), che smentisce, in realtà a Stanford hanno clonato ChatGPT (opens new window) su un computer da meno di 600 dollari.

Non è una cosa tech in senso proprio, ma quasi: il Wall Street Journal ha messo su (opens new window) uno di quei pezzi animati che hanno più javascript e grafica che contenuti per dire che tornano nostalgicamente di moda le vecchie tecnologie come il Blackberry (e gli iPod, le fotocamere a pellicola e via dicendo).

Non c'è niente di innaturale (opens new window) in un computer. Sul serio.

Tre cose che ho scritto: qui c'è la presentazione del nuovo portale Inps (opens new window) che userà anche l'intelligenza artificiale (e la cosa ha senso); qui la mia recensione di Apple Music Classical (opens new window) che porta finalmente la qualità nell'ascolto della musica classica in streaming (per adesso) solo su iPhone (e qui la notizia del vinile (opens new window) che negli Usa impazza e perché); qui infine la mia intervista ad Alexandra Whittington (opens new window), una futurista accademica notevole, seguito da alcune considerazioni sull'industrial metaverse: e se il metaverso non fosse un luogo ma una conversazione (opens new window)?

Cosa succede quando un Paese ha l'economia debole, entra in crisi con gli approvvigionamenti di beni dai paesi esteri e scoppia l'inflazione? Se è in America Latina potrebbe guardare alle critpovalute come bene rifugio, ma non è detto che faccia bene (opens new window). Vedi l'Argentina, infatti.


Dipingendo
Dipingendo ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Non avevo mai preso in considerazione la numismatica. Eppure ci ho girato attorno molte volte. Tempo addietro un collega anziano del Sole 24 Ore (scomparso da tempo, ma era uno dei più grandi collezionisti europei di francobolli) mi spiegò che collezionare monete o banconote era "senza storia" perché non c'è un annullo che le renda uniche. Tuttavia, ci si arriva da altre strade: la passione (o l'ossessione) per altre cose come le forniture per ufficio, che in certi casi sono deliziose, vedi questo articolo della Paris Review (opens new window) su che si trovava una volta di cancelleria negli hotel (c'è anche una lettera precompilata scritta a penna, abbastanza generica da piacere a tutti: basta aggiungere il nome del destinatario all'inizio e la firma alla fine. Geniale!). Non lo sapevo ma c'è tutto un settore della numismatica orientata alle banconote: la IBNS, la International Bank Note Society, ad esempio, vota ogni anno le migliori banconote (opens new window). L'Argentina, con un certo orgoglio, si piazza sistematicamente al vertice con la sua nuova serie (opens new window). Anche se il peso argentino oggi è sotto un'inflazione paurosa. E il cambio ufficiale non rende l'idea, perché nel mercato grigio lo cambiano almeno al triplo. Quindi, non bisogna usare la carta di credito ma portarsi un po' di contante (euro o dollari) dall'Europa. Però le banconote sono tra le più belle al mondo.




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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