[Mostly Weekly ~212]

Il "Día de la memoria" a Buenos Aires e la Luna comunque


A cura di Antonio Dini
Numero 212 ~ 26 marzo 2023

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Ricordo che potete leggere i numeri arretrati di Mostly nell'archivio (opens new window):

Una curiosità: il meccanismo narrativo più profondo del Signore degli Anelli? È la morte, come spiega JRR Tolkien (opens new window).

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Intanto, buona lettura.


Vivete tutto con leggerezza, senza fare drammi, mi raccomando
–– Adolfo Celi, ai suoi figli



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Editoriale

La marcia del 24 marzo, il giorno nazionale della memoria per la verità e la giustizia, a Buenos Aires. Sono qui per una fortunata coincidenza e nel giorno più lungo: sono sceso alle otto meno un quarto dall'aereo dopo 12 ore di volo e ho passato tutta la giornata a camminare per le strade di Buenos Aires rumorosamente e amichevolmente invase uno o due milioni di persone (opens new window), con tutto bloccato e "spento" in centro, manifestazioni, cortei, canti, comizi, salamelle e ghiaccioli venduto da tutte le parti, litri di erba mate, bagni delle case private aperti per chi chiede, bambini e madri con le carrozzine, striscioni, canti, giocolieri, percussioni, balli e ancora balli, striscioni e ancora striscioni retti da lunghissimi pali di bambù, facce a milioni di tutti i tipi e versioni, e tantissimi sorrisi. Le magliette di Messi e i poster di Maradona, le foto di una giornata indimenticabile perché deve servire a non dimenticare. Tutto sotto un sole luminoso e rinfrescante per un inizio autunno molto dolce, finalmente fuori dal cono d'ombra del covid che qui ha colto un numero mai realmente contato di persone.

Nelle strade di Buenos Aires e del resto dell'Argentina c'è un'inflazione folle, un cambio alternativo che fa sembra quello ufficiale una presa in giro, ricchezza e povertà che si fronteggiano, alcuni problemi strutturali che stanno collidendo ancora una volta con l'economia internazionale. Però, proprio per la marcia del 24 marzo, ci sono anche dei punti forti in comune per tutti.

Il 24 marzo commemora le oltre 30mila vittime della dittatura del Paese (opens new window), durata dal 1976 al 1983. L'emozione di vedere le madri di Plaza de Mayo di nuovo sul palco (opens new window), sentire i canti "Memoria, verdad y justicia", posso garantirvi che è incredibile, soverchiante. Quel che succede qui è celebrare il "Nunca Mas", il "mai più", cioè fare in modo che non si ripeta mai più la più grande tragedia nella storia dell'Argentina. È un lavoro vero, però, che viene fatto attivamente: nel 2006 il Paese ha ripreso i processi per i crimini commessi durante la dittatura e 1.058 persone sono già state condannate per crimini contro l'umanità. Sul palco a ricordarlo c'era anche Taty Almeida, uno dei volti più noti delle Madri di Plaza de Mayo, scesa nuovamente in piazza per chiedere giustizia.

La cosa più incredibile è il senso di tutto questo, soprattutto per un'Italia che ha mantenuto l'ambiguità come elemento fondante della sua storia nonostante i tentativi purtroppo falliti di costruire un'identità condivisa a partire dalla Resistenza e dalla fine del fascismo. Una storia vecchia e stantia? Ma anche no: ricordate il G8 di Genova del 2001? Il più grande evento europeo di soppressione dei diritti civili e umani (opens new window) dalla Seconda guerra mondiale perpetrato non a caso nel nostro Paese? Da cosa credete che discenda?

L'orgoglio dell'Argentina che viene ricordato con il Día de la Memoria è quello di aver realizzato qualcosa di unico che fa da modello nel mondo: un processo di memoria, verità e giustizia che passa dalle Madri di Plaza de Mayo e arriva sino agli organismi internazionali dei diritti umani. Ecco, questa cosa, se sei italiano e sei immemore o inconsapevole del tuo passato più o meno remoto, devi venirla a vedere qui a Buenos Aires il 24 di marzo per capirla, finalmente.

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Día de la Memoria
Día de la Memoria ~ Foto © Antonio Dini

Importante

È l'autore il principe del nostro tempo oppure il colosso che ne detiene i diritti economici? Un giudice federale americano si è pronunciato contro l'Internet Archive (opens new window) in una causa intentata da quattro editori di libri. Il senso è (opens new window) che i libri non sono di chi li vuol leggere né tantomeno di chi li scrive, ma di chi detiene il maggior numero dei diritti. Se pensate che la morte dell'autore passi dall'AI sbagliate: passa dagli open space dei big four dell'editoria.

"Il mio lavoro è sempre stato quello di rendere pubblico il privato, ma a un pubblico molto ristretto", dice Nan Goldin, le cui fotografie a colori degli anni Ottanta, sonnolente e sprovvedute, che ritraggono i suoi amici e la sua famiglia, sono state pioniere di un linguaggio visivo disordinato su ciò che sembra essere giovane, incurante ed edonista, che rimane influente ancora oggi, soprattutto su Instagram. L'enigma di Goldin, come ha spiegato alla scrittrice Kate Dwyer in questo profilo ben osservato, riguardava il controllo della propria narrazione. Nel corso degli anni è diventata un'artista di prim'ordine, il che le ha permesso di guidare un movimento di protesta ispirato da ACT UP che è riuscito a convincere molti musei a disconoscere la considerevole filantropia della famiglia miliardaria Sackler, che aveva tratto ampi profitti dalla commercializzazione dell'OxyContin (di cui la stessa Goldin era diventata dipendente). Ma quando la regista Laura Poitras realizzò un documentario candidato all'Oscar, All the Beauty and the Bloodshed, che collegava la sua arte e il suo attivismo, fu difficile per Goldin lasciar perdere. Bellissima storia su The Cut (del New York) di Kate Dwyer (opens new window).

In Europa è arrivata l'ora legale: orologi avanti di un'ora per avere più luce. fu Benjamin Franklin che razionalizzò per primo il significato dello spostamento delle ore di luce e di quelle buie rispetto alla vita regolata dall'orologio della società industriale. Nel 1784 scrisse una lettera dal titolo «An Economical Project for Diminishing the Cost of Light (opens new window)» al direttore del Journal de Paris a cui era abbonato, per suggerire di svegliarsi un'ora prima la mattina in modo tale da non sprecare la luce naturale e risparmiare sul consumo delle candele. Calcolò tra gli altri benefici, in 30mila tonnellate la cera necessaria nelle case dei centomila cittadini di Parigi dal 20 marzo al 20 settembre. Oggi pensiamo invece di abolirla (opens new window) (e io concordo).

Quanti anni abbiamo veramente? C'è un'età mentale, poco studiata scientificamente, che però assume i contorni di una regolarità piuttosto interessante. Sentirsi 36 anni nella propria testa quando se ne hanno 53 è un sentimento comune (almeno, tra chi ha 53 anni), a quanto pare. Ci sono dei motivi (opens new window).


Yamato

Itezuru (凍鶴)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è in realtà un titolo. È Itezuru (凍鶴), Una gru infreddolita (letteralmente "ghiaccio tritato" 凍, più "gru" ‌鶴), un manga piuttosto famoso di Kazuo Kamimura (上村 一夫) autore completo nato il 7 marzo del 1940 a Yokosuka e morto l'11 gennaio 1986 a Tokyo. È l'autore dei disegni di Lady Snowblood, di L'età della convivenza e di Il club delle divorziate. Ma ci sarebbero molti altri manga da citare perché il lavoro di Kamimura è considerato notevole, quello di un romanziere profondo e complesso, che si esprime per disegni oltre che con i dialoghi.

Il motivo per cui vale la pena raccontare la sua storia è quello di aprire uno spiraglio sulla struttura delle narrazioni in Giappone e i loro veicoli. Un paese che ha prodotto premi Nobel per la letteratura e registi di fama planetaria è tutt'oggi fortemente legato al disegno come strumento "completo" e perfettamente adulto per narrare.

La storia della gru infreddolita è in realtà la storia di una geisha, pubblicata in Giappone tra il 1974 e il 1980. Ambientato durante i primi anni del periodo Shōwa (1926-1989), è la storia di Tsuru, una bambina venduta per un sacco di riso a una casa di geisha. Il suo ingresso nel "mondo dei fiori e dei salici" avviene come giovane apprendista tuttofare. È una storia durissima, a tratti insopportabile se fraintesa per un semplice fumetto di intrattenimento, e infatti anche l'edizione in volumi giapponese è stata tagliata, eliminando due capitoli (che sono presenti solo nell'edizione italiana, tra tutte quelle al mondo).

La storia di Tsuru mostra un mondo ormai del tutto scomparso e completamente diverso da quello esclusivamente cerimoniale sopravvissuto a Kyoto. Il lavoro di Kamimura è stato di ispirazione per decine di altri autori e le sue storie più volte riadattate o riprese da altri: basta pensare a Memoria di una Geisha di Arthur Golden, che bilancia il racconto della gru infreddolita con quello di Mineko Iwasaki, una famosa ex geisha.


Italiana

C'è una musicista famosa e davvero brava che viene da sempre presa in giro e sminuita. È Meg White, la metà che suonava la batteria dei White Stripes. Lo spiega il Post (opens new window) (che, in un altro articolo con il medesimo stile "sapientino", spiega anche cos'è la monogamia non-etica (opens new window)).

Se amate Tex (come me) non potete perdere questa intervista al mitico Claudio Villa (opens new window) fatta da Andrea Fiamma. C'è veramente tantissimo da imparare e digerire.

Mancava solo Serena Grandi al parterre di interviste inutili del Corriere. Beh, ora c'è (opens new window) e gli fanno compagnia: il sopravvissuto Jerry Calà (opens new window), Stefano Zandri, alias Den Harrow (opens new window) ("immagine degli Anni 80, un decennio di superficialità ed edonismo, ma anche di opportunità che oggi sono impensabili", tipo questo video (opens new window), quest'altro live (opens new window)) o questo (opens new window), e infine il reportage all'acqua di rose dalla Val d'Aosta (opens new window), un posto di tale instabilità politica che ha "battuto persino quella del Pd".

Dimenticavo: com'è che ha fatto Milena Gabanelli a diventare giornalista, raccontato da lei medesima (opens new window). E la imprescindibile storia d'amore (opens new window) di Francesco Moser over 70.

La storia di Adolfo Celi, l'eroe di due mondi (opens new window): attore italiano straordinario, amico fraterno di Vittorio Gassman, fondò il Teatro de Comédia in Brasile e fu il cattivo di 007 oltre a moltissime altre cose.


Multimedia

La settimana scorsa abbiamo inaugurato UniBG On Air, la web radio degli studenti degli università degli studi di Bergamo alla quale ha collaborato anche il vostro autore di newsletter preferito (cioè io, nel caso ne leggiate anche altre). La ascoltate qui (opens new window). Volendo volendo ci sono anche le app Android e iOS.

Due miei amici, bravissimi, cioè i creatori di InvisibleStudio (Stefania Boiano e Giuliano Gaia) hanno fatto un podcast per Case Museo di Milano, Listen To MI (opens new window) sponsorizzato da Fondazione Cariplo. Sono sei “inviti emotivi” a scoprire la città a partire da sei temi principali: Arte contemporanea. Architettura, Design, Letteratura, Musica e Moda. Bello e molto belle le interviste.

Ricordate i Tiny Desk Concert? Una volta ne passavo tanti qui. Beh, ce ne sono ancora, di questi "live unplugged" realizzati da NPR. Come quello della coppia Bono e The Edge (opens new window).

Salvatore Russo suona Anouman (opens new window) di Django Reinhardt. Interessante la presentazione e bellissima l'esecuzione.


Tsundoku

Bud Spencer si è raccontato in una autobiografia (scritta con Lorenzo De Luca) intitolata Il giro del mondo in ottant'anni (opens new window). "In una lettera scritta a sua moglie nel 1959, Bud racconta di uno strano sogno che ha fatto: è in piscina e ha da poco terminato l’allenamento. Si attarda in acqua e rimane solo, quando sente entrare qualcuno: un uomo grande e grosso, con la barba, dal passo un po’ claudicante. È lui a ottant’anni! Gli racconta quella che sarebbe stata la sua vita, dal Sud America all’enorme successo al cinema. Lui, incredulo, ride".

Quando Jorge Louis Borges scrisse Finzioni (opens new window), prese il mondo in contropiede, inventandone uno nuovo, colto, raffinato, rarefatto, misterico, essenziale, inesistente. Un libro estremamente limitato per dimensioni ma senza fine per il resto.

I racconti (opens new window) di Rudyard Kipling sono in viaggio di esplorazione in un mondo fin troppo vero e tangibile pur essendo completamente fantastici. Il doppio, il fantasma, la verità nascosta: temi ampissimi e cari a una letteratura fine Ottocento che con Kipling hanno uno spazio e un respiro notevole anche se conosciuto da pochi.

Un po' di sano conflitto d'interessi: Salvatore Viola è un giornalista che come me si occupa di tecnologia e innovazione. Ha scritto un libro che ritengo interessante sul crowdfounding, forte anche della sua esperienza di più di 50 progetti portati avanti: Equity crowdfunding: la strategia perfetta (opens new window). Ha messo assieme la sua esperienza e quella di una dozzina di altri esperti del settore per spiegare in forma manualistica le strategie di equity crowdfunding in Italia.


Coffee break

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Al-Khwarizmi

È morto Gordon Moore (opens new window), "imprenditore per caso", massimo dirigente di Intel e creatore della legge empirica che prende il suo nome, la legge di Moore (opens new window), sul progresso dei microprocessori e oggi considerata non più valida (opens new window).

Nel mondo Android è stato scoperto un bug nei Pixel di Google (opens new window) che permette di tornare indietro nelle modifiche effettuate dalle foto che ci sono state mandate. Magari togliendo le pecette. Il nome è aCropalypse.

Una storia degli Apple Watch (opens new window), dal modello "zero" ad Ultra: si tratta dello smart watch più riconoscibile al mondo e probabilmente di uno degli orologi più riconoscibili al mondo tout-court. Pregi e difetti, polso per polso, di un apparecchio diventato straordinariamente competente in soli otto anni e che adesso vive una vita propria, separata da quella di iPhone.

L'angolo della AI: una comparazione tra Bard, Bing e ChatGPT (opens new window), DataBricks mette Dolly in open source (opens new window) e spiega che fa meglio e con più facilità degli altri e infine OpenAI si scusa e dà la colpa ad altri se sono stati esposti i dati (opens new window) dell'1,2% dei suoi clienti paganti mentre i venture capitalis stanno pompando soldi nel settore come se non ci fosse un domani (opens new window).

Un dibattito che appassiona una minoranza benestante: come fare a ridurre (opens new window) il bisogno e l'uso degli apparecchi digitali (iPhone, tablet, Mac, etc). Sul serio.


Periodista
Periodista ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Che cos'è la fotografia? E la fotografia computazionale? E poi: è sempre fotografia? Me lo chiedo spesso perché la trasformazione introdotta dal digitale ha aperto la porta anche a quella portata avanti dall'intelligenza artificiale. Adesso qualcosa è cambiato, ma continua a essere difficile spiegare cosa e individuare un confine.

Qualche giorno fa c'è stata una polemica perché si è scoperto che il nuovo telefono Samsung (opens new window), quando inquadri la Luna e fai zoom ottico, "bara" perché ha un sistema di AI che "capisce" che quella a cui stai scattando una foto è la Luna e sostituisce l'immagine ottica con una generata sulla base di materiali d'archivio adattati all'ora, alla prospettiva, all'inclinazione e alle condizioni atmosferiche. Insomma, "dipinge" una Luna falsa al posto di quella nuova, dicendo che la migliora (opens new window).

In realtà, quello che Samsung sta facendo (opens new window) con le fotografie della Luna andrebbe molto bene come funzione di editing fotografico. Tuttavia, non è una funzione della fotocamera. Se vogliamo razionalizzare davvero, bisogna capire che con la fotografia computazionale non c'è una chiara delimitazione tra ciò che fa parte della pipeline di imaging della fotocamera e ciò che è una funzione di editing post-cattura. C'è una zona grigia, certo: i due ambiti si mescolano nel SOC. Ma la funzione "Moon Shot" dei Samsung Galaxy non rientra in questa zona grigia. Si tratta di editing fotografico post-cattura, anche se avviene automaticamente: è più vicino a Photoshop che alla fotografia.

Come si capisce quando è una cosa (miglioramento della presa d'immagine) o l'altra (editing post-scatto?) Il punto di demarcazione è se il software sta cambiando la realtà così come è stata catturata dalla fotocamera. Il software migliora/aumenta l'input o lo sostituisce con immagini che non provengono dalla fotocamera? Nel caso della Luna è semplice: l'immagine scattata viene sostituita da una potenziata e precedente. Se sulla Luna cadesse un meteorite che scava un nuovo, gigantesco cratere visibile a occhio nudo dalla Terra, nelle foto del Samsung verrebbe cancellato semplicemente perché non esistente quando è stato preparato il sostituto.

Una fotocamera dovrebbe catturare la Luna così com'è ora e la fotografia computazionale dovrebbe contribuire a migliorare i dettagli dell'immagine della Luna così come appare ora. I telefoni Samsung stanno riproducendo la Luna così com'era, in un certo momento del passato, quando questo modello ML è stato addestrato. Questa non è una funzione "paragonabile a quella di un telescopio", perché un telescopio ti mostra la Luna com'è adesso, non com'era una volta.

Ecco, secondo me il confine tra "imaging" ed "editing post-cattura" è esattamente questo.




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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