[Mostly Weekly ~207]
Sostituti per il pesce, l'intelligenza e anche per gli alieni
A cura di Antonio Dini
Numero 207 ~ 19 febbraio 2022
Benvenuti su Mostly Weekly, la newsletter settimanale che esce quando è pronta.
Lo sapevate che l'industria del tartufo è praticamente una grande truffa? (opens new window)
Potete leggere questo numero di Mostly Weekly nell'archivio che trovate qui.
Ricordo che Mostly Weekly è aperta a tutti, senza pubblicità o affiliazioni. Per supportarla potete fare una donazione qui su PayPal (opens new window) in modalità Amici (è una donazione, dopotutto, non una compravendita).
Intanto, buona lettura.
I am a dj, I am what I play
-– David Bowie
~~~
Editoriale
Il legame tra ambiente, etica e salute è sempre più stretto. Un po' di mesi fa sono andato a Barcellona a vedere come lavora (opens new window) un'azienda che non conoscevo: Heura. Fondata da due attivisti ambientalisti, Heura si occupa di produrre alimenti basati su piante come successori della carne. Riprendo quello che ho letto in un loro comunicato: adesso, dopo un anno di ricerca e sviluppo, Heura ha iniziato a commercializzare alimenti fatti 100% di pesce vegetale. Sono il Filetto Merlvzzo (non è un errore di battitura, si scrive con la "v") e i Bastoncini Panati. Fatti con pastella mediterranea e i sapori che richiamano quella delle preparazioni di pesce, i due piatti hanno un gusto compatibile con quello dell'alimento originario. Ma più che il gusto questi due prodotti totalmente vegetali sono progettati per avere un basso contenuto di grassi saturi ed essere invece ricchi di proteine di alta qualità: ad esempio, entrambi contengono 40 grammi di Omega 3.
Avendoli conosciuti e avendo visto come lavorano, la cosa che mi interessa di più è il motivo dietro questa strategia: entrare nel mercato dei successori del pesce nasce dalla consapevolezza che, sebbene oggi il 46% degli europei stia riducendo il consumo di carne animale a favore del benessere del pianeta, questo calo continua a interessare quasi esclusivamente le categorie del manzo, del maiale e del pollo, mentre i pesci continuano a diminuire ogni anno a livello globale. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), infatti, ha stimato che il 70% della popolazione ittica sia già completamente esaurita.
Alla luce di questo, e per salvaguardare gli oceani, Heura ha pensato di sviluppare dei prodotti di pesce plant-based, alimenti sostenibili ispirati al Mediterraneo che non danneggino l’ecosistema marino, riducendo del 70% l’impatto sull’ambiente rispetto al pesce animale. A me sembra una notizia.
~ ~ ~
Importante
L'intelligenza artificiale (di cui francamente non se ne può più: se vi serve un aggiornamento-uno-solo leggetevi questo e ciao (opens new window)) ha riportato l'attenzione sui temi dell'innovazione e del digitale, che erano passati relativamente in cavalleria (a favore di altri aspetti, più generali). In questo emerge anche l'idea delle smart city. Vi ricordate? La grande rivoluzione. L'Italia sostanzialmente ha fatto poco se non pochissimo. Forse Milano, e anche quella con un approccio che risale a una dozzina di anni fa (Giuliano Pisapia neo-sindaco, sempre la preistoria) e che era basato sul concetto di partecipazione (all'opposto del modello di Barcellona). La storia è qui (opens new window).
Gli impianti cerebrali come quelli di Neuralink potrebbero cambiare la personalità in modo sorprendente. Alcuni studi hanno dimostrato che le interfacce cervello-computer (BCI) possono causare cambiamenti nella personalità e nelle espressioni della sessualità. Alcuni pazienti sviluppano un senso di dipendenza dai loro dispositivi. Numerosi pazienti riferiscono di avere la sensazione di non riconoscersi più dopo l'uso delle BCI. È importante comprendere questi rischi (opens new window) prima che le BCI diventino di uso comune e magari pensarci su un attimino di più.
Gli alieni non sono quelli che svolazzano nei nostri cieli (opens new window). Quelli sono i palloni dei cinesi o di altri (americani inclusi). Gli alieni ci sono, ma sono come alcune teorie della fisica: è ipotizzabile la loro esistenza ma non si può provare. E inoltre sono per definizione "inconoscibili". Però è interessante lavorare su ipotesi razionali di tipo speculativo: una civiltà aliena avanzata (opens new window) avrebbe senso che usasse i buchi neri come sistemi di calcolo quantistico. Tra l'altro, spiega molto bene perché (opens new window) lo spazio è apparentemente vuoto e privo di segnali di vita.
C'è un intero settore industriale multimiliardario di cui si parla poco: è quello del controllo delle folle. Cioè dei produttori di apparecchiature come Venom, uno spara granate lacrimogene a grappolo radiocontrollato che è una vera macchina da fine del mondo definita in maniera involontariamente ironica "meno letale". In realtà gli sparagranate lacrimogene e stordenti (flash-bang), i proiettili di gomma, sono tutte tecnologie che fanno danni fisici veri che spesso rimangono per tutta la vita come un tremendo incidente d'auto: mascelle e crani spaccati, ossa fratturate, contusioni, danni agli occhi, alle orecchie e al naso, costole spaccate. Senza contare che vengono usate da regimi più o meno democratici (molto democratici o per niente democratici) fondamentalmente per impedire le manifestazioni libere degli elettori o della popolazione in generale. Un racconto dettagliato (opens new window) di quello che sta succedendo.
È nato Anobii per le librerie. Il social network degli appassionati di libri ha infatti appena aggiunto alla piattaforma una serie di funzionalità dedicate alle librerie allo scopo di aumentarne la visibilità all'interno della community. Il servizio è attivo da subito e rappresenta il primo passo di trasformazione della piattaforma per accogliere e supportare gli utenti business della filiera del libro. Il nuovo servizio “Anobii per le librerie (opens new window)”, permette a ogni libreria italiana di registrarsi gratuitamente e, creando contenuti, ottenere la visibilità utile ad attrarre nuovi potenziali clienti nel proprio negozio fisico: gli algoritmi di rilevanza implementati su Anobii suggeriscono le librerie in base agli interessi dei lettori e alla loro posizione geografica.
Yamato
Atarashii (新しい) La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è un aggettivo molto fresco: atarashii (新しい), che vuol dire "nuovo" (e il suo reciproco, "non nuovo", cioè atarashikunai (新しくない).
Atarashii è nuovo nel senso, di fresco, moderno, di ultima generazione, alla moda. È la cosa "cool" del momento. È diverso da shin (新), che è un sostantivo e una scrittura diversa. Shin vuol dire sempre "nuovo" ma nel senso di appena fatto. Shinkansen (新幹線), letteralmente la "nuova linea principale", oppure Shinjuko (anzi, Shinjuku-ku, 新宿区) cioè il quartiere (ku, 区) della nuova (shin, 新) stazione di posta (shukuba, 宿場, che vuol dire anche locanda) oppure Shin Godzilla (シン・ゴジラ, Shin Gojira) il film giapponese del 2016 sulla nuova incarnazione di Godzilla, cioè il più famoso dei Kaijū (怪獣) i mostri giganteschi che tanto piacciono all'immaginario planetario (e che non sono semplici lucertole mutate simbolicamente a causa delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki).
Ecco, il nuovo inteso come appena fatto senza ulteriori significati, a me fa pensare al concetto di sensazionalismo che implicito in alcune scelte linguistiche. Pensate all'alternanza "storia moderna" e poi "storia contemporanea": l'alternanza delle quattro età storiche (antica, medievale, moderna e contemporanea) è stata pensata parecchio tempo fa. Le prima tre furono codificate già dal Vasari nel 1550. Mentre è merito degli storici dell'Ottocento far finire l'epoca moderna e far iniziare quella contemporanea con la Rivoluzione francese (1789) o la Rivoluzione industriale e la fa arrivare sino al tempo presente, con un allungarsi decennio dopo decennio del concetto sino a che altre categorie di pensiero hanno dovuto fare irruzione (ad esempio il post-moderno) per cercare di definire il fatto che la "storia contemporanea" è fin troppo lunga. Insomma: da Robespierre a Vladimir Putin passando per due guerre mondiali, Hiroshima e Nagasaki e poi la guerra fredda, la decolonizzazione, le Twin Towers e tutto il resto, c'è fin troppa carne al fuoco per un solo periodo storico che sia minimamente omogeneo.
Oppure il conio del concetto di "nuovi media" (cioè i new media) per descrivere tutti i mezzi di comunicazione più "recenti", dalla fotografia digitale a Internet. A parte la confusione epocale che è stata fatta a cavallo tra gli anni Settanta, Ottanta e Novanta, il concetto stesso di "nuovi" non ha senso. Nuovi rispetto a cosa? La radio prima e la televisione dopo erano decisamente nuove quando sono arrivate. E soprattutto, per quanto tempo sono "nuovi"? Cosa viene dopo i nuovi media? Ci sono i nuovi-nuovi-media? Il tema è di prospettiva, che viene cancellata a favore di un effetto nel presente, valorizzato come momento eterno perché opportunità di stupore e di consumo (nel senso dell'economia capitalista).
Per questo la coppia atarashii e shin per me è gradevole all'orecchio: delimita due ambiti in cui, da una parte c'è la semplice constatazione di qualcosa di appena fatto (come la nostra Gibellina Nuova, costruita accanto alla vecchia città medievale devastata dal terremoto del Belice), dall'altro c'è il concetto di novità e quindi tutto il portato lessicale che ne consegue. Una nuova avventura o una nuova moda sono cose fresche, stilose, moderne. Al contrario, una cosa non-nuova (che in italiano non mi risulta abbia un equivalente) è qualcosa di vecchio, di arcaico, di fuori moda. È una questione di sfumature.
Italiana
L'assoluzione di Silvio Berlusconi (opens new window) nel processo Ruby ter viene spiegata parecchio male dai giornali (opens new window) e interpretata ancora peggio (opens new window) dall'opinione pubblica del nostro Paese (come la interpretino Berlusconi e i suoi entro certi limiti è ragionevolmente comprensibile). Il tema non è se Berlusconi sia colpevole o innocente, se sia stato assolto o se si sia trattato di un cavillo. Il punto è che la giustizia, e l'ordinamento giuridico, fanno un certo tipo di lavoro centrato sul rispetto o meno delle norme, mentre la valutazione storica, politica e morale sta da un'altra parte. Detta in altre parole, la spiega meglio di me Luca Sofri (opens new window).
La vera domanda è: se Eugenio Montale fosse veramente andato a lavorare in banca, come scrive a un amico nel 1926 (opens new window) perché pensava che la sua poesia non valesse niente, adesso al posto del Nobel per la letteratura e un Meridiano Mondadori straordinario avremmo delle relazioni per l'erogazione dei mutui da incorniciare e rileggere la sera per trovare conforto?
Parlando di poeti e poetesse (orribile "poete") la neolingua dello spiegato bene politicamente corretto del Post, qui declinata sulla vita di Gabriela Mistral, alle volte è delirante e faticosa quanto fastidiosa da leggere, così come l'organizzazione dei concetti: va bene spiegare il mondo a chi non lo conosce, me incluso (opens new window), ma esistono altri strumenti oltre al mattarello per stendere la pasta (opens new window) (che poi nasconde una visione politica molto chiara, direi).
Stiamo riscoprendo il clitoride (opens new window) (Anna Lisa lo scrive così, al maschile), l'organo del piacere per antonomasia, spesso dimenticato dalla ricerca, sia nella nostra specie che negli animali. Infatti, senza essere autoreferenziali e allargando invece lo sguardo verso l'orizzonte animale, nel 2022 (!) abbiamo anche scoperto che lo stesso organo è presente e funzionale nelle femmine di delfino e nei serpenti. Scoperte che hanno un po' riscattato il clitoride, organo a volte un po' bistrattato, a volte difficile da studiare. In qualsiasi lavoro dedicato ai genitali femminili la premessa (e la polemica) è sempre la stessa: si studiano poco, da sempre. La tesi è sostanzialmente questa: il maschilismo imperante, praticamente ovunque, ha colpito anche la ricerca sugli organi genitali, così che se molto sappiamo sui peni del regno animale, poco è noto sul loro equivalente femminile, il clitoride appunto.
"Un’accurata comprensione del numero di isole è un’importante questione amministrativa correlata all’interesse nazionale": sulla base di questa idea il Giappone ha deciso di contare di nuovo (l'ultima volta lo aveva fatto nel 1987) le isole dell'arcipelago (opens new window). Scoprendo che sono più di 14 mila. Prima si riteneva che fossero 6.852, di cui molte minuscole e circa 260 abitate.
Multimedia
La vita di un pilota di cargo: andare a spasso nei cieli con un 747 in abiti "civili" (opens new window). Come vedere un insegnante delle medie in calzoncini corti e flip-flop. Comunque, è un video interessante perché il primo ufficiale è giovane e ha un linguaggio più "teen" e al tempo stesso è un pilota vero e quindi serio. Un mix interessante. E un bel po' di dietro le quinte di come si volta dal lato della gente dell'aria.
Impianti hi-fi di cui non avete mai sentito parlare: ad esempio questo Dual MN 8010 (opens new window) con un display grafico removibile. Stranissimo.
È un periodo che insisto con la street photography, abbiate pazienza. Ma forse è anche un percorso di organizzazione del pensiero oltre che dello sguardo. E un'ipotesi su quello che è necessario e quello che no. Ma si può pensare all'interno di un'estetica fatta di chiaroscuri? (opens new window)
È morto Alberto Radius (opens new window), il chitarrista dei Formula 3 e grande amico di Lucio Battisti. Ricordato forse poco (e soprattutto male (opens new window)), è stata la mano della melodia italiana (opens new window) per quasi trent'anni.
Oggi una tonnellata di articoli italiani; di solito non ne metto così tanti, ma è come la tana del Bianconiglio, per usare una delle immagini più logore del '900: più ne guardi e peggio ti senti, quindi più ne metteresti. Comunque, questo in particolare (opens new window) apre la strada ad almeno tre piani di riflessione: è un comunicato stampa messo online, e questo fa pensare che presto un sacco di giornalisti perderanno il posto a favore di ChatGPT (non parliamo poi degli articoli strutturati come vuole Google (opens new window), con tre capitoletti per dieci righe e lo scroll infinito, che sono la morte della lettura). Secondo, si parla dell'ennesima app della pubblica amministrazione, sviluppata dalla ennesima software house della pubblica amministrazione che apre nuove funzionalità ma senza alcun senso e nessuna logica se non quello di acchiappare tutto quel che si può tra i millemila servizi erogati dalla PA. Che introduce la terza cosa: l'app Io "ospita attualmente circa 176mila servizi", e ne vuole di più, ma nessuno che si chieda perché invece non vogliamo ridurre il numero dei servizi esistenti. Nel senso: non è che sono i millemila servizi il problema, più che l'app che li deve contenere più o meno tutti? La digitalizzazione non vuol dire pimpare la burocrazia, vuol dire farne quasi a meno. È evidente che non stiamo andando in quella direzione.
Tsundoku
Che cos'è il Sapere (opens new window)? Alessandro Carrera lo spiega in maniera molto diretta (opens new window): "Questo libro non è un lamento sulla sapienza perduta. È una modesta domanda su che cosa sia il sapere oggi – all’epoca della cancel culture e della fine di ogni gerarchia tra chi sa e chi non sa – e su come lo possiamo trasmettere a chi verrà dopo di noi. Forse l’unico modo per tornare a farlo nostro è scendere dalla cattedra, e porsi tutti assieme le stesse domande.".
Un amico mi ha prestato questo libro di Claudio Marra per avere qualcosa da leggere durante le ore di volo Milano-Londra-Nashville e ritorno. L'immagine infedele (opens new window) è un saggio del 2006 che è invecchiato abbastanza bene e ci serve adesso, in epoca di ChatGPT. La tesi di fondo è che la contrapposizione tra fotografia analogica e digitale, un tema di gran moda a cavallo degli anni Novanta-Duemila, sia in realtà un falso problema. Anzi: una falsa rivoluzione della fotografia. Infatti secondo Marra, con il passaggio dall'analogico al digitale, definito da molti epocale e dirompente, la fotografia in realtà non ha veramente cambiato modalità e filosofia di rappresentazione. Alcune cose di questo breve saggio hanno senso ancora adesso (e svelano l'ingenuità di molti autori di opinione contraria dell'epoca soprattutto in ambio di studi semiotici) mentre un paio di altre sono invecchiate decisamente male (soprattutto la parte della relazione con l'arte). Tuttavia, a prescindere dalla fondatezza delle idee. un dissidente del pensiero integrato ci sta sempre bene, soprattutto adesso che sembra che l'AI sia la nuova rivoluzione epocale e dirompente. Il vero problema del libro di Marra è un altro: è scritto in modo saccente e pretenzioso, per cercare di rendere complesse e "alte" cose che si potevano spiegare con chiarezza, precisione e leggerezza. È il peccato mortale del 99% della saggistica italiana di derivazione accademica. Poveri studenti, cresciuti in un Paese di azzeccagarbugli che misurano la loro intelligenza sulla capacità di rendere difficile il farsi capire.
La formula perfetta. Una storia di Hollywood (opens new window) è il libro di David Thomson appena tradotto in Italia da Adelphi. «Il più grande critico cinematografico vivente» per John Banville, ha tentato una storia di Hollywood (la sua) e lo ha fatto col piglio caustico e malandrino che contraddistingue chi da sempre ama quel mondo e ciò che ha da offrire: sogni surrettiziamente innervati dalla realtà. Thomson prende spunto da un capolavoro, Chinatown (opens new window), il mitico film di Roman Polanski del 1974, il che gli permette di ripartire da molto lontano, dalla crescita indiscriminata, corrotta e manovrata di Los Angeles, e di puntare la sua personale macchina da presa sulle speculazioni fraudolente intorno alla gestione dell’acqua e della viabilità, elementi che, sottotraccia, contribuirono notevolmente alla nascita e allo sviluppo di Hollywood. Ricostruisce poi la storia di quegli anni, dalle prime salette improvvisate ai grandi cinema, alla creazione degli Studios, affrontando il passaggio dal muto al sonoro, dal bianco e nero al colore e alle ulteriori innovazioni tecniche. Ma soprattutto racconta le storie, sempre curiose, spesso sordide, comunque illuminanti, dei grandi che hanno fatto grande il cinema: registi come Griffith, Welles o Hitchcock, divi come Greta Garbo o Marlene Dietrich, Humphrey Bogart o Jack Nicholson, e insieme produttori come Jack Warner, Louis Mayer o Samuel Goldwyn, nonché altre figure meno note ma non meno influenti. Thomson vuole darci «la formula perfetta», espressione che riprende dall’ultimo romanzo incompiuto di Fitzgerald, ambientato nella Mecca del cinema: l’equazione che sola può offrire una visione d’insieme di quel mondo, quell’arte, quel mestiere, quell’industria, quel gioco d’azzardo, in tutta la sua varietà, follia e grandezza.
Non è proprio un libro, ma sta andando meglio di tanti libri. Il nuovo numero di Cose spiegate bene si intitola La Terra è rotonda (opens new window), uscirà in libreria il primo marzo e da pochissimi giorni lo possono ricevere le persone abbonate al Post. Il tema è la geografia, che è abbastanza interessante.
Fermi tutti: torna Bill Watterson, l'autore di Calvin e Hobbes, con una fiaba illustrata (opens new window).
Coffee break
Mostly Weekly è una newsletter libera e gratuita per tutti. Se volete supportare il tempo che passo a raccogliere e scrivere le notizie, potete fare una piccola donazione su PayPal (opens new window) in modalità amici e parenti (che detto così sembra quasi un "in alto le mani, questa è una rapina", però vabbè ci siamo capiti).
Al-Khwarizmi
Tanto tempo fa, in un'internet lontana lontana, prima ancora che React.js venisse reso open-sourced, un gruppo di appassionati ingegneri come Jordan Walke, Shane O'Sullivan, Christopher Chedeau, Jing Chen, Tom Occhino, Pete Hunt, Sebastian Markbåge, Paul O'Shannessy e Lee Byron ha avuto un'idea folle che avrebbe rivoluzionato il modo in cui si costruiscono le interfacce utente interattive sul web e non solo. Se non fosse stato per un piccolo gruppo di appassionati sviluppatori di (quello che allora era) Facebook, React non avrebbe mai visto la luce. Ecco il documentario che racconta la storia di com'è nato React (opens new window), il framework javascript più importante degli ultimi vent'anni.
Prima che Elon Musk andasse fuori di coccia si parlava spesso in termini trionfanti della conquista di Marte. Il punto è che stiamo andando avanti molto velocemente per conquistare la Luna, che potrebbe essere un'opportunità molto più realistica e sensata. Blue Origin ha fatto un piccolo passo in avanti (opens new window) che ha conseguenze notevoli. Il programma "Blue Alchemist" ha prodotto delle celle solari e cavi di trasmissione dell'elettricità a partire da suolo lunare simulato. Il suolo lunare simulato è un materiale chimicamente e mineralogicamente equivalente alla regolite lunare. Le celle solari e i cavi sono stati creati utilizzando un processo ingegneristico chiamato "elettrolisi del regolite fuso", una tecnica che può essere utilizzata anche per produrre metalli da costruzione, ossigeno e altre risorse. Blue Origin spera di commercializzare la tecnologia alla Nasa per utilizzarla nel programma Artemis. L'invenzione permette di andare sulla Luna "leggeri" e costruirsi quel che serve direttamente con i materiali locali.
La trasformazione dei modelli di consumo delle cose in generale e delle tecnologie varie sono decisamente interessanti (alle volte in bene, altre in male). Questo è quello che si pensa succederà nell'ecosistema di Apple: l'azienda starebbe lavorando a un "abbonamento hardware" (opens new window) che sarà probabilmente un vero e proprio noleggio e non un sistema di acquisto a rate. Probabilmente sarà abbinato a più servizi e si estenderà all'hardware Apple come iPad, Mac e Watch. L'abbonamento hardware potrebbe sostituire l'iPhone Upgrade Program. Offrirà ai clienti flessibilità con i loro dispositivi: in pratica si paga un tot al mese e si ha accesso a dispositivi che poi vengono aggiornati quando escono modelli nuovi con le medesime caratteristiche.
Se vi dovesse capitare di configurare un nuovo Mac/Pc o semplicemente volete farvi un giro in quel che serve dal punto di vista dei font, ma quelli monospace mi raccomando, beh ecco, questo sarebbe il post per voi (opens new window).
In casa Google sta finendo un'epoca. E non perché l'azienda sta esplodendo sotto il fuoco delle AI (al riguardo c'è una critica durissima di Cory Doctorow al modello portato avanti da Google (opens new window) che è da leggere fino all'ultima riga). No. Semplicemente perché il tempo passa e la gente se ne va. I singoli dentro questi colossi hanno già vinto da molto tempo e ora vanno a finire in qualche villona persa sulle colline della California, a bere vino biologico locale, avvolti in lana grezza munta da pecore elettriche e girare con la loro auto elettrica. Adesso è il turno di Susan Wojcicki, CEO di YouTube da lungo tempo (opens new window): la donna si dimette dal suo ruolo e lascia Google. È la donna più importante del pianeta di cui non avete sentito parlare: ha guidato il più grande network visivo della storia, con un impatto paragonabile alla somma dei maggiori brodcaster del pianeta. Al suo posto Neal Mohan, uno dei luogotenenti di Wojcicki che lavora in Google da 15 anni, assumerà il ruolo di Ceo di YouTube.
Wojcicki era la dipendente numero 16 di Google e notoriamente affittò il garage dei suoi genitori ai fondatori di Google Larry Page e Sergey Brin per il loro primo ufficio. A lei si deve l'idea di acquistare YouTube nel 2006. Wojcicki rimarrà "a breve termine" per aiutare la transizione e ha accettato di fungere da consulente per Google e Alphabet.
Ah, Susan ha due sorelle: una si chiama Janet ed è un'epidemiologa, l'altra si chiama Anne ed è stata l'ex moglie di Sergei Brin, uno dei due fondatori di Google, nonché la creatrice di 23andMe, azienda per il test del Dna per posta. A parte la valangata di soldi che Anne ha a sua disposizione e le ambizioni abbastanza balzane su come rivoluzionare il settore sanitario. Insieme, sono uno degli snodi di potere più importanti degli Usa e della Silicon Valley.
La coda lunga
Tanto lo so che siete un po' malati anche voi. Che tenete qualche oggettino di troppo, qualche pezzetto strano e magari vecchio, che pensate che non è una collezione ma quasi, un piccolo accumulo, un angolino di piacere privato. Magari cose semplici, forse persino un giocattolo di un'epoca precedente alla vostra.
Bene, perché non fare sul serio? Passare alla lega professionisti? Questa domenica va in asta l'intera collezione del museo Pierre Huygens a Bruxelles. E va in asta online, quindi anche dal comodo divano di casa vostra, ovunque sia, potete partecipare. Guardate qui e qui, e andate a far alzare il massimale della vostra carta di credito.
I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.
“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”
– G.K. Chesterton
END
Ti è piaciuta? Inoltrala a chi potrebbe essere interessato.
Se l'hai ricevuta, qui puoi iscriverti
Qui invece c'è l'archivio dei numeri passati
Se vuoi contribuire al futuro di Mostly Weekly, puoi fare una piccola donazione usando PayPal (opens new window) modalità Amici e parenti
Buona domenica!