[Mostly Weekly ~196]
Batterie indonesiane, wallet argentini e dodecaedri romani
A cura di Antonio Dini
Numero 196 ~ 4 dicembre 2022
Benvenuti a Mostly Weekly, la newsletter settimanale che esce quando è pronta.
Sto lavorando alacremente al piccolo libro di Mostly, ma certamente non sarà un regalo da mettere sotto l'albero di Natale, perlomeno non di quest'anno. Però, piuttosto che farlo brutto ma veloce, preferisco farlo buono e magari anche giusto. Ne riparliamo tra non molto.
Intanto, vi segnalo che dimagrire vuol dire anche fare detoxing (opens new window), lo sapevate?
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Intanto, buona lettura.
If you can’t fly then run, if you can’t run then walk, if you can’t walk then crawl, but whatever you do you have to keep moving forward
― Martin Luther King Jr.
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Editoriale
Una cosa che ho imparato tanto tempo fa va sotto il nome di "costo di trasformazione". Alle volte ottime idee hanno costi troppo elevati per poter essere implementate partendo da ci si trova. L'energia elettrica per tutto, auto incluse, ha sollevato e continua a sollevare molti dubbi da questo punto di vista. Ad esempio: i materiali per tutte queste batterie dove li trovano? Questo articolo racconta (opens new window) con lucidità qualcosa che ciclicamente ritorna: la devastazione in Indonesia per mettere le mani sul nickel. Ma anche l'embargo dei chip, che sta mettendo in ginocchio i produttori di automobili un po' in tutto il mondo tranne che in Cina, dove i chip vengono prodotti localmente. Tanto che adesso i cinesi esportano auto in Messico (opens new window) (paradosso notevole, visto che il Messico le produce auto per tutto il resto del continente americano).
Parlando di auto elettriche, Tesla viene fuori praticamente da sola. L'azienda prepara una Model 3 rinnovata con il progetto "Highland" (opens new window). Il progetto mira a ridurre il numero di componenti e la complessità del veicolo. Il veicolo entrerà in produzione negli stabilimenti Tesla di Shanghai e Fremont. Mentre la Model 3 ha ancora l'aspetto di quando è stata lanciata, gli aggiornamenti del software di Tesla hanno migliorato le prestazioni nel corso degli anni. Questa è una cosa che cerco di spiegare agli studenti di uno dei miei corsi: la Model 3 pare identica ma costa il 50% in meno produrla.
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Importante
Se pensate che le cose stiano andando malino qui da noi, aspettate di vedere in America Latina. L'Argentina sta combattendo un'inflazione tremenda e il rischio di rimanere stritolata, anzi schiacciata come una vescica, sotto il tallone delle disfunzionalità delle economie più forti. L'inflazione è la trappola più violenta, ovviamente, ma uno strumento nato per scopi apparentemente diversi sta tornando paradossalmente utile: i wallet che stanno facendo barriera (opens new window) per aiutare il peso argentino a sopravvivere. Il problema è che i ladri hanno imparato cosa rubare, adesso, perché i wallet sono digitali, anonimi e al portatore.
La cosa più bella della storia è che non è una narrazione fittizia, con una conclusione. Ad esempio, il rompicapo dei dodecaedri romani (opens new window), degli oggetti a dodici facce realizzati in bronzo e trovati solo nelle province più a nord dell'Impero, è tutt'ora insoluto (opens new window). Non c'è traccia dell'uso, né tra i ritrovamenti archeologici né nella letteratura dell'epoca o successiva (o almeno non sono stati tramandati). A cosa servono? Non lo sapremo mai. Almeno, credo. Perché altre volte la storia, se viene indagata in maniera sistematica, riserva sorprese. Come la scoperta che (opens new window) un imperatore romano che si credeva essere fittizio, inventato, una specie di fake, è in realtà vero. L'imperatore Sponsiano è veramente vissuto nel terzo secolo ed ha regnato (molto brevemente) come usurpatore di Filippo l'Arabo o di Giordano III. Forse era solo il capo di una rivolta in Pannonia, forse qualcosa di più e per questo è stato colpito da una damnatio memoriae che l'ha sostanzialmente cancellato a parte un paio di monete ritrovate in Transilvania nel 1713 e ritenute a lungo dei falsi. Chissà.
Si diceva: invecchiare bene. L'attesa serena di una stagione della vita più calma che un tempo si identificava con la pensione è però incrinata dalla scoperta che sì, è vero, in media la gente vive di più, però invecchia male sia fisicamente che di testa. Per questo si diceva "invecchiare bene". È una cosa ancora rara e parzialmente prevedibile. Allora chi sono i SuperAgers? (opens new window) È quello l'obiettivo: diventare dei vecchietti di ottanta e passa anni che performano come dei cinquantenni?
Ve lo ricordate Nick Cave? In questa intervista dice cose interessanti (opens new window): "Non credo che l'arte debba essere nelle mani dei virtuosi". Il musicista racconta anche perché Morrissey è importante, la sua fede sempre più profonda e il lutto per i suoi figli.
Yamato
Moteru (持てる) La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è moteru (持てる), il passato potenziale di motsu (持つ) "avere, possedere", che in realtà ha un significato completamente diverso. Parlando in modo informale infatti significa "essere popolari" con l'altro sesso (o con qualsiasi sia il sesso al quale la persona è interessata). Praticamente è come dire "Mamma mia che rubacuori!" per fare un complimento magari a qualcuno che chiede come gli sta il vestito che vuol mettere per uscire la sera. Vediamo perché.
La combinazione di un verbo con -sou (る) aggiunge un ulteriore livello di supposizione/osservazione, il che significa che il parlante si sta riferendo a qualcosa che appare o sembra oggettivamente adatto alla cosa che viene espressa dall'azione. Quindi, preso alla lettera, moteru è: "sembra che tu possa essere popolare (quando esci con qualcuno)". Questa apparenza si riferisce più comunemente alle proprietà visibili, ma occasionalmente può anche riferirsi alla personalità o al comportamento appena osservato.
Ma cosa c'entra "essere popolare" o "sei proprio un rubacuori, uno che ha successo con l'altro sesso" con "avere, possedere", cioè il significato primario del verbo? È un leggero spostamento: da "capace di avere" a "capace di ottenere" nel senso di attenzione positiva da parte degli altri. Un po' come il nostro "Sei proprio un figo". A chi non è giapponese può sembrare un complimento stranamente indiretto, ma nel linguaggio informale giapponese motesou è in realtà un modo piuttosto naturale e comune di dire a qualcuno che è attraente. Quindi, se letteralmente vuol dire sei molto popolare tradurlo così sarebbe sbagliato. Piuttosto, è un devi essere proprio un gran rubacuori o, come ha detto una mia amica quando ha visto mio figlio maggiore a due anni, tu da grande, se resti così bello, sarai proprio pericoloso: farai un sacco di danni. Ecco, una cosa così: tu sì che fai un sacco di danni.
Italiana
Il nostro giornalismo pop cerca le cause ultime delle cose: la spiegazione (opens new window) al "rincoglionimento dei geni del tech". Poi uno si chiede come mai abbiamo un corpo elettorale che vota quel che vota.
Viene pubblicata la prima edizione integrale (opens new window) in assoluto delle storie di Nick Carter fatte da Bonvi: è stato uno dei momenti più creativi della storia del fumetto italiano, in cui sembrava che tutto fosse possibile. Non è il grande fumetto itlaliano, ma è quello di cui eravamo fatti noi allora.
Intanto, la Sergio Bonelli Editore ha presentato la Bonelli Digital Classic (opens new window), la sua prima app per leggere fumetti in digitale.
Il triste Capodanno milanese. Milano non farà la festa di fine anno in piazza Duomo, dove l'anno scorso ci sono stati problemi di ordine pubblico e varie molestie e stupri. Motivo? Non ci sono abbastanza soldi in cassa e il sindaco preferisce assegnarli a cose socialmente rilevanti. Ovviamente l'opposizione fa opposizione (opens new window) anche se il sindaco regalasse i suoi vestiti ai poveri. Intanto si prepara un aumento dei biglietti del tram e del bus e della metro.
Giorgia Meloni, in un buffo cortocircuito storico, rilancia (opens new window) il "piano Mattei per l'Africa (opens new window)", che poi è un esercizio di buon senso: stabilizzare l'area del Mediterrano e dei paesi africani "aiutandoli a casa loro". Il cortocircuito? Mattei, conosciuto come il presidente dell'Eni che morì in un incidente/attentato, parlamentare DC, riorganizzatore dell'Agip e poi dell'Eni, autore della politica estera energetica italiana, fondatore del Giorno, all'epoca il quotidiano più moderno e progressista per la borghesia del Paese, ebbe anche un ruolo importante durante la seconda guerra mondiale: prese parte alla Resistenza, divenendone una figura di primo piano e rappresentandone la componente "bianca" in seno al CLNAI. Un po' paradossale, no, che la sua prospettiva sull'Africa sia quella che Meloni vuole?
Che cosa si intende per scrittura terapeutica? E quali sono i principali benefici che assicura? Vanity Fair ne ha parlato (opens new window) con Sonia Scarpante, docente e autrice di diversi libri sul tema.
Nel caso aveste programmato di farvene regalare uno, i televisori 8K stanno per andare fuorilegge (opens new window). I miei ricordi degli anni Settanta, dopo lo shock petrolifero e il regime di austerity dei consumi stanno tornando di attualità.
Intanto Bryan Adams suona a Firenze e si fa intervistare (opens new window). La cosa che non sapevate? Ha scattato lui le foto delle copertine di tutti i suoi album (e ha pubblicato anche libri di fotografia, pare sia bravo). La cosa torna, ricordando le immagini.
Multimedia
Il primo album solista (opens new window) di Christine McVie, pubblicato nel 1970 con il suo nome da nubile Christine Perfect. La cantautrice e musicista, anima della formazione più famosa dei Fleetwood Mac, è morta a 79 anni (opens new window).
Sembra quasi una parodia: Indiana Jones and the Dial of Destiny (opens new window), invece è vero. Se volete sapere cosa possono fare gli effetti speciali per trasformare un signore di 80 anni in un eroe di cappa e di spada ancora performante, ecco a voi il meglio del meglio. Da notare che oggi Harrison Ford è più vecchio di quanto non lo fosse Sean Connery quando, nel 1989, interpretò il padre di Indiana Jones. All'epoca l'attore scozzese, infatti, aveva "solo" 59 anni.
Un video educational: inizia come una cosa un po' scema da youtuber italiani, ma l'idea è buona e ci son un bel po' di finezze. La tesi: i migliori giri di basso italiani sono quelli delle sigle dei cartoni animati giapponesi degli anni Ottanta. Sentire per credere (opens new window). Ah, se piace il modo: c'è anche i 10 più bei dischi del prog britannico (opens new window), con un giudizio sugli Yes che sottoscrivo al cento per cento.
Se c'è una cosa di cui sono molto sereno dopo aver appeso i miei album al muro (letteralmente) è di non usare il giradischi se non molto sporadicamente (tipo due volte all'anno). Chiarita la mia mancanza di hipsterità almeno dal punto di vista del "vinile", devo dire che questo giradischi di Miniot (opens new window) è veramente minimalista e bello da vedere in azione (opens new window). Queste forme di automatismo e la scomparsa di leve e leveraggi (con relative testine) a me ricorda più un tentativo di trasformare gli ellepì in delle specie di grossi cd. O forse sono io, boh.
Come si rimette in marcia un orologio in maniera filologicamente corretta e spiegato bene oltre che fatto vedere (opens new window). È un Rolex Gmt Master 1675 degli anni Sessanta che il proprietario ha ereditato dal nonno e che vuole usare tutti i giorni, com'è normale e giusto che sia, nonostante il valore cospicuo nel caso volesse venderlo.
Tsundoku
Ho appena letto Breakfast at Tiffany's (opens new window) di Truman Capote, e non ricordavo il film che (forse) ho visto qualche decennio fa. Pubblicato nel 1958 non solo è un romanzo estremamente moderno, ma anche particolarmente ricco pur essendo molto breve. Apre la strada a tantissime cose venute dopo, uno di quei libri notevoli che poi nessuno legge e non capisce come mai succedono altre cose dopo. A partire da Holly Golightly, una delle malas ninas che la letteratura ci mostra ma che la società nasconde, da sempre.
Un altro libro che invece ho letto quando ero molto più giovane, Last Exit to Brooklyn (opens new window) di Hubert Selby Jr. (pubblicato nel 1964) è una rappresentazione decisamente più cruda della vita tra i drogati, i truffatori, le drag queen e le prostitute di New York. È l'altro lato di quello che emergeva dalla Seconda guerra mondiale negli Stati Uniti.
Pochi anni dopo arriva Raymond Carver (e il suo editor Gordon Lish) e la scrittura che si trova dentro raccolte di racconti minimalisti come What We Talk About When We Talk About Love (opens new window), che è del 1981. È impressionante da adolescente cercare di dare un senso a qualcosa che è così traumatizzato, come Nighthawks (opens new window) di Edward Hopper (opens new window) o come il silenzio della terra di nessuno. Altro che Charles Bukowski: qui c'è il disagio vero.
Ultimo pezzo di questa ipotetica tetralogia molto incompleta, è Bright Lights, Big City (opens new window) di Jay McInerney, definita "una tragicommedia" (non a caso ne fecero un film con Michael J. Fox e Phoebe Cats) di un giovane in carriera a New York, alle prese con la realtà della morte della madre, l'alienazione e la seduzione della droga dei ricchi. È la cocaina degli anni Ottanta, anche perché il libro è del 1984 e il film del 1988, l'epoca che da noi era dei paninari (opens new window) ma negli Usa era degli Yuppies.
Appendice, perché merita un po' di spazio. Il film del 2009 con George Clooney non era male, ma il romanzo da cui è tratto, Up in the Air (opens new window) di Walter Kirn, è molto più interessante. Anzi, quasi straordinario, ma anche enormemente sfortunato, perché è uscito nel 2001, poco dopo l'11 settembre. Una storia di solitudine e disagio mentale post-moderno ambientata tra aerei e aeroporti dopo l'attentato alle Twin Towers non è stata particolarmente amata. Peccato perché merita.
Coffee break
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Al-Khwarizmi
Nel corso dell'anno prossimo dovrebbe debuttare RealityOS, oppure rOS, a seconda di come lo volete scrivere. Sarà il nuovo sistema operativo di Apple per la realtà mista, cioè mix di aumentata e virtuale. Come sarà? Cosa farà? Qui sono raccolte tutte le informazioni (opens new window) che già conosciamo. E gli strumenti? Qui (opens new window).
Un piccolo bagno di umiltà serve sempre. La morte dello smartphone è stata annunciata più volte ma a quanto pare sta sopravvivendo a tutto e a tutti. The Verge ci racconta (opens new window) perché neanche la XR riuscirà a scalfirlo così come non c'è riuscita Alexa. O no?
La grande fuga da Twitter assume contorni strani. Mentre da noi anche Paolo Attivissimo decide di andarsene (opens new window) (per modo di dire: resta a capo dei suoi 450mila follower, solo non aggiornerà più ma si limiterà a leggere gli 800 account di giornali di qualità che segue in varie lingue, spostandosi su Mastodon) in Brasile la gente scappa sulla piattaforma indiana Koo (opens new window) per un solo motivo: in brasiliano vuol dire "culo".
Anton Medvedev sentiva il bisogno di un nuovo file manager per la riga di comando, la Text User Interface o TUI contrapposta alla GUI o Graphic User Interface. Detto fatto, ecco a voi llama (opens new window), scritto in go disponibile anche con brew su macOS.
I codici che definiscono i commit su git sono ovviamente delle sequenze costruite in maniera tale da evitare le collisioni. Ma sono impossibili da ricordare o da usare come riferimento ad esempio in una discussione. E se invece usassimo una numerazione progressiva (opens new window)? Aiuterebbe ad orientare anche chi vuole capire se un commit precede o ne segue un altro. Unico limite: va bene per lavori in cui non collaborano troppe persone, sennò c'è il rischio di fare casini.
Git Notes (opens new window) è la funzione più bella e meno amata di git. Le note di git consentono agli sviluppatori di inserire metadati in qualsiasi cosa tracciata da git senza influenzare l'oggetto stesso.
WhatsApp all'inseguimento di Telegram: diventa più facile mandare un messaggio a se stessi (opens new window). A cosa serve? Beh, se usate Telegram la funzione è utilissima come bloc notes per appuntarsi migliaia di cose, dai link a foto e messaggi di altri. Benvenuta WhatsApp.
Una modesta proposta
Se davvero viviamo in una simulazione (opens new window), in un grandissimo computer quantistico che sta elaborando il nostro universo come forma di realtà virtuale, posso chiedere cosa cambia? Voglio dire: a parte che la teoria che quella che percepiamo come realtà inclusi noi stessi sia una forma di elaborazione numerica mi pare molto connotata culturalmente (viviamo l'epoca del computer, che è come dire che abbiamo questo grosso martello in mano e tutto quel che vediamo attorno a noi ci sembrano chiodi da battere), c'è anche il tema del simulatore. L'alieno che fa girare la simulazione chi l'ha creato? È eterno e onnipotente? È un ragazzino che per gioco fa girare sul computer di casa sua la simulazione del nostro universo? È incomprensibile e irraggiungibile? Ma soprattutto: a noi cosa cambia?
Se quando amo amo, e quando muoio muoio, cosa cambia pensare che anziché vivere il sogno di qualcun altro siamo simulazioni talmente dettagliate da costituire una realtà per noi stessi plausibile? E infine, perché tutta questa enfasi sul concetto di realtà se è simulata? L'idea che la simulazione abbia dei legami diretti con l'ambiente all'interno del quale è stata creata è un po' miope, no? Perché questo ambiente dovrebbe somigliare a quello che percepiamo come realtà o anche solo esserle riconoscibile? Sto cominciando a capire quel bambino che rispose a chi gli chiedeva "Cosa faresti se sapessi che morirai tra un'ora?" “Continuerei a giocare in cortile”. Cioè: se sapessi che è tutto simulato, continuerei a fare quel che sto facendo adesso. Voi no?
I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.
“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”
– G.K. Chesterton
END
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