[Mostly Weekly ~157]
The Italian Job
A cura di Antonio Dini
Numero 157 ~ 06 marzo 2022
Benvenuti a Mostly Weekly, la newsletter settimanale che esce quando è pronta. Anche questa settimana qui non si parla di guerra per scelta. Niente link a siti, commenti sparati col mortaio, immagini o mappe geopolitiche. Infatti, nonostante come tutti anche io sia sotto shock per quanto sta succedendo in Ucraina, ribadisco che preferisco non occuparmene in questa sede. La ragione è semplice: c'è molta emozione per la guerra anche qui in Italia: se posso permettermi, vi consiglio di non informarvi dai social, canali Telegram o newsletter come questa ma di farlo invece in maniera responsabile da fonti giornalistiche attendibili e indipendenti.
Quando molti perdono la testa occorre avere sangue freddo anche per chi non ce l'ha più.
Potete leggere questo numero di Mostly Weekly nell'archivio che trovate qui.
Detto questo, vi ricordo anche che Mostly Weekly va avanti lo stesso perché le cose devono andare avanti lo stesso. Mostly Weekly è aperta a tutti, senza pubblicità o affiliazioni. Volete contribuire? Fatemi una donazione qui su PayPal (opens new window) (modalità amici e parenti, per favore).
Intanto, buona lettura.
Gli italiani perdonano tutto, ai ladri, agli assassini, ai sequestratori, a tutti, ma non perdonano il successo
– Enzo Ferrari
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Editoriale
L'inglese
Mi sono reso conto che il 99% di quello che pubblico su Mostly Weekly è in inglese. Cosa che, in effetti, non va molto bene. L'esperimento di questa settimana, come vedrete, è di linkare tutto a siti in italiano: in pratica l'unica cosa in inglese è il titolo di questo numero. La fatica però è tanta perché, se da un lato non sono abituato, bisogna anche dire che con il mio approccio le cose che trovo mettono più che altro tristezza. Ma facciamo di necessità virtù e proviamo a vedere cosa c'è. Settimana prossima torneremo alla regolarità consueta e anglofila? Penso di sì. E chi non parla e non legge bene l'inglese? C'è una risposta anche per questo. Si può imparare: qui ci sono alcuni consigli per imparare più velocemente (opens new window), qui invece per rimanere motivati studiandolo da soli (opens new window), e qui anche qualche parola sorprendente che viene dall'informatica (opens new window). Corsi strutturati per studiare inglese ce ne sono ovviamente a bizzeffe (opens new window). Tra l'altro, anche se le cose a cui punto sono in lingua straniera, il piacere di scrivere in italiano per me è sempre superiore a quello di leggere l'inglese. Anche se questa lingua in ambito informatico ha delle particolarità (opens new window) che sono difficili da rendere nella nostra. Infine, un consiglio da vecchia zia: WikiHow (in italiano) è sempre un buon punto di partenza, anche per capire come si impara l'inglese (opens new window).
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Importante
Infodemia
Prima il coronavirus, adesso la guerra in Ucraina e poi chissà cosa succederà ancora. In tutto però c'è sempre questo maledetto cortocircuito provocato dai mezzi di comunicazione di massa che adesso, con la dimensione mobile e social sono diventati pervasivi e capillari, cioè micidiali. La Treccani dà una definizione di infodemia (opens new window) limitata e un po' situazionista. Mi piace di più l'Accademia della Crusca (opens new window) (verso il fondo) e anche questo sito di marketing (opens new window) (che dopotutto con questi meccanismi ci sguazza), che cita a sua volta anche lo "slow journalism" (opens new window) come alternativa. Non fosse che anche "slow" è marketing (opens new window), come spiega in maniera fantastica e creativa Patrizia Musso (opens new window), che studia queste cose da anni con Brandforum (opens new window).
Viva la mamma
Tra pochi giorni (19/3) è la festa del papà. Il ruolo del padre è storicamente oltre che biologicamente connotato. E uno dei modi con i quali agisce, nella nostra società, è nel trasmettere il proprio cognome alla prole, maschi o femmine che siano. La pratica è comune a tutti i paesi europei o quasi (c'è la significativa eccezione della Spagna) ma adesso sta cambiando anche da noi perché è stata esplicitamente messa a tema. Ci sono sei disegni di legge (opens new window) "allo studio" del Senato, come si dice. È da quarant'anni che se ne parla: fusse che fusse la volta buona?
Pier Paolo Pasolini
In questi giorni si è celebrato il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini (opens new window) con tantissime cose: ricordi (opens new window), saggi, paginate (opens new window) e interi inserti (opens new window) sui giornali, ovviamente blog a tonnellate (opens new window). Una delle voci critiche è stata Micromega, la rivista culturale di Paolo Flores D'Arcais (opens new window), che nel prossimo numero con un lungo articolo di Alessandro Carrera spiega perché (opens new window) lo scrittore di Ragazzi di vita (opens new window) in realtà non fosse per niente progressista. Se ora qualcuno facesse un ragionamento analogo sul non essere di sinistra di Bob e JFK (opens new window) (erano "Old Democrat", alla faccia (opens new window) di Walter Veltroni (opens new window)), direi che sarebbe praticamente perfetto.
Imparare a scrivere
Tempo fa qualcuno mi diceva che, a suo avviso, sia la scrittura che la capacità di parlare sono due tecnologie. È una osservazione che non condivido perché scrivere richiede l'ausilio di particolari strumenti, cosa non necessaria quando si parla. Cioè, per me il linguaggio non è una tecnologia, lo è invece lo scrivere. Inoltre, l'impatto dell'arrivo della scrittura è unico: ne parlava dieci anni fa in questo intervento Pasquale Parise (opens new window): "Con il diffondersi dell’alfabeto e quindi della scrittura, il linguaggio entrerà così a far parte di una dimensione visiva, disancorandosi dalla dimensione uditiva, instabile ed effimera: questo permetterà al linguaggio, e quindi al pensiero, di raggiungere una stabilità che non aveva mai conosciuto". Consiglio inoltre di leggere il libro di Ivan Illic Nella vigna del testo (opens new window).
VM18
Il rapporto tra adolescenti, sessualità e pornografia. Un tema che oggi ridiventa decisamente attuale perché va a toccare nuovi nervi scoperti dalla tecnologia di rete pervasiva. Alessia Dulbecco (opens new window) rende non banale e non scontato questo argomento, collegandolo anche agli stereotipi di genere e spostandolo sul piano pratico, vista la sua collaborazione con numerosi centri anti-violenza.
Via Damilano
Se Mondadori si è già liberata di Panorama che ora in qualche modo è diventato un'altra cosa, adesso è il turno dell'Espresso, l'altro grande settimanale di opinione che è di proprietà dello stesso gruppo di Repubblica, un tempo chiamato "Gruppo L'Espresso" (proprietà della famiglia De Benedetti) e oggi Gedi (di proprietà della famiglia Elkann). Causa crisi dei giornali, anche L'Espresso sta per fare la stessa fine di Panorama e il direttore Marco Damilano non ha apprezzato il modo con il quale sta avvenendo questa uscita di scena, per cui si è dimesso (opens new window). La redazione è solidale e annuncia scioperi (opens new window). Intanto il settimanale tra pochi giorni dovrebbe passare da Gedi a BFC Media (opens new window).
Settanta
70 prima parte
Umberto Tozzi compie 70 anni. E l'occasione è quella per finire sulle pagine del Corriere della Sera che lo intervista (opens new window) per celebrare il traguardo. Tra le cose rilevanti: le sue canzoni, tipo Gloria (opens new window), sulle quali per decenni abbiamo fatto esegesi degne della miglior filologia romanza, hanno invece delle frasi messe a caso: "Per me, vale più il suono che la parola, ci sono frasi che stanno lì perché boh, ma suonano". Ma il suo vero segreto? A sedici anni in osteria l'incontro "stregato" con il sensitivo Gustavo Rol (opens new window). Casomai mancasse un pizzico di soprannaturale da piccola Italia superstiziosa degna dei migliori tabloid.
70 parte seconda
Compie 70 anni anche Ronn Moss, il bellone mascelluto di Beautiful, la soap opera che ha devastato la vita anche a milioni di italiani. L'intervista al "divo", come si diceva una volta, che ha interpretato per 25 anni il ruolo di Ridge Forrester è sempre del Corriere (opens new window). Moss adesso ha lasciato Los Angeles e vive in una masseria in Puglia, continua a fare l'attore e a vivere alla giornata. Cosa vuole come regalo? La pace nel mondo.
Switch-off
Il prossimo 8 marzo non ci saranno solo gli annunci di Apple per nuovi Mac e nuovi iPad, ma anche lo switch-off del digitale terrestre (opens new window) versione 1 che passa alla versione 2, cioè quello che adopera di fondo lo standard Mpeg-4 per la codifica audio-video. Alcune trasmissioni rimarranno Mpeg-2 sino alla fine dell'anno, ma il dato di fondo è che ancora c'è una discreta confusione sugli effetti di questo cambiamento, percepito soprattutto come una occasione da parte dei produttori di televisori per piazzare nuovi apparecchi.
Ooo lady lady lady
Cosa vi piace di Lady Oscar, ovverosia Versailles no bara di Riyoko Ikeda? Il cartone animato che ha segnato un paio di generazioni quest'anno fa quarant'anni. Wired ricorda (opens new window) i dieci momenti più significativi della storia. Incluso il momento più sconvolgente (e importante per molti altri motivi) di tutti, cioè "Una rosa non può essere un lillà". Elegante e spietato.
Yamato
Dōmo arigatou (どうも有難う)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è facile facile e molto diffusa: dōmo arigatou (どうも有難う), che vuol dire semplicemente "grazie". La pronuncia è leggermente diversa dalla translitterazione grafica: si dice infatti "dōmo arigatò". È il primo modo e il più facile per ringraziare in giapponese: si usa tra amici e anche compagni di scuola o colleghi di lavoro. Tuttavia non si usa con una persona che ha una posizione di autorità: non è una espressione adatta alle situazioni formali.
Invece, ancora più informale e diretto è dire semplicemente arigatou (有難う oppure ありがとう), adatta per genitori, figli, fratelli e sorelle, sposi, parenti stretti e amici. Invece, se si vuole una forma un po' più educata, si può dire solo dōmo (どうも), che vuol dire sostanzialmente "moltissimo". Domanda: ma se uno spara a metà di un discorso un dōmo, come si fa a capire se sta ringraziando? Dal contesto del discorso e, se siamo in presenza, anche da un bell'inchino. È un ringraziamento che va bene nei contesti formali, anche se non è il migliore dei ringraziamenti possibili con il capufficio.
Per quello, invece, bisogna al formale arigatou gozaimasu (有難う 御座います) che si pronuncia “arigatò gosaimas” e va benissimo quando si interagisce con anziani, superiori, sconosciuti e conoscenti più grandi. È anche un modo per esprimere gratitudine e riconoscenza molto sentite per una persona vicina: un bel regalo di compleanno da parte della persona amata, ad esempio. Se poi ci si trova a esprimere una versione ancora più formale dei ringraziamenti, ecco a voi domo arigatò gosaimas (どうも 有難う 御座います) che va come un "grazie mille" ma molto formale ("la ringrazio moltissimo di cuore", se volessimo esagerare in italiano). Ma non è finita: c'è anche arigatou gozaimashita (si pronuncia arigatò gosaimashtà) che è la flessione al passato per ringraziare qualcuno che ha già fatto qualcosa per noi da non molto tempo.
Infine, alcune altre piccole cosine, legate specificamente alle circostanze. Quando si va a mangiare a casa di qualcuno, prima del pasto si dice itadakimasu e al termine si ringrazia dicendo (e qui vado a memoria, perdonatemi) gochisou sama deshita. Se invece volete ringraziare una persona che ha fatto un lavoro per voi, qualcosa di tosto durato magari tutto il giorno (l'idraulico che vi ha rimontato il bagno) gli potete dire "grazie per il tuo duro lavoro", cioè o-tsukaresama desu (la pronuncia corretta è ozukaresamà des) e manifesta la gratitudine nei confronti di un'altra persona che ha lavorato proprio duramente e adesso si merita di riposare: letteralmente infatti vuol dire "sei una persona stanca", con una intenzione di riconoscimento dello stato altrui.
Se vi ringraziano per qualcosa e volete dire "di niente" la frase è dou itashi mashite (どういたしまして), pronunciato “do itashi mashtè”. La maniera informale per dirlo è semplicemente iié, (いいえ) che vuol dire letteralmente "no" ma ha il significato di "non è nulla", "no grazie, figurati". Insomma, "la ringrazio" "si figuri" "ma le pare" "non c'è di che".
Siamo belli cerimoniosi anche noi italiani, su queste cose, non vi sbagliate, solo che le nostre regole sono da galateo e quindi meno formalizzate rispetto a quelle di una lingua strutturata per tipo di relazione. Un'altra curiosità: se capitate a Osaka, sappiate che là c'è un dialetto alquanto forte che usa forme tutte sue. Da quelle parti per ringraziare si dice ookini (おおきに), che come avverbio vuol dire anche "grande": infatti originariamente si diceva ookini arigatou "un grande grazie". Adesso però vuol dire sia "grazie" che "prego".
Infine infine, per ringraziare quando state dando qualcosa a qualcuno ("Prenda pure, prego!") ad esempio per pagare porgendo i soldi, si usa una parola simile a dōmo come pronuncia: dōzo (どうぞ). Chi prende la cosa ringrazia come sopra con le differenti varianti di dōmo.
Eventuali
Fumetti collaterali
A causa della pandemia e di una serie di fenomeni che stanno devastando la logistica planetaria, è entrata in crisi l'industria della carta (opens new window). E ne stiamo pagando lo scotto (opens new window) in maniera spettacolare. Lo scrive ad esempio il Secolo XIX a proposito dell'uscita del Topolibro (opens new window) che salta. Ma già Panini e Goen avevano annunciato l'anno scorso i ritardi (opens new window) su molte uscite, anche qui (opens new window) e poi qui (opens new window). L'aumento della carta ha fatto già danni in Francia (opens new window), e porta fisiologicamente agli aumenti di prezzo (opens new window) anche per i fumetti (opens new window). Questo non fa solo saltare le pubblicazioni di cose vecchie e nuove (opens new window) ma succede proprio quando c'era un mezzo boom dell'editoria (opens new window) e c'è già chi chiede gli aiuti (opens new window). Tutto questo succede anche senza la guerra.
Non-luoghi
L'utopia è tangibile o non esiste? Qual è il suo statuto? A cosa serve? Indaga la newsletter Speculum (opens new window) cioè Filosofia dal futuro, con questo articolo (opens new window) piuttosto interessante.
I duchi di casa nostra
Chi sono i seguaci di David Bowie in Italia? Ho ripescato questo vecchio articolo (opens new window) di Renzo Stefanel che fa una bella carrellata su Rockit di quel che successe nella scena musicale italiana a cavallo tra il 1979 e il 1983, quando il Duca Bianco aveva appena finito di fare cose a Berlino. Grandi cultori di Bowie sono stati ad esempio i Matia Bazar. Mi ha colpito peraltro un passaggio, seppure in nota, da critico musicale di razza sul senso dell'opera di Bowie: "L'evoluzione di Bowie è stata influenzata da tantissimi artisti, non solo musicisti: una delle chiavi della sua grandezza è proprio l'aver saputo trasfondere, riassumere, metabolizzare e presentare in una nuova sintesi una enorme parte della cultura mondiale (perlomeno europea, americana e giapponese) degli ultimi 150 anni, incrociandone gli elementi in modo da creare cose nuove e da forzarli a condurre il suo discorso fondamentale, ovvero la ricerca del senso dell'esistenza, di cui ogni particolare della sua opera è un tassello". Incluso l'ultimo Blackstar.
Cambio di passo
A quanto pare Amazon sta per chiudere le sue 68 librerie fisiche. La notizia (e relativa riflessione) da un potenziale diretto interessato: il Libraio (opens new window)
Vecchi Classici
Prendi Giacomo Leopardi, ad esempio. Forse se lo studiamo a scuola un motivo ci deve essere. Forse i nostri autori migliori qualcosa di buono da dire anche oggi che ne abbiamo tanto bisogno potrebbero avercelo. Forse dovremmo pensare di conoscerli meglio (opens new window). Forse, perché no?
Il traverso
Un ricordo di dieci anni fa di Enzo Ferrari da parte del suo collaudatore personale bergamasco, che l'ha conosciuto bene: una storia minore, certo, ma che storia (opens new window).
Attacco ai boschi
Dopo la strage dei cipressi, avvenuta nella seconda metà del novecento, adesso è tempo di un'altra strage di alberi in Italia: un piccolo insetto che si chiama Bostrico sta facendo fuori molti boschi nel Nord Italia (opens new window).
Multimedia
Gli attentati dell'11 settembre: sembra sia passato un millennio. È stato pubblicato un nuovo video (opens new window) inedito e il ricordo del dolore è a sua volta doloroso.
Il nuovo film dell'uomo pipistrello, cioè The Batman, è un gran film che reinterpreta il personaggio DC. L'ho recensito qui (opens new window) (no spoiler) ma c'è anche questo articolo di Wired Italia (opens new window) che parla delle sue versioni alternative e poi, soprattutto, il sito degli indovinelli (opens new window) (in inglese).
Invece, Uncharted, il film ispirato ai videogiochi della Playstation 3-4 e con protagonista Tom Holland, Mark Wahlberg e Antonio Banderas, sembra più un videogioco che non un film: dimenticabile (opens new window).
A partire dal 18 marzo Mario Kart 8 per Switch si amplierà con una serie di circuiti aggiuntivi scaricabili (opens new window). In tutto 48 circuiti divisi in una serie di pacchetti, il primo ne conterrà otto raggruppati in due trofei. In tutto i DLC costeranno 24,99 euro per i non abbonati al Nintendo Switch Online + Pacchetto aggiuntivo (opens new window).
Cosa vuol dire "liminalità"? Cosa rigurda? Dove porta? Dal rito di passaggio alla nebbia di Silent Hill: la liminalità nei videogiochi (opens new window) è uno di quegli articoloni belli e lunghi come ce ne vorrebbero di più.
Un bel disco da ascoltare dei Sanguine Hum: si tratta di Now We Have Power (opens new window) e non è niente male.
Tutti abbiamo una canzone per i momenti tristi, penso. Perlomeno, io di solito ascolto C'è tutto un mondo intorno (opens new window) dei Matia Bazar. Ma che ci volete fare, sono un romanticone. (E loro erano veramente uno spettacolo da veder suonare oltre che da sentire)
Tic Toc Tac
Orologi sottomarini
I Nageurs de Combat, nuotatori da combattimento, avevano bisogno di un orologio adatto alla loro attività da sommozzatori della marina militare francese. Era il 1952 e la forza armata francese si rivolse alla maison Blancpain per ottenere un orologio all'altezza dei ruoli previsti per il suo impiego: resistenza, praticità, leggibilità del quadrante anche sott'acqua. Il limite pratico per le immersioni all'epoca erano i 92 metri, cioè Fifty Fathoms. Nasceva così il primo orologio diver (opens new window) della storia, un tool watch (opens new window) pensato per chi deve andare sotto a combattere. Prima ce n'erano già stati altri (il Radiomir di Panerai e il Marine di Omega del 1932) ma erano orologi importabili al di fuori delle missioni. Il Fifty Fathoms diventa subito un'icona (opens new window) a cui Rolex dà immediatamente seguito con il suo Submariner 6204. Dieci anni dopo arriveranno anche i giapponesi con alcuni dei diver più iconici di sempre (opens new window) (tra cui il mio preferito: il Seiko Capt. Willard (opens new window). Oggi ci sono tonnellate di orologi subacquei, è un genere che torna ciclicamente alla ribalta. Forse più che altre volte, perché l'orologeria tradizionale sta attraversando un periodo stile "birra artigianale", con i microbrand che producono tirature limitate magari proposte su Kickstarter di orologi strani e unici (ma a volte con difetti micidiali) come se non ci fosse un domani. Per i diver, c'è solo l'imbarazzo della scelta (opens new window). In passato qualcosa ho scritto anch'io sull'argomento: un libro e due articoli (questo e quest'altro). Buona immersione a tutti.
Swatch
È passato un sacco di tempo e non ce ne rendiamo più conto, soprattutto nell'epoca degli smartwatch. Ma questa è la storia della Swatch (opens new window) quando il fenomeno stava esplodendo. E qui il video (opens new window) della produzione dell'epoca. (Qui invece una intervista all'architetto Matteo Thun (opens new window), strumentale al successo delle collezioni dell'epoca e decisamente famoso anche di suo)
Coffee break
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Tsundoku
Ho iniziato a leggere Dreamliner (opens new window), il romanzo di Umberto Mondini, e mi sta piacendo molto. Mondini è un comandante Alitalia, e la passione per il volo è anche una scusa per far entrare il lettore dentro la sua storia fantastica: il protagonista della storia sta portando in Italia il nuovo Boeing 787-8 destinato al governo italiano come executive per i voli di Stato quando un ammaraggio di emergenza in fase di avvicinamento a Fiumicino, causato da una strana tempesta elettrica, cambia tutto: i quattro membri dell'equipaggio riescono senza problemi ad arrivare a riva ma si trovano di fronte un mondo diverso da quello che hanno lasciato: sono finiti davvero nell'antica Roma? Questa è la premessa di una storia sulla quale non voglio fare spoiler, ma che va via velocissima, come un aereo di linea in quota. L'autore, oltre che comandate di linea, è anche uno studioso e ha scritto molti altri libri. E non solo: è antropologo, ha girato il mondo per studiare le popolazioni indigene, è appassionato di storia delle religioni (ha insegnato in un'università pontificia) ed è un grande amante degli animali: vive vicino Roma con due cavalli, un'asina, tre cani, galline; quando non è a Cipro, dove è responsabile della Dante Alighieri locale. Ed è stato più volte pilota per i voli del Papa, che era uno dei massimi riconoscimenti per un comandante di Alitalia. Quando Papa Francesco era "solo" il cardinale Jorge Bergoglio, Mondini ha anche partecipato a un dibattito che si è tenuto a Zagarolo (opens new window) sul terrorismo aereo. Insomma, secondo me Mondini di cose da raccontare ne ha parecchie.
Passioni violente (in originale Voyager) è in film del 1991 con Sam Shepard, Julie Delpy e Barbara Sukowa diretto da Volker Schlöndorff. È basato sul libro del 1957 Homo Faber (opens new window) dello scrittore svizzero Max Frisch (in Italia pubblicato da Feltrinelli). Il romanzo è decisamente superiore al film ed anche ricco di spunti e sfumature, come vedremo tra un attimo. È inoltre la dimostrazione che una storia ambientata nell'immediato dopoguerra possa avere un respiro internazionale e un sapore moderno nonostante sia tecnicamente "antica". Pochi però sanno che c'è una citazione rivelatoria in un altro film, questa volta italiano. Il film in questione è Così come sei con Marcello Mastroianni e Nastassja Kinski, diretto nel 1978 da Alberto Lattuada. In una scena l'architetto interpretato da Mastroianni, traditore e incontrollabile interprete di una società che sta cambiando radicalmente con giovani ancora più spregiudicati dei propri padri e madri, viene chiamato e appoggia il libro che sta leggendo, appunto Homo Faber. In perfetta simmetria con il romanzo, il cui protagonista è un affermato ingegnere che si chiama Walter Faber, Mastroianni interpreta un affermato architetto che si chiama Giulio Marengo. I temi del film italiano sono più limitati rispetto al libro: sostanzialmente la critica alla società post-68 e '77, la libertà sessuale e il tema dell'incesto. Il romanzo di Frish invece affrontava due tematiche più profonde: il conflitto tra uomo e macchina, cioè tra natura e tecnica da un lato, e la transitorietà della vita e l'accettazione della morte dall'altro. Da recuperare.
Come molti sono affascinato dalla figura di Walt Disney. Il creatore di topi e paperi, tra le altre cose (ma in realtà lui era più affascinato dalle città e dai film), è riuscito a fare tantissimo in una vita relativamente lunga e partendo da molto lontano. Questo articolo (opens new window) di Francesco Mangiapane secondo me ripercorre bene alcune delle tappe della sua visione, recensendo il libro di Marinuccia Ciotta Walt Disney - Prima stella a sinistra (opens new window). Nel mio piccolo ne ho scritto anche io.
L’assurda evidenza. Un diario filosofico (opens new window) è il libro appena uscito di Francesco D'Isa. Qui su Nazione Indiana (opens new window) un estratto del lavoro più personale del giovane filosofo (opens new window) (non il drammaturgo del '500 (opens new window)), e qui una sua intervista (opens new window).
I milioni (opens new window) di Santiago Lorenzo: perfetto. "Madrid, 1986. Non è facile la vita per un terrorista. Il protagonista di questo libro ha un compito: andare al bar ogni mattina per vedere se qualcuno ha attaccato una gomma da masticare a un tavolino. Significherebbe che deve preparare l’attentato che farà partire la Rivoluzione. Ma la gomma sembra non arrivare mai, e quello dell’eversore è un lavoro molto mal pagato. Poi la svolta arriva, non quella che sperava: vince alla Lotteria. Ma ritirare il premio risulta complicato, se sei un terrorista senza carta d’identità. E il destino ha per lui una sorpresa ancora più inaspettata. Santiago Lorenzo ha scritto un altro emozionante ritratto di un uomo ai margini: tragicommedia, manuale di sopravvivenza, parabola sulla tirannia del denaro e sulla ricerca di identità".
Al-Khwarizmi
web3
La buzzword del momento, lo sapete, è "web3", che non è il Web 3.0 di Tim Berners-Lee (cioè il web semantico) bensì quello dell'Ethereum basato su tecnologie blockchain, totalmente decentralizzato e fortemente speculativo. Soprattutto dopo il Superbowl (opens new window).
Web 4.0
Ha da passa' 'a nuttata, cioè la foga tecnologico-speculativa che riguarda il web3 (vedi sopra), ma passerà. E dopo che sarà passata, parleremo di Web 4.0, cioè di "internet computazionale". Di cosa sto parlando? Non della realtà "semplice" aumentata (opens new window). Invece, di una internet che viene creata in tempo reale dalle intelligenze artificiali (opens new window) a seconda di quello che cerchiamo o di cui abbiamo bisogno (opens new window).
Un anno fuori di tech
Prima che scoppiasse la guerra l'idea era che il 2022 sarebbe stato un anno piuttosto interessante dal punto di vista tecnologico: la pandemia ha accelerato alcuni fenomeni di digitalizzazione e di trasformazione delle aziende. Le principali tendenze erano state tracciate tra gli altri da Deloitte (opens new window). Chissà cosa ne resterà. Anche le ipotesi di hybrid work (opens new window) adesso paiono ridimensionarsi.
Digito ergo connetto
Partendo dalla lettura di un interessante libro di Federico Badaloni, cioè Architettura delle comunicazioni (opens new window), Luisa Carrada in un post nel suo blog (opens new window) "Il mestiere di scrivere" porta avanti una bella riflessione sui contesti, la scrittura, il mondo infinito dopo "la parentesi di Gutenberg". Qui invece qualcosa su Badaloni (opens new window), che è uno studioso dei media e scrive per l'Espresso (opens new window).
Piccoli containerini
Le statistiche di Mostly Here, il mio sito, le faccio con Plausbile. La versione self-hosting è gratuita. Sto pensando di infilarla in un container e metterla nel Raspberry Pi Zero W (opens new window) che fa da router/Pi-hole (opens new window) di casa. Ci potrebbe stare senza fondere la schedina? Forse sì (opens new window).
Una modesta proposta
Meta guerra
Si può unire, nella stessa riflessione, il metaverso, il design delle frontiere e la tragedia della guerra in Ucraina? La società liquida e i big data? Il virtuale e il reale (come se fossero una coppia di opposti anche se non lo sono)? Walter Mariotti, il direttore editoriale di Domus, ci prova (opens new window). Sono solo parole in libertà? Valutate voi.
I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.
“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”
– G.K. Chesterton
END
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