[Mostly Weekly ~126]
Hic sunt leones
A cura di Antonio Dini
Numero 126 ~ 1 agosto 2021
Buona domenica! Questa è davvero Mostly Weekly, la newsletter che esce quando è pronta, aperta a tutti, senza pubblicità o affiliazioni che si sostiene su Liberapay (opens new window) o (meglio) via PayPal (opens new window). E ricordate: questa estate Mostly Weekly c'è (come sempre). Siateci anche voi!
Intanto, buona lettura!
An old friend of mine, a journalist, once said that paradise on earth was to work all day alone in anticipation of an evening in interesting company
–– Ian McEwan
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Editorialogica
Giornate sfortunate
E insomma, giovedì scorso mi sono svegliato e mi è arrivato un uno-due di quelli tosti. Prima ho letto che era mancato Dusty Hill (opens new window), il bassista degli ZZ Top (che sono uno di quei gruppi texani che hanno attraversato la storia del rock e del blues, vedi qui La Grange live (opens new window) all'Howard Stern Show), e poi ho letto che è morto Roberto Calasso (opens new window), colui il quale aveva preso in carica dai suoi fondatori l'Adelphi e l'ha trasformata nella casa editrice che conosciamo oggi. Per una coincidenza piuttosto triste ci sono due suoi libri che sono usciti proprio il giorno in cui è morto: Bobi (opens new window) (sul suo mentore e cofondatore di Adelphi Roberto "Bobi" Bazlen) e Memé Scianca (opens new window) (ricordi autobiografici della Firenze di settant'anni fa). Però, insomma, che giornata brutta.
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Importantologica
Noleggiansi disinformazioni
Mentre negli Usa il presidente Joe Biden dà un bel colpo sul naso (opens new window) a Facebook e alle altre piattaforme spiegando che amplificano la disinformazione che aumenta l'engagement anziché prendersi cura della salute delle persone come obiettivo primario, salta fuori una inchiesta del New York Times che racconta un altro aspetto meno conosciuto (opens new window): le aziende che si muovono nel mercato grigio della disinformazione e vanno a contattare (e pagare) gli influencer per far girare le falsità dei loro clienti. In pratica, delle agenzie stampa che fanno spindoctoring di bugie tramite i social.
L'industria dell'insicurezza
Nelle scorse settimane ci siamo accorti che anche i telefonini che reputavamo sicuri in realtà non lo sono. Gli iPhone possono essere forzati di nascosto e usati per controllare i proprietari o intercettarne le informazioni. L'azienda israeliana responsabile dello sviluppo del software Pegasus Project, fornito a governi e altri attori, si chiama NSO Group. L'incentivo principale a colpire Apple è stata la monocultura crescente con la diffusione degli smartphone di Cupertino e l'attitudine delle elite mondiali a usare quelli anziché i telefoni Android. Il premio vale lo sforzo e la spesa. Ci pensa Edward Snowden a spiegar alcuni passaggi: la lettura (opens new window) è alquanto interessante, soprattutto la parte su cosa succederebbe se si facesse sul serio:
If you want to see change, you need to incentivize change. For example, if you want to see Microsoft have a heart attack, talk about the idea of defining legal liability for bad code in a commercial product. If you want to give Facebook nightmares, talk about the idea of making it legally liable for any and all leaks of our personal records that a jury can be persuaded were unnecessarily collected. Imagine how quickly Mark Zuckerberg would start smashing the delete key.
Where there is no liability, there is no accountability... and this brings us to the State.
Crisi di mezza età
L'azienda dei paranoici, quella che ha definito a partire dal 1981 il passo del settore dei personal computer, è in crisi. Dopo aver segnato il tempo dell'evoluzione con la sua strategia basata sulla creazione, una dopo l'altra, di nuove generazioni di processori, la sua capacità di innovare si è arenata con la fine della legge di Moore (2015), scelte tecnologiche di base sbagliate (i processi di produzione), errori nell'innovazione, cultura interna in crisi e soprattutto un gigantesco bluff (avere i prodotti migliori di tutti) dettato dall'arroganza di essere praticamente i monopolisti del settore. Questo articolo (opens new window) racconta la traiettoria più recente di Intel (dal 2020) e spiega come l'azienda stia cercando di recuperare. È una prospettiva interna, non generale del mercato, ma sottolinea un aspetto: anche adesso che il piano c'è è tutt'altro che scontato che possa funzionare.
Greenpass-ologica
Mettere il Green Pass nel Wallet spiegato bene
Avete presente il Green Pass, cioè la certificazione verde del Covid-19? Serve ad entrare in sempre più posti e per spostarsi in Europa ed è nativamente in formato digitale stampabile. Questo vuol dire che quello che è importante è il QR Code, non tanto il contesto dove questo si trova: la piattaforma del ministero della Salute genera il QR Code che contiene tutte le informazioni per verificarne la autenticità e la validità. Solo che su telefonino si può vedere solo dalle app della pubblica amministrazione predisposte (IO e Immuni) oppure dal rullino delle foto, dove la schermata con il QR Code può essere salvata.
Su iPhone, tuttavia, esistono almeno altre due alternative (e mezza). Anzi, fate tre e mezza, va.
Mettere il Green Pass nel Wallet
La prima, e di gran lunga la mia preferita, è il Wallet di iPhone, che permette di raccogliere documenti molto diversi: carte di credito e bancomat, carte di fedeltà, biglietti di treni e di aerei. Negli Usa sarà possibile inserire anche la patente e a me piacerebbe che da noi fosse possibile aggiungere patente, tessera sanitaria, carta di identità e abbonamenti ai trasporti pubblici: sarebbe perfetto per lasciare tutte le carte a casa.
Non ricordo se IO o Immuni promettevano un tempo che sarebbe stato possibile salvare il Green Pass nel Wallet di Apple ma a quanto pare l’opzione non sta arrivando. In compenso uno sviluppatore europeo ha messo su Github il codice aperto del suo sistema per creare una card che si aggiunge al Wallet e che viene elaborata localmente nel browser (non viene passata alcuna informazione al sito dello sviluppatore).
Per creare la card occorre avere uno screenshot o una copia nel rullino del QR Code di IO o di Immuni o, teoricamente, anche del semplice codice fotografato dal certificato cartaceo. Bisogna collegarsi dal proprio iPhone su cui si vuole installare la card nel Wallet a questo sito (opens new window), scegliere cosa fare (fotografare un QR Code stampato oppure selezionare una immagine del file), selezionare il colore della card stessa tra quelli disponibili (bianco, nero, grigio, verde, indaco, blu, viola, verde acqua), accettare la politica sulla riservatezza (la privacy che dice le cose giuste: il dato è solo sul tuo dispositivo, il servizio è open source ed è ospitato in Germania, cioè nella UE) e poi tappare su “Aggiungi a Wallet”.
A questo punto compare la card e bisogna tappare su “Aggiungi” in alto a destra di nuovo per salvarla effettivamente nel Wallet. Attenzione, se avete due QR Code (come nel mio caso, che ho fatto l’eterologa) ripetete la stessa operazione per entrambi i QR Code: vengono distinti nel Wallet con 1/2 e 2/2 più l’indicazione di quale vaccino è stato usato la prima e la seconda volta e saranno anche uno accanto all’altro (per vederli va selezionato quello che si vede in verticale e poi ci si sposta con uno swipe destra-sinistra per passare dall’uno all’altro).
Il vantaggio di averlo nel Wallet per me che uso l’Apple Watch è anche nel fatto che potete mostrarlo dal wallet dell’orologio, perché i due sono sincronizzati.
L’alternativa Stocard
Se non vi piace il Wallet, o se usate Android, ci sono alcune alternative. A me piace questa: da parecchi anni uso come contenitore delle mie carte fedeltà (supermercato, libreria, alcuni frequent flyer, varie altre cose) l’app Stocard (opens new window) sempre per iOS che però è disponibile anche per Android. In questo caso si può aggiungere il Green Pass anche qui: la tecnica è semplice: si preme “+”, carta generica, viene offerta la possibilità di accedere a una foto o alla fotocamera, si seleziona quello che serve e ci si trova in una schermata in cui, se si scrive il nome della card (Covid…) viene recuperata da sola la dizione “Certificazione verde Covid-19”.
Perché farlo (e un bonus)
Il vantaggio di usare questo sistema (Wallet o Stocard) è che la card è sempre a portata di mano. Dal 6 agosto sarà necessario esibirla piuttosto spesso, se ci si sposta o si va in posti pubblici. Tenerla dentro le app IO o Immuni può essere scomodo (o uno può non avere la app installata o connessa) e dentro il rullino delle foto può diventare lento e poco pratico per cercarla quando va mostrata. Sia Stocard che Wallet sono fatte apposta per facilitare la ricerca.
Ma c’è anche un altro trucco, ve lo metto qui come bonus: potete fare lo screenshot del QR Code e salvarlo come schermata di blocco del telefono. Se lo centrate bene, cioè nella metà bassa per fare in modo che l’orario e la data dell’iPhone non vadano a coprirlo, avrete il vostro QR Code sempre a portata di mano per qualsiasi ispezione in maniera ancora più semplice e immediata, senza dover usare alcuna app.
PS: un altro bonus
Poco dopo la pubblicazione online della prima versione di questo scritto un lettore (grazie Andrea!) mi scrive che c’è anche un altro sito che funziona con la logica di quello presentato all’inizio e che formatta i dati sul Wallet in maniera “più professionale”. Si chiama GetCovidPass (opens new window) e la logica di funzionamento è la medesima: aprite il link dall’iPhone sul cui Wallet volete caricare il Green Pass e seguite la procedura con lo screenshot del QR Code o l’accesso alla telecamera per inquadrarlo se l’avete cartaceo. Anche loro dicono di fare tutto sul device e di non salvare alcun dato online.
A parte questa considerazione, il formato di Apple per il Wallet, cioè i file PKPASS, è stato creato nel 2012 con l’obiettivo molto semplice di “I pass sono una rappresentazione digitale di informazioni che altrimenti potrebbero essere stampate su piccoli pezzi di carta o plastica. Consentono agli utenti di eseguire un’azione nel mondo fisico, allo stesso modo delle carte d’imbarco, delle tessere associative e dei coupon”.
Il pass digitale del Wallet è considerato il più semplice e affidabile, usato da centinaia di migliaia di fornitori di contenuti (dalle compagnie aree e ferroviarie ai gestori dei programmi di fedeltà ed emittenti di coupon), Apple lo documenta per bene (opens new window) e inoltre è sincronizzato con iCloud: quindi il pass non va smarrito se si cambia telefono per un qualsiasi motivo. Negli Stati Uniti con l’arrivo di iOS 15 alcuni stati renderanno legale l’utilizzo della versione Wallet della loro carta di identità e della loro patente.
Yamatologica
Nihon-koku (日本国)
Bentornati anche questa settimana al nostro dizionario tematico di giapponese. Questa volta vorrei cercare di farla facile, ma so già che non lo sarà: ci provo però. La parola di questa volta è facile: il nome del Giappone. I giapponesi infatti chiamano il loro Paese Nihon-koku (日本国). Koku (国) vuol dire "nazione", mentre il kanji di Nihon (日本) unisce quello di "sole" (日) con quello di "origine" (本). Da qui nasce la perifrasi che definisce il Giappone come il Paese "dove sorge il sole" ovvero il Paese del Sol levante. Il legame tra il Giappone e il sole che nasce però è molto più antico e profondo che non la semplice constatazione che si tratta dell'arcipelago più a oriente rispetto alla Corea e alla Cina. Infatti, l'idea nobile è che a dare origine al Giappone sarebbe stata la dea del Sole, Amaterasu Ōmikami (天照大御神), una delle più antiche dee (kami, 神) dello Shintō (神道), che è una religione sincretica e sbrigativamente definita animista, distinta da quella istituzionalizzata con il nome di Shintoismo (lo Shinto di Stato, Kokka Shintō, 國家神道) e il tutto è molto complicato da spiegare per bene e mi fa capire che mi sto incartando. Torniamo ai fondamentali.
Nello shintō ci sono un sacco di dei, o kami, che però sono alquanto diversi dalla nostra idea monoteistica di divinità onnipotente. È una forma di politeismo più simile a quella greca classica, con generazioni su generazioni di divinità legate tra loro da complessi rapporti di parentela e tutt'altro che onnipotenti, oltretutto litigiose, arrabbiate, dolci, straordinariamente incomplete, soggette a trasformazioni e anche a morti piuttosto complesse (perché poi si rigenerano in qualche modo e danno vita ad altro). Insomma, con lo shintō ci si diverte e Amaterasu è fondamentale perché da lei discende la progenie di tutti i giapponesi. La dea è una delle entità che governano Takamagahara, il "Grande altopiano del Paradiso" (高天原), collegato al nostro mondo dall'Ama-no-ukihashi, il "ponte fluttuante per il Paradiso" e amatsu-kami, "dimora degli esseri celesti".
Il concetto di "Paradiso", ame, che noi bestioni terricoli tendiamo a identificare con un luogo fisico per quanto distante così come il cane guarda il dito che indica la Luna e non quest'ultima, è particolarmente elusivo. Viene citato solo in alcuni testi antichi e non in altri, e più tardi viene ripreso come “Sfera celeste suprema” (yoshimi tenkyū, 至美天球) ma siamo già molto avanti ed è una rielaborazione. Il punto però è complicato perché i kami in realtà non sono separati dalla natura e anzi, ne sono parte fondamentale: vivono in una specie di dimensione parallela e a noi nascosta shinkai (神界, "il mondo dei kami"). Soprattutto, oltre a essere buoni e cattivi proprio come noi (solo di più), sono anche la principale manifestazione dello musubi (結び) l'energia che interconnette tutto l'universo (e per quelli che si stavano chiedendo dove George Lucas sia andato a prendere il concetto di Forza, non c'è più bisogno di chiederselo). Considerate anche che, per essere in armonia con l'universo e la natura attorno a noi, gli uomini devono fare come i kami, cioè seguire "la via dei kami" (kannagara no michi, 随神の道).
Perdonatemi le imprecisioni e la pochezza di questa ricostruzione dello shintō, ma è per dare un'idea su come un semplice kanji (il Sole di oriente) ne evochi un altro (la dea del Sole, Amaterasu) che implica una intera teogonia, un sistema natura-religione-spiritualità e un obiettivo morale trascendente a cui uniformarsi. Anche troppo per una sola domenica mattina.
Hyakumankai Ikita Neko (Il gatto che visse un milione di vite)
“C'era una volta un gatto tigrato. Questo gatto morì un milione di morti, e ogni volta che morì, venne riportato in vita un milione di volte, ed era di proprietà di varie persone di cui non gli importava davvero. Il gatto non aveva paura di morire. Poi un giorno il gatto è diventato un gatto randagio, il che significava che era libero. Ha incontrato una gatta bianca e i due hanno trascorso le loro giornate insieme felici. Bene, gli anni passarono e la gatta bianca si indebolì e morì di vecchiaia. Il gatto tigrato ha pianto un milione di volte, e poi è morto anche lui. Solo che questa volta non è tornato in vita".
Variologica ed eventualogica
Starlink, provato bene
Dopo quattro mesi di utilizzo questo utente ha deciso di condividere (opens new window) com'è andata la sua esperienza con Starlink, il servizio di internet via satelliti di bassa quota crato da SpaceX, una delle aziende del nostro amico Elon Musk. Come sapete lo punto da un po' di tempo: non penso proprio di mettermelo in casa perché abito in centro a Milano e non avrebbe senso (oltre probabilmente a non funzionare) ma lo trovo una idea geniale ad esempio per i miei anziani genitori che vivono in una valle sugli Appennini e che vengono taglieggiati da contratti di Adsl semplicemente ridicoli. A prescindere, trovo questi articoli interessanti perché spiegano nel dettaglio come funziona il sistema (ad esempio: non può ancora funzionare da tutte le parti non solo perché non ci sono ancora abbastanza satelliti che si parlano tra loro, ma perché non ci sono neanche abbastanza basi di terra per chiudere l'anello e mandare i dati in rete, inoltre ogni utente ha una "cella" assegnata che copre pochi chilometri quadrati) e come funziona l'apparecchiatura. Questo aspetto è più interessante: oltre a problemi di surriscaldamento in climi particolarmente caldi, l'antenna motorizzata ha un sistema di riscaldamento antigelo per climi molto freddi e un consumo medio continuo di 100 Watt pari a 2,4 kWh al giorno, che lo mette nella stessa categoria di un frigorifero di dimensioni medio-grandi. Sempre acceso. Che raddoppia il consumo se fuori c'è la neve. Affascinante, non trovate? Ah, un'ultima nota: la performance. Starlink per l'utente negli Usa in questione in media va a 150 Mbps in download e 20 Mbps in upload con una latenza di di 40 ms. Elon Musk dice che migliorerà notevolmente. A me un valore del genere sembra fantascienza pensando a dove stanno i miei genitori, ma appena arriva la fibra siamo un ordine di grandezza sopra. Se arriva la fibra.
Fede e cosplay
Il canto del cigno della fantascienza per i Mormoni: una lunga storia (opens new window) tutta da leggere. Ed è subito delirio.
Multimediologica
Charlie Chaplin, il suo Moonwalk (opens new window) (i 42 secondi meglio investiti della vostra settimana). Se poi volete vedere l'originale, che è anche meglio, è questa sequenza (opens new window) di Tempi moderni. Ah, per tenere alto il morale, Fred Astaire a 71 anni che balla alla notte degli Oscar (opens new window) (grazie a Bob Hope). E poi lo storico primo Moonwalk (figlio del tip-tap, come dovrebbe essere chiaro a chi balla) fatto all'Apollo Theatre di New York nel 1955 da Bill Bailey (opens new window) (e la musica era tutta un'altra cosa).
Ritchie Blackmore recording Smoke On The Water (opens new window), che altro dovrei dirvi?
Un secolo fa, prima del lockdown, MTV ha fatto un unplugged con gli a-ha: era il 22 giugno del 2017 e questa è Take On Me (opens new window). Chi l'aveva sentita una volta a quei tempi (1984) si commuove perché ritrova non solo il se stesso di allora, ma anche la leggerezza pop di una generazione: Slowly learning that life is OK. Say after me: It's no better to be safe than sorry. E poi scusate, ma gli unplugged di MTV spesso fanno miracoli. Questa è una di quelle volte. (bonus: The Sun Always Shines On TV (opens new window))
Pensate di aver mai sentito un violoncello? Pensate meglio e ascoltate la compositrice e musicista islandese Hildur Guðnadóttir suonare Erupting Light (opens new window)
Tsundokulogica
Uno dei libri del 2020 più interessanti nel settore "memoir" è The Beauty in Breaking (opens new window) è un libro scritto da Michele Harper di ricordi avvincente e straziante di un medico di colore del pronto soccorso in una professione prevalentemente maschile e bianca che esamina come la guarigione degli altri insegna come guarire se stessi. Con la sua prosa accattivante, il tono intimo e il messaggio profondo, è un libro nato per essere condiviso. Come ha detto Elisabeth Egan sul New York Times, "Il lettore non dovrebbe aprire questo libro senza una penna in mano. È pieno di cose da sottolineare".
Un libro che si legge veloce ma che mi è piaciuto molto è La matematica è politica (opens new window) di Chiara Valerio, che è una donna antica, potente, polemista, ma soprattutto ha un dottorato in matematica che rende la sua mente adatta a vedere in modo diverso quello che ho sotto gli occhi anche io: per me sono persone, concetti e oggetti, per lei sono delle relazioni. E la lezione è molto importante. La matematica è democratica e democrazia al tempo stesso. Mi piace molto, un bel pamphlet.
Non si può piacere a tutti, questo è certo. La dimostrazione è in in libro uscito da poco su Elon Musk e Tesla. A differenza dei libri su Tesla che poi finisce che parlano di Elon Musk, questo parla proprio di Tesla e lo fa con abbondanza di dettagli critici. Traccia un ritratto dell'azienda come se fosse un bolide sparato contro un muro, che sta accelerando sempre di più, per dirla bene. Power Play: Tesla, Elon Musk, and the Bet of the Century (opens new window) di Tim Higgins viene recensito nel dettaglio qui (opens new window) (al punto che quasi quasi si può fare a meno di leggere il libro) e non fa prigionieri. Il libro uscirà il 3 agosto.
Algoritmologica
Precursori di rete
Negli Usa stanno spegnendo le reti 2G e 3G di telefonia mobile. Il 2G, che era parzialmente compatibile con il nostro, è la sorpresa maggiore perché su quella infrastruttura dati è poggiata soprattutto buona parte della Internet of Things delle fabbriche e dei sistemi di logistica (le paline degli autobus, i sensori degli elettrodotti, le stazioni meteorologiche e migliaia di altre cose simili). Perlomeno, in Europa, perché negli Usa a quanto pare non è più così. Lo scopriamo grazie al Kindle: l'opzione più costosa degli ereader di Amazon ha il collegamento telefonico dati incluso per poter fare acquisti anche quando non c'è una rete WiFi. I vecchi modelli usavano il 2G e poi i successivi il 3G (adesso le nuove generazioni utilizzano un collegamento dati 4G). Quando si spegne la rete, ovviamente non funziona più neanche l'accesso per i Kindle con quella generazione di connessione. La data per la "morte" dei Kindle 2G e 3G (che continueranno ovviamente a funzionare con il WiFi) negli Usa è stabilita il prossimo dicembre 2021 (opens new window). Potrebbe darsi che su eBay si facciano buoni affari e si possano comprare un po' di questi apparecchi magari dismessi ma che hanno un ciclo di vita molto lungo (opens new window).
Coffee break
Mostly Weekly è una newsletter libera e gratuita per tutti. Se volete supportare il tempo che passo a raccogliere e scrivere le notizie, potete farlo magari offrendomi un caffè alla settimana (opens new window) oppure mandandomi proprio dei soldi direttamente su PayPal (opens new window) (che detto così sembra quasi un "in alto le mani, questa è una rapina", però vabbè ci siamo capiti).
I nerd della sincronizzazione
Uno dei più grossi problemi è tenere i propri apparecchi sincronizzati. Per farlo sostanzialmente si deve ricorrere ai servizi dei big (Google, Microsoft, Apple, ma anche Dropbox e altri) con il risultato che ci si espone a problemi e criticità. C'è chi, in ambito Linuxl ha pensato a soluzioni interessanti, come questo Syncthing (opens new window), che è però decisamente complicato.
Un indice di blog mantenuto a mano
Ci sono molte piattaforme di social media su Internet, ma abbiamo sempre bisogno di blog personali. Intendo dire, veramente personali. Cose intelligenti, sensate, fatte bene, genuine ed oneste. È difficile trovare questi blog, quindi serve un elenco. Questo tizio ne gestisce uno (opens new window), tutto in inglese ma non è per niente male: sembra di essere tornati ai tempi di Yahoo!
L'ultima bustina (di Minerva)
La colla reale
A che punto è il Regno Unito? Quand'è che la Gran Bretagna si sfalderà? C'è la Scozia sul bordo, c'è l'Irlanda del Nord che adesso si sente veramente trattata male, c'è veramente da pensare che sia giunta la fine e che Boris Johnson sarà il primo ministro che firmerà la dissoluzione del cuore dell'Impero. Però non succede. E non succederà, ancora per un po'. Ho sviluppato una teoria: dipende tutto dalla regina Elisabetta. Finché c'è lei, che per storia personale e autorevolezza incarna la Corona come tutti i sudditi finora ritengono si debba fare, il regno resta unito. Elisabetta si è anche molto spesa per la Scozia, nei decenni, e quel suo sentimento percepito da molti scozzesi come genuino è stato la polverina magica che ha bloccato i referendum e non ha mai reso la separazione "una cosa reale". Quando non ci sarà più lei, quando ci sarà il figlio (o il nipote), quando le politiche, i simboli, i gesti, verranno fatti da altri e non da lei, si scioglierà quell'ultimo magico collante. È un'idea, ma pensateci. Anche perché l'avete letta prima qui.
I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.
“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”
– G.K. Chesterton
END
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