[Mostly Weekly ~116]

Saremo brevi


A cura di Antonio Dini
Numero 116 ~ 23 maggio 2021

Buona domenica! Benvenuti su Mostly Weekly, la newsletter settimanale che esce quando è pronta. Se tutti voi donaste un euro ogni settimana questa sarebbe "la soluzione a tutti i nostri problemi economici", come dice sempre Wikipedia. Beh, no, non ci andrei neanche vicino, ma apprezzerei comunque il gesto. Casomai, c'è qui PayPal (opens new window) (o Liberapay (opens new window), se qualcuno lo preferisce). Avreste la soddisfazione di rendere il mio lavoro meno carbonaro (ho sempre la sensazione di rubare tempo al lavoro vero, quello con cui campiamo io e la mia famiglia).

Intanto vorrei ringraziare di cuore chi, nelle settimane e mesi scorsi, ha ritenuto il mio lavoro per Mostly Weekly talmente interessante da voler versare un contributo. Fantastico! Voi sapete chi siete e sapete di aver toccato il mio cuore con il vostro gesto. Io vi dico: grazie ancora!

Per voi e per tutti gli altri, buona lettura


It is not that I’m so smart. But I stay with the questions much longer
– Albert Einstein



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iMac 24 M1
Settimana complicata da tanto lavoro tra cui la recensione al nuovo iMac e un viaggio a Firenze. Per quanto riguarda il primo, a parte (opens new window) quello che (opens new window) ho scritto (opens new window) anche io, consiglio di guardare Marques Brownlee (opens new window) che come al solito spiega bene tutto. Per il resto, sono stato più sobrio nei contenuti di questo Mostly Weekly, ma di cose da scoprire ce ne sono in ogni caso, non temete.

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Finalmente Firenze
Finalmente Firenze ~ Foto © Antonio Dini

Importantologica

Un'idea scarsa di futuro
Non so molto di Andrew Yang o della sua campagna per diventare sindaco di New York, ma mi piace questo articolo (opens new window) su come Yang ed Elon Musk siano entrambi in quel gruppo di "tecno-populisti" con idee davvero blande e sterili sul futuro. "Mi fa solo pensare, 'Sì, questo ragazzo [Andrew Yang] non capisce niente di bello, niente di buono'. Come Musk e il suo piccolo esercito di accoliti online, vogliono solo rendere il mondo un meme".

Lavorare troppo ammazza
Le persone che lavorano 55 o più ore alla settimana hanno un rischiano di avere un ictus, secondo le stime (opens new window), superiore del 35% e un rischio maggiore del 17% di morire di malattie cardiache, rispetto alle persone che seguono lo standard più diffuso di lavorare da 35 a 40 ore alla settimana. "Nessun lavoro vale il rischio di ictus o malattie cardiache", ha detto il direttore generale dell'OMS, il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, invitando i governi, le imprese e i lavoratori a trovare modi per proteggere la salute dei lavoratori. Ogni anno lo studio rivela che muoiono 745mila persone all'anno di patologie legate al superlavoro.

Cambiamento climatico e bambini, un'altra prospettiva
Una breve intervista (opens new window) con l'autrice e attivista Naomi Klein su come pensa di far crescere i bambini in un mondo di crisi climatiche. “Una delle cose che il Covid ha dimostrato è che la famiglia nucleare è una tecnologia terribile. È relativamente nuova ed è davvero un brutto modo per fare la divisione del lavoro. Dobbiamo poter vedere diverse simulazioni di famiglia in modo che le persone possano ottenere le cose di cui hanno bisogno senza che si tratti solo di ottenere una casa più grande con un cortile più grande".

Discord vuol diventare l'anti-Facebook
La tecnologia c'è e funziona anche molto bene. Però adesso è il momento dei piani di marketing, delle politiche industriali, delle scelte che cambiano le traiettorie e possono generare il successo o il fallimento più clamoroso. Discord vuole (opens new window) che ci immaginiamo un luogo in cui l'amicizia non è una richiesta ma qualcosa che accade tra persone normali. Oppure, un posto dove godersi i vantaggi della personalizzazione fatta con i "cookie fatti bene", senza che ci aspirino via tuttu i dati. È l'idea che arriva dagli slogan di una nuova campagna dell'app social, che consente agli utenti di creare "server", essenzialmente chat room dedicate a un determinato argomento o tipo di conversazione, e che immagina di poter sconfiggere Facebook sul suo territorio. Ora o mai più.

Cibo fatto a mano
Negli Usa ci sono delle aziende molto grosse che comprano e vendono (opens new window) alimenti fatti nei campi di lavoro dai carcerati. Tipo "Bacio", la mozzarella premium “with a kiss of buffalo milk”. Il trucco è che i margini sono altissimi perché i carcerati costano molto meno degli operai. Qualcuno ha parlato di sfruttamento?

L'era del consolidamento è cominciata?
Man mano che l'industria dei veicoli a guida autonoma matura, ci si sta rendendo conto che i costi e gli sforzi necessari per raggiungere la dimensione per la produzione di massa richiederà una maggiore cooperazione (opens new window). Ultimamente ci sono state molte fusioni, joint venture e altri sforzi di cooperazione, ed è probabile che il settore continui a compattarsi. Il consolidamento è atteso da tempo, con molte case automobilistiche che promettono troppo per troppo tempo ma offrono molto poco. Sono ancora necessari enormi investimenti per portare il concetto di veicoli a guida autonoma alla realtà e gli investitori dovrebbero tollerare un flusso di cassa pari a zero fino a quando la tecnologia non sarà abbastanza sicura da poter essere lanciata.


Yamatologica

Depāto (デパート)
Bentornati al nostro dizionario tematico di giapponese. Questa settimana il termine è semplice: depāto (デパート), che è la versione nipponica del termine inglese "Department", dipartimento. Quando pensiamo a un dipartimento in italiano (e in inglese, se è per questo) si pensa soprattutto al reparto o all'ufficio. Ma i giapponesi pensano al Department Store, cioè a quello che in italiano definiamo come Centro commerciale (gli americani lo chiamano mall). Il depāto è il nome esotico dello hyakkaten (百貨店), che ha una storia particolare. Infatti gli hyakkaten moderni sono nati nel 1904 con il Mitsukoshi (株式会社三越, Kabushiki-gaisha Mitsukoshi) a Tokyo, erede di un grande negozio di kimono chiamato Echigoya, nato nel 1673. Se guardiamo invece alle origini, i grandi magazzini Matsuzakaya (松坂屋), aperti nel 1910, risalgono al 1610 con il negozio di kimono Ito Gofuku. Caratteristica di questi negozi in Gran Bretagna e negli Usa era di dividere i generi merceologici in "dipartimenti", da cui il nome. Abbigliamento, elettrodomestici, cose per la casa, giocattoli, cosmetici. I centri commerciali italiani sono rimasti piccoletti sino agli anni Novanta, quando sono esplosi nella versione dei mall all'americana, che seguono un modello diverso. Le nostre Upim e Rinascente, ma a definire la nascente società dei consumi da noi ci sono stati i "Grandi Magazzini Italiani" dei fratelli Mele di Napoli e i grandi magazzini "Alle città d’Italia" dei fratelli Bocconi (quelli di cui poi l'università di Economia) da cui peraltro è nata la Rinascente. La vocazione all'abbigliamento tradizionale dei depāto giapponesi è la ragione per cui ancora oggi l'esposizione dei kimono ha un così ampio spazio, per chi si voglia avventurare in uno dei grandi magazzini di Ginza, di Ueno o nei quartieri della moda di altre città giapponesi.

Un giro in prima classe
Questa settimana prendiamo la prima classe dello Shinkansen tra  Niigata e Tokyo. Veloce veloce (opens new window)


Variologica ed eventualogica

Shrek, il successo dal caos
Venti anni fa è uscito Shrek (opens new window), tra le prime animazioni DreamWorks. L'idea che un brutto orco potesse essere un eroe del grande schermo in una commedia romantico-fiabesca non era una di quelle cose in cui si nutrissero grandi speranze. La mancanza di un "buono" tradizionale (il principe) non era l'unico ostacolo per la prima, vera grande produzione animata della neonata DreamWorks. Produttori e registi sono stati silurati in buon numero (o hanno abbandonato il progetto). È stato fatto un nuovo casting a lavorazione già avviata per un ruolo importante. E la tecnologia di animazione si è rivelata molto difficile da gestire. In effetti, il progetto si era fatto una brutta nomea tra i dipendenti e ha rischiato più volte di fallire. Ma quando è uscito, beh, ha sbancato.

La tipografia sui lapis e sulle matite
Un'esplorazione meravigliosa raccolta da Twitter sulle scelte tipografiche nelle scritte (opens new window) stampate sul lato di lapis e matite. La cancelleria può dare dipendenza.

Il nodo della nonna
Non ho nessuna idea di come si chiami in italiano il granny know (opens new window), che in inglese è chiamato così perché lo fanno generalmente le signore con le scarpe (il "nodo delle sciure"?). Comunque, pur avendo scarso interesse per i nodi in generale e questo in particolare, vedere che c'è un tipo che ha dedicato chili e chili di html all'argomento (opens new window), sottolineando che la gente molto spesso lo sbaglia, lo trovo spiazzante e in qualche modo anche affascinante. Per tacer degli altri nodi.

La cena elegante per Kit Carson
Che si tratti della richiesta di un uomo che ha accidentalmente trovato l'oro o di un condannato a morte che lo richiede come suo ultimo pasto nel tentativo di scappare, l'Hangtown Fry è un piatto fatto della materia di cui sono fatte le leggende. Qualunque fosse la vera storia dell'Hangtown Fry, tutti e tre gli ingredienti - uova, bacon e ostriche - erano decisamente un lusso nel selvaggio West rurale, il che rendeva il piatto una sorta di status symbol per i cercatori d'oro diventati ricchi. Ma al giorno d'oggi, il piatto è quasi scomparso dai menu dei ristoranti, tranne che per un'iconica colazione a Silver Lake (opens new window). E da oggi è nella mia wishlist subito sotto alla fiorentina di tonno che fanno a Favignana.

Cose americane
Il comico Paul Mooney (opens new window), scomparso all'età di 79 anni, era un "race man" che aveva una devozione incrollabile per la cultura nera e per i neri. Negli Usa era un monumento.

L'Islanda di Eva Braun
Nel mio menu che ammetto essere piuttosto ampio e singolare, uno dei giornalisti che piace di più è Egill Bjarnason. In questo articolo (opens new window) del favoloso Hakai Magazine in cui, raccontando la visita di Eva Braun (la fidanzata di Hitler) all'Islanda, supera se stesso e offre uno spaccato della storia di una nazione piccola e lontana ma affascinante con una lucidità invidiabili: "La posizione di questa piccola nazione insulare, insieme alla sua popolazione e alla sua economia, ha svolto un ruolo inaspettato e cruciale nell'esito della seconda guerra mondiale".

Narcos e magia nera
Altro che serie tv. Le gang della droga che si stanno devastando e stanno devastando la Colombia basano la loro sicurezza su un sorprendente rituale (opens new window) che dovrebbe proteggerli da tutto: l'incantesimo di magia nera preso dalle streghe. Quando i narcos incontrano la negromanzia.

Prove indiziarie di altri sistemi solari come il nostro
Si chiama 2I/Borisov ed è una cometa scoperta durante l'estate del 2019. C'è un motivo se ha affascinato gli scienziati: somigliava molto a comete locali che orbitano attorno al Sole, suggerendo che 2I/Borisov potrebbe provenire da un sistema molto simile al nostro. Adesso, i risultati di due gruppi di ricerca indipendenti (opens new window) hanno rafforzato questa connessione tra il nostro sistema solare e il misterioso luogo di nascita di 2I/Borisov, rivelando anche nuovi aspetti sorprendenti sulle comete nostrane e interstellari.

The UFO Nut Job
Dovremmo prendere la questione degli Ufo e degli extraterrestri (le due cose purtroppo vengono spesse confuse) come una sorta di esperimento per capire quanto sia stata profonda la manipolazione dei media negli ultimi cinquant'anni. L'idea che esistano dei fenomeni inspiegabili, oggetti volanti non identificati, è diventata sempre più coerente con le narrazioni dei film e telefilm degli ultimi decenni. Ci aspettiamo quello e gli zombi e altro. Il simbolismo che nasce dalle nostre proiezioni ci sfugge completamente, ci aspettiamo invece l'alieno di ET o di Incontri ravvicinati del terzo tipo (o degli Avengers, più probabilmente). A giugno ne sapremo qualcosa di più (opens new window), quando il governo Usa renderà pubblici (opens new window) una serie di documenti interni. Forse.


Multimediologica

La magia delle miniature
Se vi siete mai chiesti quanto lavoro ci sia dietro alle scene dei film di fantascienza, quelli effettati alla Blade Runner per intendersi, eccovi la risposta. Spettacolare (opens new window). Il film invece, che si intitolerà Slice of life (opens new window), non so se mi piace. È qui (opens new window).

Un solo obiettivo
È passato parecchio tempo da quando ho ascoltato fotografi parlare di fotografia, e anche il mio desiderio di scattare nel tempo è evoluto e in qualche modo si è normalizzato (attenuato forse, per fortuna tutt'altro che scomparso). Mi ritrovo con maggior piacere ad ascoltare i discorsi di Daniel Milnor, che spiega perché ha senso (opens new window) viaggiare e scattare (e stampare e pubblicare) con un solo obiettivo.

Nella mente dell'artista
Passiamo la vita a cercare metodi per imparare a fare cose, soprattutto nell'ambito della creatività in cui, invece, gli strumenti si dovrebbero forgiare sulla base del proprio temperamento e inclinazione, oltre all'esperienza di vita. Come il gusto, la creatività si costruisce con la frequentazione dell'arte oltre che la sua pratica. E allora guardiamo David Hockney (opens new window) che scorre per sei minuti (opens new window) il suo album per gli schizzi. Si impara di più che non facendo un corso di disegno online, state tranquilli, ed è pure gratuito.

Fay Godwin
Girato su pellicola 16mm e proiettato per la prima volta nel 1986, questo documentario (opens new window) segue la famosa fotografa Fay Godwin con la sua macchina fotografica mentre lavora sul campo ed è arricchito da una serie piuttosto nutrita di interviste e analisi del suo lavoro. Godwin amava la campagna in tutta la sua bellezza grezza piuttosto che l'immagine zuccherina così spesso ritratta nei coffee table book dell'epoca. La fotografa oggi è ingiustamente dimenticata, ma ha molti meriti e una produzione di alto livello.

La colonna sonora di oggi è in ritardo
Lavoro ascoltando questo flusso di jazz live (opens new window) per il sabato mattina: Sweet Jazz & Bossa Nova Music for Good Morning, Lazy Weekend. Anche se è domenica. Sono decisamente in ritardo, questa settimana.


Tsundokulogica

Il tempo dei tower blocks
Per capire il senso di un romanzo spesso bisogna capirne il contesto, cioè il suo tempo e quello del suo atuore. Prendete ad esempio Il condominio (opens new window) di J.C. Ballard (opens new window). Titolo ahimé mal tradotto perché il condominio in questione, High-rise in originale, è una tower block, un grattacielo ad appartamenti. Che nasce in un particolare contesto storico: nel dopoguerra (opens new window) l'urbanista e architetto svizzero naturalizzato francese Le Corbusier riteneva che i progressi della tecnologia e dell'ingegneria potessero produrre un'architettura lungimirante che avrebbe promosso ideali essenzialmente socialisti offrendo alloggi vantaggiosi a tutti. Questa attitudine, che si sposava con l'estetica e la filosofia brutalista (legg: tanto cemento armato a vista), combinata con il bisogno di alloggi ad alta densità durante la ricostruzione della Londra danneggiata dalle V2 e dalle bombe, in Gran Bretagna ha portato alla costruzione delle tower blocks: torri di appartamenti che includono anche altri servizi, come gli spazi comune a diversi livelli, per un'idea funzionale e ridistribuita razionalmente di vita comunitaria. Ma lungi dall'essere un ideale utopico, queste torri ad alcuni inducevano un vero e proprio terrore distopico. Tra questi J.G. Ballard, che ha disegnato su questi edifici uno dei suoi romanzi più strazianti, proprio High-rise.

Cyberpunk
Parlando di testo e di contesto, ho un rapporto oscillante con le antologie: alcune mi piacciono molto, altre non le sopporto. Alcune soffrono di "completismo" (tutti i racconti di Tizio o di Caio) altre di casualità (messe assieme per motivi commerciali senza un pensiero dietro) e poi ci sono gli Omnibus, i Mammuth, i Meridiani di turno. Ma c'è ancora spazio: ce ne sono altre ancora di stranezza sopraffina. Il cyberpunk è nato con l'antologia Mirrorshades (opens new window) curata da Bruce Sterling nel 1986 che adesso ha scritto un'ottima prefazione per questo enorme librone di Mondadori (1.300 pagine) intitolato Cyberpunk: antologia assoluta (opens new window), che mi ha regalato Lello alla fine della prima pizza in regime di semi-libertà post-pandemia. Lo leggerò tutto probabilmente entro gli ottant'anni. Bella (e costosa) l'edizione, però.

Il libro del Post, spiegato bene
Il giornale online di Luca Sofri (al quale collaboro anche io) ha fatto un libro (al quale non ho collaborato) che è una cosa a metà fra un magazine e un libro. Lo pubblica Iperborea (opens new window), che ha anche eccellenti qualità cartotecniche, e lo ha curato lo studio grafico Tomo Tomo. Esce il 3 giugno in libreria e in edicola. Costerà la bellezza di 19 euro e si intitola Cose spiegate bene (e io ancora mi chiedo se dietro non ci sia una sottile autoironia. Oppure no. Chissà)


Algoritmologica

Quando scoprirono l'acqua calda
Quello che Getson ha scoperto (opens new window), come del resto tutti gli altri primi utilizzatori di personal computer degli anni '80, è stato quanto l'uso dei computer faccia male. Infatti, i monitor causano l'affaticamento degli occhi. O, per dirla in modo più preciso: convivere regolarmente con un computer fa male agli occhi. I problemi di vista sono stati l'effetto collaterale della collisione tra gli esseri umani e l'interazione interazioni con luce, vetro, plastica, colore e altre proprietà dell'ambiente circostante. Ci stiamo autodistruggendo anche usando il computer. Verremo sterminati da branchi di cervicali impazzite.

Coffee break
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L'evoluzione di Jamstack
La cosa interessante dell'idea stessa di Jamstack è che si tratta di un approccio e di una filosofia, con dei punti forti, più che di una tecnologia o di un framework da implementare. Per questo è interessante vedere come sia evoluto (opens new window) il lato tecnologico nel corso del tempo.

DIY Boat Monitoring System
Se avete una barca, anche piccola, questo progettino di bricolage digitale è perfetto: come costruirsi un sistema di monitoraggio (opens new window) per fare in modo che quando ti svegli la mattina la tua barca ti spedisca una mail che ti dice tutto quello che è successo (e anche altro).

git-split-diffs
Se non siete soddisfatti dei diff forniti di serie con git, questo git-split-diffs (opens new window) che ha anche la colorazione automatica della sintassi del linguaggio utilizzato, è meritevole di una prova.

Branchless Coding in Go
Un'idea interessante per far lavorare meglio il processore con il codice: una ottimizzazione intelligente in Go (opens new window) che guarda a come funzionano i processori Intel/Amd (guessing delle istruzioni) e lo minimizzano.

Lock-picking
La prima conferenza sull'hacking alla quale sia mai stato in vita mia è stata anche la prima in Italia (opens new window): si è tenuta in un centro sociale di Firenze ai primi di giugno del 1998 (CPA, all'epoca era una fabbrica occupata (opens new window), oggi è una IperCoop (opens new window)) e il banchetto che mi colpì molto fu quello di uno che dava lezioni su come scassinare un lucchetto. La logica era zen: imparare simbolicamente come aprire un lucchetto vuol dire apprendere i fondamenti necessari ad entrare in un sistema informatico chiuso. Da allora ho scoperto che il rapporto tra hacking e lock-picking (opens new window) è sempre stato molto stretto. Ed è anche un hobby divertente, vista la quantità enorme di lucchetti abbandonati su ponti, pali e cancelli di cui prendersi cura. Noi all'epoca usavamo come spinotti le penne di metallo perse dalle spazzole dei furgoncini che puliscono le strade. Lo dico perché questo nuovo coso per scassinare i lucchetti (opens new window) mi sembra fantastico, lo voglio!


La mia Basilica è quella Diladdarno
La mia Basilica è quella Diladdarno ~ Foto © Antonio Dini

L'ultima bustina (di Minerva)

2001-2021 Genova per chi non c’era
Quest'anno sono vent'anni che c'è stato il G8 di Genova, al quale ho peraltro partecipato come giornalista e che mi ha segnato profondamente. Questo è il primo libro sull'argomento (opens new window), messo assieme da Angelo Miotto, che vedo uscire. Tra pochi giorni ne riparleremo (di Genova, più che del libro di Miotto).




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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